Vai al contenuto

Gaspy

Members_EE
  • Numero contenuti

    1391
  • Iscritto

  • Ultima visita

Tutti i contenuti di Gaspy

  1. Mi associo ad Artù. Ma la discussione mi ha anche illuminato sui vari modi di pensare. Forse in futuro sarà opportuno che posti ciò che cresce in giardino da me, cachi, fichi, ecc. A Romanus vorrei però chiedere "Chi scrive <<Speriamo che passi Gaspy>> è un manovale o un curioso?" Saluti. Gaspy
  2. Luci ed ombre sul genere Hebelomina BRUNO GASPARINI Via Budrio, 12 – 34149 TRIESTE RIASSUNTO La discussione verte sui confini del genere Hebelomina R. Maire ed in genere sui limiti dei taxa, particolarmente in seguito ai riflessi che le recenti indagini sul DNA fanno derivare. Inoltre a titolo di esemplificazione viene descritto il Cortinarius mariae (E. Horak) E. Horak, Peintner, M.M. Moser & Vilgalys. ABSTRACT The borders of genus Hebelomina R. Maire are here discussed. Considerations are also made about the borders of taxa particularly in the light of the recent DNA investigations. As comparative example the species Cortinarius mariae (E. Horak) E. Horak, Peintner, M.M. Moser & Vilgalys is described.. Key words: Hebelomina, Cortinarius, Rozites, Rapacea, Cortinariaceae, Strophariaceae Nell’articolo apparso sul n. 4 di Rivista di Micologia del 2002 viene descritta Hebelomina mediterranea quale nuova specie di Hebelomina. Tuttavia la discussione e la chiave mi lasciano alquanto perplesso. Partendo dal concetto – ben espresso dal Singer – che un taxon deve avere una descrizione che ponga in rilievo i tratti in comune fra gli appartenenti allo stesso ed un limite che solo eccezionalmente può essere valicato, mi sembra esistano nella trattazione della specie e, soprattutto del genere dei punti che andrebbero meglio chiariti. Nella chiave, a completamento dell’articolo, vengono ascritte al genere 6 specie morfologicamente diverse, la cui comune caratteristica è solamente il colore pallido del carpoforo e delle spore, caratteri che non solo non sono esclusivi del genere, ma che sono presenti e condivisi in altri generi di agarici. Esaminando le altre caratteristiche si osserva a) Pseudoamiloidia delle spore. Questo carattere (come si vedrà più sotto) si è rivelato come specifico (vale a dire appartenente a singole specie), piuttosto che sistematico (in altre parole appartenente ad un gruppo di specie affini), trovandosi tale carattere in specie diverse in gruppi le cui spore non sono comunemente destrinoidi. Lo spessore della spora. Nell’ articolo non viene specificato lo spessore della spora dell’H. mediterranea, che, nella fotografia, sembra essere normalmente spessa, mentre nell’Hebelomina, essa è considerevolmente spessa e cioè ancor più che negli Hebeloma, giacché in questi ultimi gli strati corio-tunicali sono tre, mentre nell’ Hebelomina sono ben quattro. Inoltre c’è da osservare che il quarto strato si forma negli stadi più avanzati di maturazione e che questo giustifica la destrinoidità presente soltanto nelle spore immature, che provoca il curioso effetto di spore che soltanto parzialmente si colorano al Melzer (Sporis juvenibus, membrana chlori jodati ope purpuro-violascens, adultis immutabilis… R.Maire 1935). Questo particolare non viene segnalato nell’ articolo. Così come non viene segnalata la metacromasia tipica del genere. c) La spora dell’ H.mediterranea risulta possedere un evidente poro germinativo. In altre Hebelomina, questo carattere non viene segnalato. E questo – sino a prova contraria – risulta essere un buon carattere sistematico. Anche l’H. maderaspatana non possiede poro germinativo “limoniform, thick walled, smooth, guttulate, without germ pore, with papillate apex”. Neville & Roux (1997) scrivono « Alcune specie simili hanno o un aspetto inocyboide o sono igrofane e/o hanno il poro germinativo; esse non sembra abbiano affinità con il presente genere ». d) Nell’ H.mediterranea non viene segnalata la parasiderofilia dei basidi ( …une à quelques plaques lépreuses, plus ou moins importants …Neville 1997) chiaramente notate da Neville per l’H. domardiana. e) Non esiste la prova che trattasi di Cortinariacea ss. Singer. Con il reattivo Giemsa si dovrebbe rivelare la binuclearità ovvero la mononuclerità delle spore. Per quanto si può ricavare dall’ articolo, la specie potrebbe anche appartenere alle Tricholomataceae s.l. f) Il tipo del genere (le H. domardiana R. Maire) è stato ripetutamente indicato come saprofita. Nell’ articolo in termini la specie viene descritta come terricola in habitat mediterraneo con presenza di Quercus, più altre essenze tipiche. Dalla descrizione dell’ habitat la specie potrebbe essere simbionte. g) La chiave indica alcune specie, la cui appartenenza al genere è già stata largamente contestata (Neville 1997, Singer 1996). In particolare l’H. microspora Dessi & Contù a portamento inocyboide, possiede spore amiloidi (che denotano un contenuto chimico ben diverso da quello del genere Hebelomina). h) L’H. neerlandica e H. pallida – viene giustamente notato - hanno caratteri (spore e cistidi) che le apparentano a Gymnopilus è esatta, il che viene confermato appunto da Moncalvo et al. (2000 et 2002) con rilievi genetici. Tuttavia, ciò contraddice l’affermazione successiva che H. domardiana e H. mediterranea si accostino – dal punto di vista morfo-microscopico – agli Hebeloma, i quali apparterrebbero – sempre secondo Moncalvo et al. 2002 - alle Strophariaceae, piuttosto che alle Cortinariaceae. i) Oltretutto, se i cistidi giocano un ruolo importante nel riconoscimento del genere, la chiave riporta specie cistidiate e acistidiate, nonché forme cistidiali differenti. Dopo le recenti, anche se talvolta contraddittorie esperienze fatte dai genetisti, l’uso dei caratteri sinapomorfici per la delimitazione dei taxa dovrebbe essere usata, secondo me, con molta cautela, giacché caratteri che sono stati a lungo considerati indici di affinità, si sono rivelati casuali nel loro apparire durante la filogenesi dei gruppi di funghi. La specie sottoriportata è un esempio di segnali contradditori, che allargano o possono anche restringere a dismisura il concetto di un genere. Nel maggio 1999, nel corso di una conversazione telefonica con un mio amico australiano, mi viene segnalato il ritrovamento di un Cortinarius bianco, con spore biancastre. Più tardi, tali spore saranno indicate come pallide (beige) ed infine si riscontrerà che esse sono – in deposito – di un colore olivaceo, insolito. Il mio primo pensiero fu di essermi imbattuto nella seconda specie di Leucocortinarius (L.ge) Singer (sinonimo Cortinellus Roze). All’ esame dell’ essiccata, la spora presenta subito delle caratteristiche inconsuete per un Cortinarius. La forma delle spore è grande e larga, il profilo amigdaliforme, la parete è di almeno 0,75 µm, destrinoide, praticamente liscia. Le caratteristiche si attagliano abbastanza bene al genere Hebelomina. Nel corso dell’ anno, Horak pubblica un genere nuovo monospecifico (Rapacea) ed una nuova specie (mariae), che – all’esame da me effettuato - risulta essere conspecifica con la specie trovata dal mio corrispondente in Tasmania. Horak ritiene che la specie abbia caratteristiche simili al gruppo dei Phlegmacium Cystidiorapacei, giustificando il nuovo genere con il colore diverso della sporata. A dire il vero in questi ultimi la spora, al di là dall’ essere molto grande, è normalmente spessa, non risulterebbe essere destrinoide ed è