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Doni

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  1. Alcune rocce, appartenenti al gruppo dei silicati, contengono fibre di amianto. Le forme più pericolose per la salute umana sono l’amianto blu (crocidolite) il serpentino, minerale che contiene amianto crisolito che forma microfibre volatili. immagine presa da http://www.impertecno.it/home.html Questi minerali sono dotati di bassa conducibilità termica, elettrica e acustica per questo hanno trovato tra gli anni sessanta e ottanta un vastissimo impiego in campo industriale nella costruzione di materiali protettivi e isolanti, nei fibrocementi come l’Eternit , con cui venivano fatte tettoie e contenitori per l’acqua . La capacità di resistere al fuoco ha fatto si che l’amianto venisse usato per la produzione di tessuti antincendio. Solo negli anni ottanta ci si è accorti che le minuscole fibre, di cui è composto, se inalate provocano tumori mortali all’apparato respiratorio L’amianto oggi si trova sia sotto forma di manufatti umani che nelle rocce naturali in cave non più sfruttate o in vene ancora non scoperte. Accertata l’enorme pericolosità di questo materiale ci si è chiesti quale rimedio utilizzare per sconfiggere questo nemico e così si è giunti all’idea di arruolare nella lotta funghi e licheni, organismi generati dall’unione tra alghe e funghi. Come dovrebbero agire? Il biorisanamento dagli inquinanti avviene naturalmente ma richiede tempi molto lunghi per questo si è scelto di sfruttare i funghi che si adattano ad ambienti poveri e sono in grado di solubilizzare il ferro presente nell’amianto rendendolo innocuo, inoltre i funghi con le loro ife sono in grado di esplorare ampi volumi di suolo e immobilizzare le fibre stesse dell’amianto riducendone la dispersione nell’ambiente: Anche i licheni agiscono in modo molto efficace ma crescono più lentamente e non sono coltivabili. Le specie su cui si stanno svolgendo attualmente gli studi sono il Fusarium oxysporum ( patogeno delle piante coltivate), la Mortierella hyalina el’Oidiodendron maius, un fungo simbionte micorrizzico con le radici di alcune piante immagine presa da: http://extension.umaine.edu Si tratta di funghi microscopici che crescono in associazione con piante ospiti ma che sono facilmente ottenibili in laboratorio e che speriamo ci aiutino in questa moderna emergenza.
  2. Ma dopo il disastro di Cernobyl, avvenuto alla fine degli anni ottanta, la paura di contaminazioni radioattive, difficili da individuare a causa della dispersione a macchia di leopardo delle scorie tossiche, l’interesse verso i funghi come sentinelle è aumentato. Anche in Italia, nonostante la notevole distanza dal luogo del disastro, si sono svolti degli studi proprio tenendo conto del fatto che le sostanze tossiche sono altamente volatili e come tali facilmente trasportabili. Sui funghi si è analizzata la concentrazione di radionuclidi per stabilire quali zone fossero state contaminate e per verificarne nel tempo la riduzione della pericolosità di tali sostanze. Nello studio sono state valutate anche le principali specie commestibili tra cui tutti i Boletus del gruppo edulis per valutare s e sospenderne la raccolta nelle zone più colpite dai residui. Ma i funghi non si limitano ad osservare indicando lo stato di degrado del nostro ambiente. Essi sono attori di progetti di biorisanamento dell’ambiente, cioè smaltiscono i tossici là dove ci sono suoli contaminati con sostanze tossiche quali metalli pesanti, idrocarburi, plastica o amianto a causa dai processi industriali. Da adesso se vi chiedono di un fungo Si mangia? Rispondete tranquillamente no, ma serve lo stesso . :biggrin:
  3. Anche le donne si fecero aiutare dai funghi nelle loro mansioni. Attorno al 1500 nella zona di Messina usavano i “Catatùnfuli” per tingere di verde i panni. Cos’era il catatunfulo , era un fungo sotterraneo già usato per l’alimentazione che si chiama Pisolitus tinctorius, anche il nome richiama questa sua capacità di colorare . Ma ai giorni nostri con tutte le nostre conoscenze attuali a cosa possono servire i funghi? Tralasciando l’uso che se ne potrebbe fare in campo medico, numerosi sono gli studi in corso, e il loro ruolo fondamentale nella catena biologica essi oggi sono usati come sentinelle. Vi chiederete di cosa? E’ vero che l’uomo ha raggiunto traguardi inimmaginabili negli ultimi decenni ma ha anche iniziato ad inquinare il pianeta in modo davvero impressionante. I controlli sullo stato di inquinamento fatti su acqua, terreno e aria si sono rilevati non molto precisi si è passati così ad utilizzare i “bioindicatori” cioè gli organismi viventi , tra cui i funghi, per verificare la presenza di sostanze tossiche nell’ambiente. Numerosi sono gli studi attualmente condotti sui funghi e sulla concentrazione di metalli pesanti quali piombo e altre sostanze chimiche indicatrici di uno stato di degrado ambientale.
