Vai al contenuto

Il fiume e il popolo dei "pestacù"


Messaggi raccomandati

Quando le parole e le immagini riescono ad affondare nel mio/nostro cuore.. :give_heart:

Siamo nell'epoca della "globalizzazione" ma le cose importanti da tramandare ai giovani sembra non importino più a nessuno.

Beati noi che ancora vi è gente come te e come tanti in questo forum che danno più importanza alla vera vita fatta anche di nostalgici ma piacevolissimi ricordi.

 

Certo non possiamo dire di conoscerci ma tra noi c'è un legame chiamato "L'amato fiume"

Due scorci di Lombardia vicini tra loro, come la vita che un tempo vi si svolgeva.

 

Ora siamo costretti a trarre la nostra linfa vitale dai ricordi del tempo che fu.

Tu essendo un po più maturo.. :biggrin: ..(concedimi il lapsus) avrai vissuto forse in parte il racconto che ci hai fatto.

Io l'ho fatto mio dalle persone che di pane e fiume hanno mangiato.

Il ricordo di quando andavo a pescare con mio zio, i racconti della nonna di mia moglie sulla fatica che si faceva a lavorare la terra.

Si viveva tutti assieme in cascina dove alla sera tornavano a riunirsi dopo la dura giornata di lavoro.

 

Sarò matto ma preferisco questo tipo di vita alla "globalizzazione"

 

Questi imput sto cercando di trasferirli ai miei bambini.

 

Permettimi una foto Giò, non sono i funghi a contare ma tutto quello che vi è dietro e che tu ci hai raccontato.

 

Un grandissimo abbraccio e grazie.

 

:friends:

Giancarlo

post-461-0-41438700-1320156086.jpg

Link al commento
Condividi su altri siti

  • Risposte 47
  • Creato
  • Ultima Risposta

Miglior contributo in questa discussione

Miglior contributo in questa discussione

Immagini Pubblicate

non c'è male se quella gente di fiume è durata fino ai '90, per noi nati sotto l'argine d'Arno già a fine '70 non esisteva più. estinto l'interesse economico per il fiume è stato abbandonato da tutti, oggi non ci si accede manco più. forse faranno il parco fluviale, ma non è la stessa cosa della pesca a tinche e carpe con la bilancia, o anguille e ranocchi la notte, funghi chiodini e pioppini, nebbie fitte e tramonti placidi d'estate. ora solo erbacce ed inquinamento, ma importa a pochi.dntknw.gif

Link al commento
Condividi su altri siti

paesaggi incantevoli ed affascinanti....chissà se in quegli accumuli di sabbia del Ticino qualcuno abbia mai provato a setacciare qualcosina luccicante....

 

 

:friends: :flowers2:

 

 

 

Cito, invogliato dalle tue parole, un piccolo brano di qualcosa che stò scrivendo e che magari non vedrà mai la luce:

 

stò parlando al Ticino;

 

"....sono di nuovo quì, fratello mio, ho raggiunto la tua sponda con passi lenti, incerti, pesanti,

quasi che i miei piedi rifiutassero di portarmi a questo confronto tra nostalgiche solitudini,

figlie di un tempo ingordo, vorace, insaziabile al punto di giungere alla violenza, atto, questo, che mai avremmo

potuto o saputo immaginare.

Così mi sento come uomo, così ti vedo da fratello;

violato.

Correvo sui tuoi ghiareti infuocati con piccoli e vivaci saltelli, esattamente come tu facevi tra i ciottoli ed i raschi

e le tue acque, come il mio sorriso, erano cristallo in un mondo di smeraldo ai fianchi e turchesi sopra di noi.

I miei giorni erano i tuoi granelli di sabbia, a volte opachi e altri, invece, scintillanti come la Micca o l'Alpaca o ancora,

preziosi come le scaglie d'oro che, timide, si nascondono nel tuo letto e nel mio cuore......

.....Sabbia, dicevo prima, coi suoi granelli come giorni andati nel tempo, penso ad un'immagine e sorrido mesto.