ornata da verruche normali. Recentemente Moncalvo et al 2002, Peintner et al. 2002 ad un esame bio-molecolare hanno trovato che la specie si annida tra i Cortinarius e Peintner et al. nello stesso anno l’ hanno ricombinata nel genere Cortinarius. A questo punto viene da chiedersi quali siano i limiti del genere Cortinarius. Salvo che i dati immessi dai genetisti fossero inesatti e la lettura conseguentemente errata, vengono a cadere alcuni parametri considerati nel genere Cortinarius (s.l.). Si osserva a) Il colore della spora: questo non è un fatto eccezionale più di tanto. Variabilità nella pigmentazione delle spore esiste in molti generi e così l’albinismo. Non è certo che il Leucocortinarius bulbiger sia un Cortinarius, anche se molti tratti morfologici lo suggerirebbero. Ad ogni modo ci sono contraddittorie versioni su colore della spora dell’ Hebelomina. Riportiamo da Neville (1997) «observation of H. neerlandica Hujisman (1978 : 485) "une teinte crème ou paille clar de la paroi des spores observeées dans l' eau au microscope, suggèrent que la sporée en masse est peut-être plus ou moins crème…..". :tongue: Metacromatismo della spora. Diversi Cortinarius possiedono una spora destrinoidi in gioventù. Fra questi, i Fulvi ( es. C. elegantissimus H.ry, C. subfulgens, C. orichalceus), nonché Cortinarius caperatus Fr. 1831 (sinon. Rozites caperatus Karst. 1873), C. colombianus (Hallig & Ovrebo) Horak, Peintner, Moser & Vilgalys 2002 e Cortinarius meleagris (Horak & Taylor 1981) Horak, Peintner, Moser & Vilgalys 2002. Trattasi, nelle ultime tre specie, di Rozites; molte altre specie di tale genere parafiletico (se non polifiletico) da me osservate non possiedono tale qualità. Ciò dimostrerebbe che tale elemento chimico é specifico e cioè appartenente ad una specie (o magari d un ristretto gruppo di specie), ma non necessariamente indice di affinità tra specie apparentate. Il DNA indica un’affinità del C. mariae, e Cortinarius caperatus all’interno del clado Cortinarius. c) Spessore ed ornamentazione della spora. L’ esame al microscopio fotonico da me fatto effettuare in Australia non ha chiarito la struttura sporale del C. mariae. La struttura sporale dei Cortinarius esaminati da Clemençon (1970) consiste di un robusta corio-tunica sul cui strato esterno (terzo dall’ interno) si innestano protuberanze o avallamenti che rivelano le verruche visibili generalmente al microscopio ottico, e molto evidenti allo scansione. Il C. mariae presenta una spora praticamente liscia al microscopio ottico, mentre allo scansione si nota una particolare reticolazioneki0 come se la spora fosse incappata in una tela di ragno. d) Biotrofismo. Nel corso del 2002 ho raccolto ripetutamente C. mariae in Tasmania. I carpofori crescono fra il muschio su, o attorno a vecchi tronchi marcescenti in foreste pluviali. Ciò poteva far sospettare un saprofitismo. All’ uopo ho inviato la sporata al laboratorio forestale della Michigan Technological University di Houghton. Le spore si sono dimostrate inerti alle tecniche germinative. Ciò proverebbe che la specie è ectomicorrizica obbligata (e questo è un considerevole elemento a riprova dell’ affinità della specie con il g. Cortinarius). La dott. Richter ha un considerevole record di specie germinate in laboratorio (com. pers. in lett.), ma i tentativi di far germinare un Cortinarius sono sempre falliti. Cortinarius mariae (Horak) Peintner et al. Portamento tricolomoide Cappello : 45- 80 –110) mm, orbicolare, talvolta con lieve umbone piatto. Cuticola liscia o talvolta lievemente squamulosa, da umida a lievemente viscosa, bianca immutabile. Stipe 110 – 140 x 13 – 15 mm, espanso fino a 28 mm alla base, largamente clavato a sub-bulboso, liscio