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tyrnanog

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Tutti i contenuti di tyrnanog

  1. Visto solo ora, ma provveduto alla firma
  2. Bell'incontro, soprattutto per i bambini.
  3. Quella è una vecchia dia di quasi 30 anni fa e non è stato poi così difficile realizzarla: la lampadina era appoggiata su un foglio di polistirolo che nascondeva due fili elettrici attaccati, da dietro, con altrettanti pezzetti di nastro adesivo. Siccome era una vecchissima lampadina a bassa potenza, ero riuscito ad accenderla con una semplice batteria, giusto per evitare ogni pericolo. Quasi quasi è stato più difficile proiettare l'ombra della vecchia lucerna, ma anche qui mi ha aiutato la bassa potenza della lampadina, che non era sufficiente a neutralizzare le ombre; poi, magari, qualche fatina ci ha messo veramente lo zampino, chissà... Ciao, Daniele
  4. In effetti è difficile capirlo da tanto sono piccoli. Per lo più sembrerebbero semplicemente appressati, ma c'erano un paio di esemplari (come quello al centro della seconda foto) con un'aria più "strana" e di difficile interpretazione. il fatto è che, da quando anni fa ne ho persa una cercando minerali, non porto più lenti d'ingrandimento contafili nel bosco, ma in questo caso sarebbe stata utile, perché almeno ci avrei potuto girare intorno e osservare meglio; in effetti, solo dalla foto non è facile capire. Ciao, Daniele
  5. Grazie mille, sono iniziative da tenere sempre d'occhio e divulgare il più possibile appena escono. Questi penosi argomenti sono stati oggetto di discussione nelle ultime riunioni stagionali del gruppo micologico locale (Valle di Fiemme), anche perché questo è stato uno di quegli anni in cui i funghi mortali sono spuntati copiosi anche qui, soprattutto la phalloides; e pensare che tanta gente di Predazzo e dintorni crede ancora che questo fungo non cresca in Valle, nonostante gli spunti fuori regolarmente a pochi metri da casa!!!
  6. ... da quel poco che ho trovato (per non dire nulla) foto comprese, sembrerebbero crescere su foglie morte o addirittura su residui di piante erbacee, non su legno. Qualcuno mi sa dare una dritta? Daniele
  7. Come vedete, siamo persino ai limiti di riproducibilità fotografica per un semplice obiettivo macro. Ho provato qualche ricerca, anche su Internet, e le uniche possibilità mi sembrano relative al genere Typhula, in particolare a T. setipes o T. uncialis, che però...
  8. Mi rendo conto che qui si entra in un campo da specialisti, ma ormai sapete che la mia predilezione per le piccole cose mi porta a vedere anche quelle veramente micro. Trovati e fotografati il 20 (foto 1) e il 21 ottobre (foto 2 e 3), su legno morto di conifera (presumibilmente Picea), dimensione fino a 3 mm circa
  9. Ottimi consigli... purtroppo non seguiti dai produttori di fotocamere, che ormai sfornano anche le compattine più elementari, ma con alimentazione esclusivamente "dedicata" al Litio, che è pur sempre ricaricabile, ma che (e questo non viene mai detto) ha una vita "obbligata" di circa 5 anni; nel senso che muore dopo quel periodo indipendentemente dal numero di ricariche. Ma questo sarebbe niente: cosa succede se, dopo qualche anno, quel modello di alimentatore non viene più prodotto perché nei nuovi modelli di fotocamera è stato sostituito? Che, morto l'alimentatore, dovremo sostituire anche la macchina fotografica (o telefonino o altro aggeggio che sia) benché perfettamente funzionante, o sperare che qualche produttore secondario abbia ancora in catalogo un "clone" dell'alimentatore in oggetto. E dire che, qualche anno fa, Pentax aveva ancora persino una reflex digitale con alimentazione a pile stilo tipo AA, rimpiazzabili quindi con normali stilo ricaricabili. Ciò significa che persino le reflex potrebbero funzionare in tal modo (e durare più a lungo) se i produttori si mettessero una mano sulla coscienza, invece che sempre e solo sul portafogli.
