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testa

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  • Giorni Vinti

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Risposte pubblicato da testa

  1. Devo attraversare questa conca detritica per arrivare al più presto all’attacco del sentiero.

    Il tempo continua a peggiorare e aumenta la paura di non poter arrivare alla vetta.

     

    Affretto il passo,

    tra i sassi resti di legni,

    muri e fortificazioni austriache

    mi ricordano che questi sono stati luoghi di sofferenza e morte durante la Grande Guerra.

     

    Oramai siamo vicini ad incrociare il sentiero che proviene dal Passo S. Nicolò

    e quindi alla ripidissima lingua di terra della valletta

    che ci porterà alla cima.

    Salgo lentamente a causa del vento che continua a sferzarmi il viso

    e a congelarmi le mani,

    con la nebbia e le nubi che hanno completamente oscurato

    alla mia destra le strapiombanti rocce della parete sud della Marmolada.

    Sulla destra inquadro,

    nell'ultima schiarita che questo tempo autunnale mi concede,

    il Piz Ciavazes del Sella e ancora più a destra i contrafforti occidentali della piramide del Piz Boè.

    post-42-1256421884_thumb.jpg

  2. Il sentiero ora diviene più ripido e sale,

    con stretti tornanti,

    la spalla sud-est per portarsi verso la forcella "Paschè".

     

    Per una scelta tecnica ho preferito fare il giro inverso rispetto a quello che tu avevi fatto

    in quell'estate di 4 anni fa.

    Almeno nel ritorno,

    quando il tempo peggiorerà ancora,

    avrò un sentiero più facile da individuare.

    post-42-1256421315_thumb.jpg

  3. A metà della salita mi fermo.

    Mi ritornano ancora una volta alla mente le tue parole

    "... l’entusiasmo aumenta…forse oggi è la giornata buona…

    ma la strada è a ancora tanto lunga.

    Guardo sotto di me le serpentine appena superate".

     

    Mi fermo anch'io ed osservo la strada già percorsa,

    la valle dove ho lasciato l'auto e....

    .... il tempo sta peggiorando

    e da nord arriva una folata di vento forte e pungente che mi sferza il viso e mi gela le mani.

    post-42-1256421140_thumb.jpg

  4. E con queste parole che,

    come una melodia che continua a rimbalzare nel silenzio del mio cuore,

    di primo mattino e dopo aver percorso in auto tutta la Val S. Nicolò fino alla Baita Ciampiè

    calzo gli scarponi,

    indosso lo zaino e mi incammino

    lungo la strada forestale che risale,

    tra casolari e baite ristrutturate,

    la testata della valle verso il Col Ombert.

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  5. "Eccolo lì, bellissimo in controsole. Il Col Ombèrt.

    Questa prora di roccia, che sbarra la valle riempiendo ogni inquadratura, ogni panorama, ogni visione, è alta 2670 metri.

    Ho appuntamento lassù. Con me stesso…e non solo…"

     

    Giorgio... era il 4 settembre 2005 quando ti incamminavi per salire al Col Ombèrt,

    dopo aver salutato Maria e con questo pensiero tra le pieghe dell'anima.

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  6. Quando la frenesia inizia a prevalere, ed i ricordi ti sfuggono, avere con te un amico o una persona cara che ti aiuta ad alimentarli e mantenerli vivi è un valore aggiunto.

     

     

    ....come non quotare questo stralcio.

    Peccato che tu sia così lontano.....

     

    con simpatia :cc_surrender:

     

    m

  7. Lo abbiamo salutato così e non c’è foto che possa documentarlo,

    le macchine fotografiche hanno taciuto in quel momento.

    Ci siamo stretti immobili....

    le voci, il rumore sulle pietre, ogni suono è cessato ......

    Il silenzio ci ha avvolti ...............

     

    "Ecco, il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento.

    Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.

    Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco.

    Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero......." (1Re 19,11-13)

     

    ....... poi solo un vento leggero*

     

     

    * le parole sono di Giuseppe, ma quel sentire è stato di tutti

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  8. Certo non possiamo essere tutti Maestri, Messner o Simone Moro,

    alpinisti ai quali è stato regalato un dono irripetibile.

    Per noi gente comune,

    a cui la montagna piace ma senza quel senso di vita o di morte

    che sta addosso agli alpinisti con la A maiuscola,

    ogni salita possiede una singolare dimensione spirituale.

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  9. E questo Giorgio amava ripeterlo e ricordarlo spesso nelle sue “scalate”.

     

    Forse è soltanto una questione di sensibilità montana,

    ma parlare e camminare sono due azioni quasi inconciliabili.

    Si parla quando ci si ferma un poco, durante le soste,

    oppure quando si è a valle e la montagna diviene piccola dietro di noi,

    così che abbiamo l’impressione che non oda le nostre chiacchiere.

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  10. Come giustamente scriveva Carlo qui:

     

    " Salire da soli non è mai salire soli se si hanno volti da sorridere in silenzio ,

    se il vento discreto di mezzacosta alita sul vetro opaco dei ricordi

    e gioca nelle orecchie parole da stendere come unguenti magici su ferite mai chiuse ,

    su risposte mai pronunciate ,

    su discorsi mai conclusi ,

    su sogni mai rinunciati ".

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  11. A volte, come faceva Giorgio, preferisco salire da solo.

    Perché le abitudini di camminata sono diverse

    ed a volte i tempi ed anche i caratteri - in montagna - vanno poco d'accordo.

     

    Anche se non siamo mai soli quando camminiamo in montagna.

    Si va su sempre con uno zaino fisico sulla schiena ed una croce spirituale fatta di ricordi,

    amori e pensieri che non sono mai gli stessi.

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  12. Alle ore 9.00 siamo così partiti dalla malga Valmaggiore

    anche con la forza ed il coraggio infusi nel cuore di ciascuno

    dal significato particolare che questa escursione aveva per noi tutti.

     

    La preoccupazione per il meteo era quasi del tutto superata

    e i primi passi sono stati marcati da un chiacchiericcio quasi da mercato settimanale.

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