bianco, con resti velari biancastri tendenti a colorarsi per la caduta delle spore Lamelle abbastanza fitte, L = 58, alte 5 mm annesso-smarginate, ventricose, bianche tendenti a scurirsi alla maturazione delle spore, margine concolore, finemente eroso. Carne solida, bianca. Sporata in massa di un tenero verdemare o turchese. Spore grandi, considerevolmente variabili in misura e forma nell’ ambito della stessa raccolta, ellittiche, larmiformi, sementiformi, amigdaliformi a sub-citriformi o nettamente papillate. Parete notevolmente spessa (0,75 – 1 µm) in Melzer, con l’interno metacromatico (10.7-) 14.7-17.8 (-20.9) x (6.7-) 8.6-10.7 (-11.2) µm; L/B (1.1-) 1.2 - 1.9 (-2.4), ialine e apparentemente lisce in KOH, bruno-rossastre red (red-brownish), in Melzer mostrano una lieve ma visibile ornamentazione formata per lo più da creste intersecanti. Imenio parzialmente sterile perla presenza di cellule marginali clavate, brevemente clavate o sferopedunculate Basidi grandi e robusti, clavati,. 35-45 x 7.5-12 µm. Pileipellis di aspetto ialino in H2O, in soluzione ammoniacale in reattivo di Melzer. Epicute piuttosto sottile formata da ife dissociate, poco gelatinizzate, sovente brevisettate, 4.5-7.5 µm, lisce e con parete sottile, sovente con terminali eretti versiformi. Ipodermio lievemente ocraceo di profilo subcellulare, formato da ife largamente ellittiche a subglobose in profondità x 15-25 µm. Giunti a fibbia presenti in tutti i tessuti.. Habitat per o più fra il muschio sul terreno o su vecchi ceppi in decomposizione in foreste fortemente mesiche o foreste pluviali presumibilmente in simbiosi con Nothofagaceae. Abbondaante ed abbastanza comune in Tasmania, ma descritto originalmente dalla Nuova Zelaanda.. Conclusione. Dopo quanto detto, sembra opportuno osservare che caratteri morfologici comuni non sono necessariamente indicativi di affinità. Secondo me le specie ascritte al genere Hebelomina – almeno nella chiave di Gennari – formano un complesso eterogeneo, del quale è difficile intravedere un massimo comun denominatore. È possibile (anzi probabile) che del gruppo facciano parte più generi. Soltanto un’attenta ricerca biologica può rivelare quelle specie che, basandosi sul tipo, H. domardiana R. Maire, abbiano diritto di appartenenza al genere. ALESSIO C.L. (1981) Revisione dei miei lavori comparsi nei primi 25 numeri di Micologia Italiana. Mic. Ital. 10 (1) : 21-27. ALESSIO C.L. & NONIS, P. (1977) Una specie quasi sconosciuta: Hebelomina microspora Huijsman. Mic. Ital., 6 (3): 15 -19. BON, M. (1992) Clé monographique des éspeces galero-naucoriodes. D.M. XXI/86, Jan 1992. P. 5. CLEMENÇON, H. (1970) Bau Der Wande der Basidiosporen und ein Vorschlag zur Benennung ihrer Schichten; ZFP S.N 36 1+2: 113-133. CLEMENÇON, H. (1970) Die Wandstrukturen der Basidiosporen; III. Cortinarius und Dermocybe. ZFP S.N 39 : 121-144. CONTÙ & DESSI, P. (1993) Una nuova specie di Hebelomina dalla Sardegna meridionale. Micol. e Veget. Medit. 8 (2) : 101 - 106. GARDWEIDNER, E. (1996) Hebelomina neerlandica Huijs. Erstfund für Deutschland. Mycologia Bavarica, 1:15 - 20. HORAK, E. (1999)New genera of Agaricales (Basidiomycota). Rapacea gen. nov. Kew Bull. 54: 789 - 794. HORAK, E. & TAYLOR (1981).Fungi Agaricini Novazelandiae. XI Rozites Karst. New Zealand Journal of Botany 19: 353 – 360. HUIJSMAN, H.S.C. (1948) Hebelomina microspora nov. spec. Rev. de Mycol., 11 : 31 - 33. HUIJSMAN, H.S.C. (1978) Hebelomina microspora Huijsm. and reflexions on Hebelomina R. Maire as a genus, Parsoonia, 9 (4) : 485-490. KÜHNER, R. (1980) Les Hymenomycetes agaricodes (Agaricales, Tricholomatales, Pluteales, Russulales). Etude génerale et classification. Bull. mens. Soc. linn. Lyon, N°spécial, 49e