  10. Possiamo farlo noi, se ci rendiamo conto che il bosco è anche un pezzo della nostra casa. In casa vostra, gettereste nel cassetto della biancheria, o sul giornale appoggiato sul tavolo, un mozzicone di sigaretta ancora acceso? Allora perché gettarlo sulle foglie secche della foresta? Però mi raccomando, quando la prossima estate farete una bella passeggiata nel bosco insieme a mamma e papà e uno di loro si accenderà una sigaretta, raccontategli questa storia!
  11. ... queste intervennero immediatamente, soffocando le fiamme, in un turbinio di polvere e cenere, e iniziando subito a ripulire il bosco dai residui di carbone e legno bruciacchiato. Ma per non farsi notare dai paesani si fecero aiutare dai... funghi! Infatti ne esistono alcuni – pochi, per la verità – che attecchiscono anche sui resti di un incendio, "digerendoli". In effetti, i funghi sono gli "spazzini" del bosco che riciclano in continuazione tutto il materiale di scarto, foglie cadute e legno morto che altrimenti, accumulandosi, finirebbe per soffocare la foresta. Tutto risolto, allora? Beh... per quella volta si, ma che fatica! Un tempo, quando le fate erano più numerose, sarebbe stato tutto più facile; purtroppo però, ci sono sempre meno fate nei nostri boschi: quando anche l'ultima sarà scomparsa, chi farà tornare la foresta al suo antico splendore, proteggendola dalla stupidità umana?
  12. Con il bosco così inaridito le fiamme si lanciarono immediatamente in ogni direzione, al punto che il povero taglialegna non fu in grado di spegnerle. L'incendio si sviluppò così rapido e potente che nemmeno i Vigili del Fuoco riuscivano a domarlo o, almeno, a tenerlo sotto controllo. Per fortuna, la donna più anziana del paese, una mezza strega, si ricordò di alcune fate che vivevano nel bosco sull'altro versante della montagna e a cui, anni prima, aveva fatto un favore che avevano promesso di ricambiare quando se ne fosse presentata la necessità; corse a chiamarle e...
  13. ... una volta, durante un inverno molto freddo, ma così secco e senza neve che non c'era nemmeno bisogno di far asciugare la legna, appena raccolta, prima di gettarla nel fuoco per riscaldarsi. E fu proprio per questo che Giacomino, un povero taglialegna un po' sempliciotto, quell'anno non aveva sentito la necessità di accumulare per tempo una bella scorta di combustibile. Ogni giorno, infatti, si incamminava verso il bosco già alcune ore prima dell'alba, quando tutti i suoi compaesani erano ancora nel mondo dei sogni, per tagliare la legna necessaria ad alimentare il focolare fino a sera; è in questo modo che scoprì un "ovolo" ancora acceso, ma che stranamente non propagava la fiamma al sottobosco asciutto. Meravigliato e incuriosito da quello strano evento, Giacomino volle provare a dare fuoco ad alcuni altri funghetti secchi che si trovavano nei paraggi, per riprodurre la piccola magia, con l'unico, prevedibile risultato di incendiare le foglie e le felci secche che li circondavano.
  14. Avete mai sentito parlare delle coltivazioni impiantate nelle cantine buie, scavate nella roccia, o addirittura nelle grotte, dove non ci sono sbalzi di temperatura e che proprio per questo producono funghi in ogni stagione, così che li possiamo comprare tutto l'anno al supermercato? Ebbene, esiste una specie sconosciuta all'uomo, ma che tutte le fate coltivano, che cresce proprio durante l'inverno, all'interno delle piccole, magiche casette scavate sotto i sassi. Quando spuntano, questi funghetti si presentano come piccoli ovetti – ma è più corretto chiamarli "ovoli" – all'interno dei quali si sprigiona una fiammella che riscalda e illumina le minuscole stanzette. Ogni ovolo si comporta come una piccola stufa che trattiene il fuoco al proprio interno, liberando solamente la luce e il calore, impedendo così alla fiamma di appiccare un incendio. Questi funghetti tuttavia durano appena un'ora, poi maturano in un attimo, durante il quale si aprono spegnedosi immediatamente in un turbinio di brandelli di cenere – e spore di fungo – che volano nell'aria senza il tempo di propagare il fuoco tutt'intorno; ed ecco allora spuntare un altro ovulo acceso, e così fino al mattino. In questo modo non rimane neppure traccia del fungo, che infatti non è mai stato scoperto dall'uomo tranne che...