Penso al rotolarsi sù di una tua spiaggia e vedo essi, i granelli, rimanere attaccati alla pelle, certo,

li puoi sempre lavare via, ma non quelli che rappresentano i giorni, i pensieri, i dolori,

quelli restano.

E uno solo di loro, quasi non ha peso, non ti accorgi che si aggiunge agli altri.

Ma ora che son quì con te, che tanti ne hai portati, spostati, adagiati, sommati;

ora ne sento tutto il peso e sò bene che tu conosci questa realtà.

Ma tra noi "umani" non è così, non sappiamo guardarci, non vogliamo capirci, non sentiamo ragioni nè

conosciamo perdono, ma non per cattiveria o precise scelte, no;

è che siam proprio fattimale e quel che ci riesce meglio è di sopravalutarci, di venderci,

non prima di esserci esposti come pavoni al prezzo del caviale,

quando altro non siamo che poveri stracci in balìa di uno stagionale vento....."

Ciao Tonì :friends:

 

 

 

Per Giò,

non devo aggiungere nulla, tanto ci somigliamo, basta guardare le mie parole che tu hai usato come parte della tua firma,

lì ci siamo noi...gente di fiume! :friends:

Modificato da patrizio
Link al commento
Condividi su altri siti

:clapping: :clapping:

 

Sempre piacevole Leggere fra le righe la storia degli esseri umani..entrare nei loro ricordi,nel loro cuore..

 

Grazie Giuan..

 

Ti Abbraccio caramente

 

Giuliano

Link al commento
Condividi su altri siti

come dire...ti ho letto, a distanza, nei tuoi pensieri "provocandoti" involontariamente, facendoti riportare questi tuoi bellissimi pensieri....incredibile, non sarei mai riuscito ad immagginare che questa mia ipotesi facesse parte di tue esperienze.....

 

 

:friends: :flowers2:

Link al commento
Condividi su altri siti

molto belli Giò questi racconti che fanno affiorare le nostre radici...! :clapping:

io mi sento un pò come Dustin Hoffman ne 'Il piccolo grande uomo'....nè indiano nè cow-boy..

un genovese con un cuore un pò lunigianese...

 

Pat... :good:

 

:friends:

Link al commento
Condividi su altri siti

Quel tempo, per fortuna, è stato il mio, però quando ci siamo comprati l'automobile e i chilometri non pesavano più ci siamo rapidamente dimenticati. Ora siamo pentiti?!

Un saluto a tutti

Roberto

Link al commento
Condividi su altri siti

mi hai ricordato la vita di mio cognato, mantovano, con il fiume ci conviveva, era valido per tutte le situazioni ed in ogni giorno

spiegami il significato di pestacù

 

un :hug2:

Link al commento
Condividi su altri siti

mi hai ricordato la vita di mio cognato, mantovano, con il fiume ci conviveva, era valido per tutte le situazioni ed in ogni giorno

spiegami il significato di pestacù

 

un :hug2:

 

 

Il pestacù è il termine dialettale della Typha latifolia (pesta= pestare/cù =testa), da bambini la usavamo come una mazza per giocare, forse da qui il termine, ciao e grazie, Gio

Link al commento
Condividi su altri siti

Intanto ringrazio tutti, son contento che vi sia piacuto questo post, si è vero come ha scritto qualcuno sono ricordi di tempi semplici forse più poveri ma sicuramente più veri di quelli attuali.

Non vorrei però che si cadesse nel "c'era una volta" come se fossimo già dei fossili, queste per me sono le radici dell'albero della mia vita, che ha un tronco e molti rami che stanno continuando a dar foglie e spero ne possano dare ancora.

Vi riporto sotto un breve tratto di un racconto che sto ancora scrivendo per farvi capire meglio chi è il popolo dei pestacù:

 

Premessa.