année, Lyon, p.172-176 ; 230 – 233; 1027. MAIRE, R. (1935) Un nouveau genre d’Agaricacées. Bulletin de la Société Histoire naturelle Afrique du Nord, 26 :113 – 14. MOSER, M. & HORAK, E. (1975). Cortinarius Fr. und nahe verwandte Gattungen in Südamerica. Beihefte Nova Hedwigia 52, 1–628. MONCALVO, J-M., R. VILGALYS, S. A. REDHEAD, J. E. JOHNSON-, T. Y. JAMES, M. C. AIME, V. HOFSTETTER, S. J. W. VERDUIN, E. LARSSON, T. J. BARONI, R. G. THORN, S. JACOBSSON, H, CLEMENÇON, AND O. K. MILLER JR. (2002) One Hundred and Seventeen Clades of Euagarics. Molecular Phylogenetics and Evolution. 23 (2002) 35 - 400 NEVILLE, P. & ROUX, P. (1997) Hebelomina neerlandica Huijsm. Première récolte français et deuxième station connue d'un très rare Agaricomycetidae. Bull. Féd. Myc. Dauphiné-Savoie, Jan. 1997, 144 : 35 - 46. PEINTNER, U., E. HORAK, M. MOSER & R. VILGALYS. (2002). Phylogeny of Rozites, Cuphocybe and Rapacea inferred from ITS and LSU rDNA sequences. Mycologia 94(4): 620 – 629. PEINTNER, U., N. L. BOUGHER, J-M- MONCALVO, M. M. MOSER, J. M. TRAPPE AND R. VILGALYS. (2001) Multiple Origins of Sequestrate Fungi related to Cortinarius (Cortinariaceae). American Journal of Botany 88(12): 195 – 205. PEINTNER, U., E. HORAK, M. MOSER & R. VILGALYS. (2002). Rozites, Cuphocybe and Rapacea are taxonomic synonyms of Cortinarius: new combinations and new names. Mycotaxon 83 447-451. SINGER, R. (1986) The Agaricales in Modern Taxonomy. 1 - 981. Fourth Edition. Koeltz Scientific Books, Koenigstein.
  3. Cara Cinzia, hai perfettamente ragione e ciò mi è stato fatto notare anche altrove. Il fatto è che quanto menzionato non voleva essere una critica nè nei confronti di un determinato autore, nè di una specifica rivista, ma semplicemente un'esemplificazione di certe superficialità (ne potrei citare a bizzeffe) che vengono accettate da riviste e non certo e solamente soltanto da quelle italiane. Ma è chiaro (e chi mi conosce lo sa bene) che non è nel mio stile gettare nomi dalla o nella spazzatura, ma che il mio rigore scientifico mi impone che qualsiasi scelta sia approfondita e motivata. Perciò,, al fine di sgombrare il campo da ogni equivoco pubblico qui sotto Appunti di micologia ed aggiornamentiil tedsto completo dell'articolo che proposi a suo tempo, che fu accettato dalla rivista Bresadoliana di Bellu,ma che non fu mai pubblicato in quanto la rivista non è ancora uscita in sette anni!. Ti ringrazio vivamente per la tua osservazione che mi permette di spiegare che non c'è alcuna animosità nei confronti di nessuno Gaspy
  4. Gaspy

    Come costruirsi una biblioteca

    Pietragi chiede se esistono testi scaricabili da internet. Non mi risulta, anche perché i testi costano agli autori ed editori. Ma vi racconterò come (ammettiamolo, disonestamente) mi sono fatto una cospicua biblioteca micologica. All’inizio avevo acquistato soltanto i Cetto e poi il Philips. Molti anni più tardi acquistai qul meraviglioso testo, che per me è una Bibbia micologica « Cortinarius und vorhandenen Gattungen in Südamerica[/b] » di Moser e Horak.. Di lì cominciai a consultare la bibliografia, che, credetemi, è La parte più importante di qualsivoglia pubblicazione. Innanzitutto chiesi ad un micologo che lavorava presso un’università una lista di pubblicazioni e ne ricevetti una parte. Poi cominciai ad interessarmi a ricevere libri, riviste ed articoli in prestito. Non esistevano ancora scanner, né PC, ma lavoravo in una società dove potevo usufruire della fotocopiatrice ed amici nella legatoria, che poi mi rilegavano le pagine. Certo ho anche,, nel tempo, acquistato libri e riviste, ma la maggior parte dei lavori viene da fotocopie. Oggi c’è un mezzo in più: lo scanner con il quale, ad esempio, oltre ad avere ricevuto copie da amici, m i sono copiato gli ultimi due volumi dell’Atlas des Cortinaires (i precedenti 1 erano già nella mia biblioteca in fotocopia da un museo). Si vis age, si non vis lega! Mi hanno da sempre considerato un rompiscatole, ma così, potendo sempre permettermi molto poco economicamente, sono riuscito a d accumulare un tesoro. Gaspy