  4. Allo stesso scopo, in America, gli indiani usavano le spore delle vesce (Licoperdaceae) per cicatrizzare le ferite, l’azione di queste polveri era di stimolare una rapida coagulazione. Ma dal Fomes si è ottenuta anche la prima ovatta grazie alla sua sfibratura che consentiva di ottenere una massa cotonosa da usare sulle ferite Più tardi nel rinascimento i funghi furono utilizzati dai barbieri in modi oggi impensati. Bisogna sapere che a quell’epoca, alcune pratiche mediche erano affidate ai barbieri che per questo conoscevano l’uso dei funghi che sfruttavano anche per altro ad esempio con la Daedalea quercina costruivano rudimentali pettini, affilavano i rasoi sul Polyporus squamosus e con la parte ruvida di altri lignicoli rimuovevano la forfora dal cuoio capelluto.
  5. Al di là del loro valore come alimenti i funghi sono stati utilizzati dall’uomo sin dalle epoche più remote, sin dalla scoperta del fuoco. Vi starete chiedendo cosa c’entrano i funghi con il fuoco? La scoperta del fuoco fu casuale ma come fare per conservare il fuoco e soprattutto come poterlo riaccendere in un luogo diverso? La vita non era semplice per i nostri progenitori non esistevano gli acciarini né i più moderni fiammiferi. Ecco allora I funghi “igniarii Ce ne hanno tramandato l’uso scrittori antichi come il medico greco Dioscoride (60-78 d.C.) contemporaneo dell’imperatore Nerone. Tra i più comuni funghi igniarii sicuramente vi era il Fomes fomentarius , (dal latino fomes = esca cioè alimento del fuoco) fungo lignicolo che si può raccogliere nei boschi alla base dei tronchi e che ha la tipica forma di uno zoccolo di cavallo. Ma come venivano usati i funghi igniarii? Venivano staccati dall’albero e fatti a pezzi, ottenuta la scintilla dallo sfregamento della pietra focaia questa dava facilmente fuoco al pezzo di fungo. Il fuoco così ottenuto si poteva conservare o utilizzare per accendere della legna. In seguito, nel 1500 , come ci racconta il Cisalpino, si elaborò una procedura più complessa: il fungo veniva raccolto, fatto bollire nell’aceto e poi lasciato seccare, in fine si procedeva a sfibrarlo battendolo con delle mazze. Ma l’uso dei funghi lignicoli non si esauriva così. Il Fomes fomentarius , noto già a Ippocrate, serviva, ridotto in polvere, a cauterizzare le ferite.
  6. Vengono dal profondo sud Salento :smile: da Lecce
  7. vedere tute queste foto mi fa pensare a quanto sono stata bene ..peccato si debba tornare alla vita quotidiana ma il pensiero già va a prossimi incontri