 

 

Questo breve racconto, vuole essere un omaggio a tutta quella gente che io chiamo "i omen del fium", persone che per anni hanno e ancora oggi fanno della vita sul Ticino il loro stile di vita, il loro modo di essere "un pù anarch e un pù selvadigh".

 

Non vi è un riferimento politico in questa definizione, ma solo una disamina del loro modo di vivere così a contatto con la natura, che li rende inconsapevoli attori di un modo di essere, così trasportati da questo vivere quotidiano, se volete arcaico, ma allo stesso tempo rivoluzionario, che ne risveglia una precisa identità.

 

La natura non è sempre benevola, a volte è dura e spietata, viverne a contato diretto, anche se in una zona così antropizzata come la bassa milanese, porta a dei cambiamenti di tipo sociologico e di coesione sociale.

 

Troverete questo racconto quanto mai surreale, forse di difficile comprensione per chi non ne conosce i meccanismi della pregnante cultura contadina da cui emerge, ma facendo un piccolo sforzo, capirete quanto il contatto a volte anche critico con la natura, porta gli uomini a riprendersi quella dimensione reale che forse li rende un po' migliori.

 

 

 

<<Al Giuanin e la rivolta di pestacù.>>

 

 

 

Sarà che noi, si noi, quelli della bassa milanese, siamo un po' strani e così anche le nostre storie sono un po' strane, amiamo la nebbia, quella strana sensazione di ovattato, l'odore che regala la nostra terra, il caldo e l'afa estiva, il maiale, il risotto, la casoula.

 

Questa è la storia del Giuanin, grande lavoratore che un bel giorno "la dai via de cù"(è andato fuori di testa), ma si sa la pazzia a volte è meglio della normalità, poi cosa sarà la normalità, la quotidianità, solo una noia mortale tanto da distruggere le ispirazioni e i sogni degli uomini.

 

Sapete perché ve la racconto? Perché è una storia piena di speranza, di quella sana speranza che a volte si prova, si cerca, si brama con tutto il nostro essere per dare una spiegazione a una vita "dé m...." a cui molte persone sono costrette, ristrette da una società che a me e a molti come me non piace proprio.

 

Noi uomini del fiume, si del fiume, il Ticino, insomma un posto dove stai bene, dove ti riprendi la tua dimensione, quella che hai dentro, l'anima che ti parla ti tortura insomma noi che siamo "un pù anarchic e un pù selvadigh" non possiamo farne a meno di questa dimensione. seguirà :derisive:

Modificato da Vichingo
Link al commento
Condividi su altri siti

Grazie Viky per riportarci nelle tue origini che pur diverse dalle mie, mi riportano a tempi passati in cui la vita era dura, ma le persone si parlavano e sapevano stare più assieme

 

Giovanni

Link al commento
Condividi su altri siti

Che meraviglia...

per noi che il fiume azzurro ci fa brillare gli occhi...

per noi che un risotto al pesce persico è una scusa per chiudere gli occhi mentre lo si mangia per rivedere il fiume

per noi che andare a pesca è un pretesto per vivere da fluviali e non dimenticare i tempi che furono

per noi che cogliamo i "gabirò" per ricordarci dei nostri padri e dei nostri nonni

per noi che rimpiangiamo le fitte nebbie di anni fa...

 

Noi, che viviamo godendo dei ricordi passati dentro a degli anni che "non sentiamo nostri" ma che, tristemente, abbiamo contribuito a fare in modo che siano quello che sono.

 

La falsa ricchezza moderna non potrà mai far più felici dei ricordi passati, quando con poco, si viveva "DA SCIUR!" Riteniamoci tutti un po' colpevoli.

 

Dedicato a noi, che la Scighera, i barcuni e le trote marmorate... ci corrono nel cuore!

 

Da un "fluviale dentro", come te Gio.

Un :hug2: Sam

Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora
  • Chi sta navigando   0 utenti

    • Nessun utente registrato visualizza questa pagina.

×
×
  • Crea Nuovo...

Informazioni importanti

By using this site, you agree to our Terms of Use (privacy).