  5. Caro Romanus, incontri e scontri di questo tipo ne abbiamo avuti anche in passato a dimostrazione che le posizioni politiche non sono (o almeno non sempre) una semplice scelta di campo! La manovalanza, così come la propria sfera di libertà se la sceglie ognuno. Se scelta da altri è prevaricazione. Ognuno accetta, se vuole, i propri interessi ed i propri limiti. L'essere protagonista imprenditore o semplice manovale è una scelta (ho conosciuto idraulici -che difficilmente si trovano - ambire al posto fisso). Una persone è utile se ritiene di esserlo collaborando, è manovale se non gliene frega nulla e si comporta da Fracchia. Un laureato, dirigente di un'importante Compagnia di Assicurazioni non sapeva neppure cambiare le candele alla propria auto. Io stimo l'uomo soprattutto quando si ritiene importante a sèstesso ed agli altri. Ciao. Bruno Pç.S. Io, grazie al Cielo,, non sono triestino ma veneziano. io apprezzo i milanesi, dove se uno ha un'idea si mettono in dieci per rubarla e metterla in eser. e non apprezzo i triestini di cui si dice se uno ha un'idea si mettono in dieci per disfarla.
  6. Ma guarda,m che sia chiaro che non ce l'ho con loro, tutt'altro anche perché ognuno -per fortuna - è libero delle proprie scelte. E di amici spregiativamente detti porcinari ne ho a bizzeffe. Perfino in California li chiamano boletovorus! Solo che, con poca attenzione molta curiosità si può unire l'utile al dilettevole., 'ultimo intervento di Gibbo ne è unn esempio stimolante Ciao Gaspy
  7. IL tuo intervento mi shocca come certi che sento in parlamento. Ho informato circolarmente e ho chiesto circolarmente un contributo scientifico, con nessuna finalità polemica, ma anzi proponendo un costruttiva collegialità. Ti assicuro che se volessi fare del sarcasmo gli argomenti e lo stile non mi mancherebbero. Se poi il titolo del forum è messo soltanto come decorazione, questo non lo decido io. Saluti. Gaspy
  8. Riporto integralmente una conversazione inn altro forum. Andate al sito e vedrete che cos'è il Cortinarius saniosus. Le stipe me semble guirlandé de voile jaune comme saniosus qui abonde sous les peupliers. ----- Original Message ----- From: Dimitar Bojantchev To: mycologia-europaea@cru.fr Sent: Thursday, November 13, 2008 12:57 AM Subject: [M. E.] Petit et honnête Cortinarius suburbain Bonjour cher Cortinariologists. Voici une collection de mon voisinage dans Calfiornia, sous des espèces de Populus regarde vraiment à moi comme le Cortinarius helobius, ou connexe. Je rassemblé chaque Novembre pendant les dernières 3 années. Il a une odeur, faible, mais distincte sur le spécimen frais. Tous commentaires, beaucoup appréciés. http://mushroomhobby.com/temp/Cortinarius%208708/index.htm Sincèrement, Nemo surdior quam qui non audire non vult
  9. Cari amici! I forum sono un buon punto di incontro e di scambio di opinioni. Molto spesso sono anche un punto di evasione essendo costruiti, più che su basi scientifiche su quelle ricreative e ludiche. Vedi funghi di incerta (o nulla) determinazione, spesso basati su semplici foto, magari mal posizionate, mal illuminate, distanti, ecc. Ma il numero di partecipanti non può prescindere dal fatto scientifico che vengono esaminate diverse aree dell’Italia (e non) e che, fra tante banalità, non possono non emergere i ritrovamenti di specie interessanti, quando non anche