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Ennio

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  1. Agaricus xanthodermus 3: particolare della base del gambo.
  2. Agaricus xanthodermus 2: altri esemplari in fasi diverse, notare l'ingiallimento della carne alla base del gambo, "sentite anche l'odore di iodio" ?.
  3. Agaricus xanthodermus 1: esemplari in vari stadi di sviluppo.
  4. Per quanto concerne la seconda specie, Agaricus xanthodermus, penso allo stato dei fatti che non ci sia molto altro da aggiungere. Potresti provare le reazioni macrochimiche per avere una ulteriore prova che trattasi di A. xanthodermus: 1) reazione di Schaeffer sulla cuticola: nulla 2) KOH al 10 o 30 % alla base del gambo: reazione arancio vivo pressochè subitanea. anche per questa specie allego 3 foto di ritrovamenti sotto latifoglia Ciao Ennio.
  5. Agaricus silvaticus 3: Pretare (AP) abetaia di rimboschimento impiantata negli anni 30, alle falde del m. Vettore a quota 1300 slm. (abete rosso, larice, abete greco, pino silvestre, rari abeti bianchi), settembre 2004.
  6. Agaricus silvaticus 2: Roverè Veronese, abete rosso, ottobre 2000
  7. Agaricus silvaticus. A riprova di quanto detto sopra circa la variabilità macroscopica, allego tre foto di altrettanti ritrovamenti effettuati sempre in zona dolomitica. Agaricus silvaticus 1: Predaia, val di Non (TN) abetaia mista, con prevalenza di peccio, agosto 2004
  8. Ciao Giorgio, ti ringrazio ancora per gli Agaricus che hai postato che mi danno modo di rispolverare la mia passione per questo Genere. Riprendendo il discorso appena iniziato, penso che la prima specie sia Agaricus silvaticus: ecco le mie considerazioni che devono essere prese con qualche riserva, perchè sempre di foto si tratta, anche se corredate da informazioni attendibili. Specie molto variabile nella sua morfologia e habitus (modo di presentarsi), molto spesso legata nell'ambiente alpino, all'abete rosso tra lo strato di aghi. Cappello emisferico, sempre sempre ornato da squamette brunicce disposte concentricamente con zona discale unita, lamelle basse e fitte, si macchiano di rosso allo sfregamenteo, filo sterile, (presenza di cistidi e assenza di basidi), gambo slanciato, sub-bulboso, pieno poi nettamente fistoloso, anello supero, semplice, carne +/- arrossante, inizialmente anche su tonalità arancio per poi divenire bruna. Di questa specie, nel passato, alcuni autori ne hanno creato diverse varietà non da tutti sempre condivise: (silvaticoides, pallidus, fusco-squamatus, saturatus, fagetorum); attualmente la tendenza è per farne una unica specie, al massimo due varietà. Vedo in seguito se ho da postare anche delle foto, ci risentiamo pià avanti, Ennio. PS: inutile dire che saranno molto graditi tutti gli interventi in merito.
  9. Giorgio, finalmente qualche Agaricus, da me mi sono scordato come sono fatti!. Sarò più preciso in seguito (ora devo uscire di fretta) anticipo solamente: 1) Gruppo rubescentes, gravitiamo intorno a benèsii ex silvaticus ecc. 2) se l'odore fenolico è nettamente percepibile, siamo nella sezione xanthodermatei, (era molto freddo quando li hai raccolti ?), a volte il freddo improvviso blocca la produzione dei pigmenti coloranti e ossidanti. Per quanto riguarda l'habitus, il cappello spianato-trapezioidale, le lamelle bianche (esemplari molto giovani), le ife rizomorfe, ecc, direi A. xanthodermus tipico, a risentirci con più calma, ciao Ennio.
  10. vista così sembrerebbe una Calocybe ionides o come si chiama ora ? ciao Ennio.
  11. ... non c'è che dire, a distanza di anni, il buon Cetto è ancora utile, ci si possono sempre trovare delle specie particolari che altri autori non illustrano (chiaramente la sistematica è quella dei sui tempi percui và rivista ed aggiornata, ma...) Ennio.
  12. è lui anche molto giovane, passato prima per Cantharellus, poi per Nevrophyllum e ora Gomphus; quale sarà la prossima fermata ? ciao Ennio.