  8. Non lasciamo nessuno a casa perchè Franci è in gita con la sua classe .... nei romantici territori manzoniani .
  9. con 4 figlioli il "se" è d'obbligo noi dovremmo essere 2 adulti e 3 pargoli
  10. arriviamo all'ostello giovedì assieme ad una coppia di amici venerdì cena : 1 ragazzo (solo Francesco) sabato pranzo al sacco: 2 adulti + 4 bambini 2 adulti + 2 bambini sabato cena : 2 adulti + 4 bambini 2 adulti + 2 baambini domenica pranzo all'ostello: 2 adulti + 4 bambini 2 adulti + 2 bambini
  11. La risposta solo e solamente pino è ababstanza stupefacente: sia per le morchelle che per quel gruppo sono indicate come simbionti di latifoglie , quindi in parole povere non dovrebbero trovarsi in pinete pure, ma ancora di più è anomala la presenza di Amanita verna in pineta. C'è qualcosa da approfondire, se puoi mi dai qualche altra indicazione sull'habitat tipo altitudine , temperatura ecc.
  12. si vede un letto di aghi ma c'erano anche latifoglie nelle vicinanze?
  13. Nella foto di pippo si vede bene in sezione l'attaccatura della mitra al gambo a circa metà altezza. nella foto di Ille non si vede questo particolare dell'attaccatura per cui fa fede quanto da lui detto Genere Morchella = mitra attaccta la gambo alla base Gener Mitrophora= mitra attacctata al gambo a metà altezza gener Verpa e Ptycoverpa = mitra posata sul gambo come un ditale quindi attaccata solo apicalemnte
  14. Oh ma mentre io ero distartta in cucina vi siete spazzolati di tutto la pentola ultima conteneva un'ottima pappa con il pomodoro
  15. anche a me aveva rifiutasto l'allegato ma dopo aver fattos fogli e averlòo inserito ho premuto il tasto verde a destra atteso qualche secondo ed è comparso in basso a sinistra select file , spazio utilizzato ...bytes spazio residuo ... poi ho inviato
  16. vediamo un pò ci provo un attimo con una foto di arturo
  17. guarda qui http://www.apasseggionelbosco.it/forum/ind...?showtopic=3998 spero ti possa servire
  18. prova a ridurle a 800x600 poi in basso a destra ai sfoglia e da lì puoi inserire una foto ci dovrebbe essere anche un post su come fare ora provo a cercarlo
  19. vorrei riportare alla vostra attenzione questa vecchia discusisone fatta in merito alla tossicologia di questo gruppo http://www.apasseggionelbosco.it/forum/ind...?showtopic=7240
  20. Strobilomyces strobilaceus (Scopoli) Berkeley Foto ©2008 Donatella De Giorgi
  21. Strobilomyces strobilaceus (Scopoli) Berkeley Foto ©2008 Donatella De Giorgi
  22. Allora per funghi picocli (micene ecc potresti anche seccarli interi) funghi più grandi (tipo tricolomi grigi) puoi farli in 4 lasciando gamboe cappello unitit tra loro, fugnhi più grandi come boleti, amanite, ecc li puoi tagliare a fettine e seccare, ricordati di mettere vicino il nome perchè altrimenti dopo fai una gran consfusione Ciao Donatella
  23. Caro Peter condivido in pieno questo tuo modo di sentire è bello riuscire a determianre una specie che non si conosce e per questo anche io sono grata agli amici che virtualmente mi aiutanoa farlo. Buone raccolte
  24. Per Olly: avere la bibliografia è essenziale ma con uno sforzo comune si potrebbero inserire delle chivi per i generi che ci interessano. La descrizione dei caratteri serve proprio per seguire le chiavi quindi non ha importanza che io non faccia macroreazioni se le fa un altro io potrò utilizzare i suoi dati per cercare di arrivare ad una determinazione, così è anche per la microsocpia. Il mio problema con i cortinari è ancora non averli mai approfonditi e quindi non saper osservare e descrivere i caratteri determinativi , per altri generi è più facile perchè li ho abbastanza in mente. serve provare a detrminare per poter imparare è chiaro che magari uno sceglie di farlo per i generi che lo interessano di più a me piacciono gli agaricus e cerco di trovare notizie vedere determinazioni, procurarmi gli eventuali reagenti che mi servono non sempre costosi. poi dopo un pò ho deciso anche di comprarmi un microscopio ma altrimenti avrei usato quello presente in associazione. Insomma l'essenziale è che quello che si fa piaccia e interessi poi le cose vengono gradualmente .
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