  15. Si, avete capito bene; perché le fate coltivano alcuni funghi magici che provvedono a tutte le loro necessità, compresa quella di illuminare e riscaldare la propria casetta nel bosco. Ad esempio, esistono funghetti capaci di intrappolare la luce solare durante il giorno, per restituirla di notte, rischiarando così la frenetica attività del Piccolo Popolo. Peccato che la cosa funzioni solamente con il tocco di un quadrifoglio appena colto (la bacchetta magica delle fatine del bosco). E poi bisogna conoscere la specie giusta; solamente pochissimi funghi possiedono questa magia! Certo, direte voi, la cosa funzionerà benissimo durante l'estate, quando il bosco è pieno di funghi, ma come se la caveranno fate e folletti quando verrà il gelo dell'inverno?
  16. Vi siete mai chiesti come facciano le fate a risolvere il medesimo problema? E questo a maggior ragione per il fatto che la loro proverbiale riservatezza le spinge a muoversi e lavorare soprattutto di notte, negli angoli più bui del bosco, in piccole grotte scavate sotto qualche sasso, o all'interno dei vecchi ceppi cavi dove persino la luce della luna non riesce a fare capolino e a tradire la loro presenza... ma nemmeno ad illuminare le loro faccende domestiche; per non parlare delle fredde serate d'inverno, quando la morsa del gelo sconsiglierebbe a chiunque di attardarsi nella foresta. Eppure, per i magici abitanti dei boschi, costruirsi stufe o lampade non sarebbe conveniente perché, per quanto minuscoli (fate e folletti sono molto piccoli, così come tutte le loro suppellettili), presto o tardi qualcuno di questi oggetti verrebbe ritrovato da un cacciatore o da un fungaiolo, rivelando in tal modo l'esistenza del Piccolo Popolo. Ma a correre in aiuto delle fate ci sono pur sempre la magia e... i funghi!
  17. In ogni epoca l'uomo ha avuto bisogno di illuminare e riscaldare la propria casa, ma per farlo ha sempre dovuto studiare il modo di racchiudere ogni forma di energia in un contenitore di qualche tipo, che le permettesse di sprigionarsi, ma allo stesso tempo le impedisse di avvicinarsi al mobilio o alle mura domestiche. Ancora oggi, se non usassimo questi accorgimenti rischieremmo di veder bruciare la nostra casa ogni volta che accendiamo il riscaldamento o premiamo un interruttore elettrico. Buona parte dell'ingegno umano è stata destinata proprio all'invenzione di forme sempre più moderne ed efficienti per questi contenitori di sicurezza: le lampade a petrolio, in metallo e vetro, rimpiazzarono le antiche e pericolose lucerne in terracotta, finché non vennero a loro volta sostituite dalle lampadine a incandescenza e così via...
  18. Mi ero ripromesso di postare le foto degli ultimi giorni di funghi, a ottobre, ma ho avuto 10 giorni di black-out di Internet, durante i quali un'abbondante nevicata (questa volta di almeno 30 cm in paese!!!) ha definitivamente posto fine ai giochi. Peccato (pensate che senza accesso alla rete mi stavo persino perdendo il compleanno di Funghimundi). Allora, per passare il tempo nelle ultime serate alquanto freddine, mi sono messo a rielaborare graficamente qualche foto di questa estate e ho anche provato a ricavarne un piccolo racconto che, come vedrete, è indirizzato soprattutto ai bambini (ma non solo) e potrebbe anche costituire uno spunto di partenza, o uno spettacolino di chiusura, per qualche attività didattica o divulgativa presso le scuole. Ho intitolato il racconto: Le fate, la luce e il fuoco P.S. Niente paura, anche la foto più "drammatica" è solamente frutto di una rielaborazione al computer Ma andiamo a cominciare...