  13. Cari amici di APB, vedo molto spesso postare dei ritrovamenti, che potrebbero rivelarsi anche interessanti, ma limitati alla sola immagine fotografica senza nessun altra informazione relativa, spesso rimangono nell'oblio. Ritengo che possa essere utile a quanti seguono questa sezione del forum, se ognuno di noi, oltre alla immagine fornisse anche alcune informazioni utili per facilitare il riconoscimento; in particolare: 1) postare la foto di soli 4 o 5 esemplari di cui uno coricato e uno in sezione, ed anche un primo piano dell'imenoforo (lamelle, tubuli, aculei). 2) specificare il tipo di habitat: prato, bosco di latifoglia, abetaia, misto, altro, e per quanto possibile il tipo di piante presenti nei dintorni (cerro, leccio, abete b/r, larice, faggio, castagno, pino, ecc). 3) zona: (alpi, dolomiti, appennino, zone costiere, ecc), non è necessario il posto preciso, altitudine slm. 4) ecologia del fungo postato: terricolo, lignicolo, su pianta morta o viva, su letame, ecc. 5) odore e sapore (un pezzetto piccolo si può sempre assaggiare in punta di lingua senza ingoiare). 6) carne: consistenza, viraggio, eventuale presenza di latice. Sono accortezze che ci richiederanno qualche minuto, ma così facendo, renderemo un utile servizio a tutti. Grazie per l'attenzione, un caro saluto, da Ennio.
  14. Ciao Donatelle, ecco due raccolte di Russula ochrospora effettuate nei parchi cittadini di Macerata sotto leccio. Come puoi notare è evidente la variabilità cromatica tipica di questa specie che a volte si può presentare talmente scolorita da sembrare tutt'altra cosa; però le lamelle ocra a maturità e l'habitat di crescita ci aiutano abbastanza nella determinazione. Un saluto anche a Arturo, Ennio.
  15. hai ragione, avrei dovuto precisare "esclusiva del faggio nel centro Italia" (M. Sarnari), in effetti alcuni autori la danno come ecologia anche sotto abete rosso al nord, ciao Ennio.
  16. Russula olivacea: reazioni macrochimiche sul fresco.
  17. Cari amici, aggiungo anche il mio contributo alla discussione su Russula olivacea. Russula esclusiva del faggio, carne dolce all'assaggio, sporata crema carico a maturità, lamelle molto fragili (saltano via a pezzetti alla pressione delle dita), carpoforo fino a grandi dimensioni, gambo (salvo rare eccezioni), sempre slavato di rosa-rossastro, (mai violetto) almeno all'attacco delle lamelle, il margine pileico (a meno di esemplari appena nati) è di norma sempre provvisto di smagliature e rugosità concentriche +/- evidenti. Le reazioni macrochimiche aiutano molto per una corretta determinazione. Le foto seguenti sono di raccolte effettuate in diverse faggete dei Monti Sibillini. Un cordiale saluto, Ennio.
  18. Ciao Giorgio, grazie per esserti svegliato presto per farci vedere questa bella alba, Ennio
  19. Pholiota squarrosa (Weigel) P.Kummer, Führer Pilzk.: 22, 83 (1871) = Agaricus floccosus Schaeff., Icon. fung.: tab. 61 (1762) Agaricus squarrosus Weigel, (1771) Agaricus verruc....sus Lasch, Linnaea 4: 353 (1829) Dryophila squarrosa (Weigel) Quél., Enchir. fung. (Paris): 68 (1886) Hypodendrum floccosum (Schaeff.) Overh., (1932) Lepiota squarrosa (Weigel) Gray, Nat. arr. Brit. pl. (London) 1: 602 (1821) Pholiota jahnii sensu Breitenbach &; Kränzlin [bK 4: 334, pl. 428 (1995)]; fide Checklist of Basidiomycota of Great Britain and Ireland (2005) Pholiota squarrosa var. verruc....sa (Lasch) Sacc., Syll. fung. (Abellini) 5: 749 (1887) Al centro, sezione. Foto di Ennio Pholiota cfr squarrosa
  20. ...eppure questa viene dalla val Daone, sempre in Trentino, "vera patria incontrastata di tantissime specie fungine". Illecippo; ci volevi fregare con il "peveraccio delle colliche", attento! che noi anche se non sembra, ma siamo svegli, un caro saluto, Ennio.
  21. Alfy, Marco, Pino, Amanita junquilleo-eliaeformis, non vi piace ?. Scherzi a parte, è veramente strana questa Amanita, perchè di Amanita sp. almeno siamo sicuri al 100%. Ciao Ennio.
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