  19. Mannaggia, il mio vecchio conputer proprio non ci sente di lasciarmi installare Flash Player, così mi perdo sempre questi filmati!!!
  20. Infatti anche a me piacerebbe sapere non tanto la posizione, ma il tipo di vegetazione che le stava intorno, perché qui nei paraggi la latifoglia si riduce a betulla, ontano, orniello, qualche ciliegio selvatico (fino a Predazzo) e un sacco di noccioli, ma poco altro.
  21. Per il suicidio alimentare, almeno oggi che i maiali vengono ingrassati all'inverosimile e con alimentazioni quantomeno... discutibili... sono pienamente d'accordo, ma di per sé la carne di maiale sarebbe molto magra; bisognerebbe sapere come si presentavano anticamente al momento di macellarli. Per gli alcolici il discorso è probabilmente un po' diverso: le prime società stanziali, soprattutto nelle aree a clima più caldo, hanno dovuto affrontare presto il problema delle fonti d'acqua infette da colibatteri e simili (l'igiene nei primi agglomerati urbani non doveva essere elevata) scoprendo che le bevande fermentate bloccavano il loro sviluppo. Analogamente, in estremo oriente, l'uso degli infusi come il tè aveva il medesimo scopo, perché la bollitura dell'acqua uccideva i microrganismi presenti. Per i popoli nomadi il problema era molto minore, perché i loro continui spostamenti impedivano l'eccessivo proliferare di batteri in ciascuna fonte che incontravano lungo il cammino. A proposito: whisky è solo la storpiatura in grafia "inglese" di una parola composta gaelica che significa "acqua di vita" (l'equivalente della nostra acquavite) e la pronuncia risente della sua origine scozzese non anglofona. Per fortuna che i distillati sono un'invenzione abbastanza recente (paradossalmente, pare la si debba attribuire agli arabi), altrimenti la loro alta gradazione sarebbe stata veramente un problema per i contadini stanziali del medioriente che hanno inventato vino e birra! Ciao, Daniele
  22. Allora è proprio vero che è arrivata fin qui; chissà nei prossimi anni che altri... immigrati... dovremo aspettarci!!! D'ora in poi, non solo villeggianti col permesso di raccolta, ma anche funghi col... permesso di soggiorno!
  23. Forse trovarsi a tu per tu con un grosso maschio adulto non avrebbe sortito il medesimo risultato, però costituisce un buon indizio di come possono essere andate le cose agli albori dell'allevamento. Il suo parente prossimo, il maiale, è stato sicuramente tra i primi animali allevati dall'uomo, prima di pecore e capre e ben prima dei bovini, secondo forse solo al cane, e qualche esemplare deve essersi avvicinato amichevolmente e stabilmente ai cumuli di scarti alimentari dei primi villaggi. Curiosamente, però, è sempre stato allevato da... agricoltori... e mai da allevatori nomadi, infatti, non essendo adatto a ricavarne latte o lana, ma solo carne, non poteva costituire "ricchezza", ma solo un "prodotto secondario" (brutta espressione per dire che, anche durante il neolitico, l'uomo è sempre stato mosso da interessi economici) ottenuto riciclando gli scarti della produzione agricola. Probabilmente questo è anche il principale motivo per cui il Corano lo considera un animale impuro, perché il suo allevamento è "deviante" rispetto alla mentalità araba (storicamente allevatori nomadi) oltre che espressione, assieme al vino e alla birra, di una cultura stanziale e contadina diametralmente opposta a quella stessa mentalità. Scusate se alle volte sono un po' tedioso, ma mi piace indagare quali siano stati i rapporti "uomo-natura" anche nell'antichità, per cercare le radici delle nostre fobie, pregiudizi e, spesso e volentieri, atteggiamenti cretini nei confronti della natura stessa. Daniele
  24. Belli i colori, i funghi e il... micio. Però mi devo essere perso qualche cosa, perché ultimamente ho ritrovato parecchi esemplari di Stropharia aeruginosa, verdi come... le tasche degli italiani. Daniele
  25. E lo zainetto serve per nascondere il libretto delle istruzioni
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