uniche. Anche perché è noto che la micologia mediterranea è relativamente recente, e molte specie ancora da essere descritte. Si rende necessario, nell’ottica di un contributo scientifico, che i partecipanti, senza cessare dall’ essere dei semplici dilettanti votati alla passeggiata domenicale nel bosco, volgarmente definiti porcinari, si rendessero conto dell’utilità scientifica delle loro escursioni e cercassero di fornire materiale di studio; quello che gli anglofoni chiamano “voucher collection“. E’ capitato di recente che un appassionato partecipante ad un forum abbia “postato” un interessante cortinario, forse trovato per la prima volta in Europa e forse omologo di un pari americano. E capirete l’importanza del ritrovamento che ora sto studiando anche con l’aiuto di valenti micologi americani. Questo perché in questo caso il ritrovatore in Sardegna si è preoccupato di fornire una descrizione dettagliata e preservare il secco. Ma ci sono moltissime macro e microspecie che certamente incontrate e che presentano analoghe difficoltà ed interessi. Quindi pregherei tutti (questo è un messaggio circolare postato in più forum), quando trovano funghi per i quali pensano di non venirne a capo, almeno di preservarne il secco e di procurarsi almeno i più semplici reagenti (Soda caustica diluita al 30% ed ammoniaca) e tenere i carpofori fino a quando il forum non avrà dato un’opportuna soluzione. La micologia moderna va verso studi scientifici sempre più approfonditi, mentre esistono ancora riviste soprattutto italiane che si rivelano spesso superficial9 come quella che ha pubblicato l’Hebelomina mediterranea che tutto ha meno che i caratteri originale delle Hebelomine. Ringrazio per l’ attenzione che vorrete prestare a questo messaggio che chiedo ai moderatori di lasciare postare non solo tra gli aro,enti di studio scientifico, ma anche in testa alla rubrica dedicata alle specie di incerta determinazione. Gaspy
  10. Scusami non l'ho proprio visto. Ti prego di ripostarlo. Ho il vizio di rispondere sempre e subito a chiunque ed a qualsiasi cosa. Quindi se non ricevete risposta immediata è segno che non l'ho letto. Ciao. Gaspy P.S. La mia ironia si riferiva a delle foto troppo scure e piatte per osservare seriamente il fungo in questione. Spero che tu non me ne voglia: ma sono conosciuto anche per il mio buontemponismo
  11. Gaspy

    L'importanza del fungaiolo

    Cari amici! I forum sono un buon punto di incontro e di scambio di opinioni. Molto spesso sono anche un punto di evasione essendo costruiti, più che su basi scientifiche su quelle ricreative e ludiche. Vedi funghi di incerta (o nulla) determinazione, spesso basati su semplici foto, magari mal posizionate, mal illuminate, distanti, ecc. Ma il numero di partecipanti non può prescindere dal fatto scientifico che vengono esaminate diverse aree dell’Italia (e non) e che, fra tante banalità, non possono non emergere i ritrovamenti di specie interessanti, quando non anche uniche. Anche perché è noto che la micologia mediterranea è relativamente recente, e molte specie ancora da essere descritte. Si rende necessario, nell’ottica di un contributo scientifico, che i partecipanti, senza cessare dall’ essere dei semplici dilettanti votati alla passeggiata domenicale nel bosco, volgarmente definiti porcinari, si rendessero conto dell’utilità scientifica delle loro escursioni e cercassero di fornire materiale di studio; quello che gli anglofoni chiamano “voucher collection“. E’ capitato di recente che un appassionato partecipante ad un forum abbia “postato” un interessante cortinario, forse trovato per la prima volta in Europa e forse omologo di un pari americano. E capirete l’importanza del ritrovamento che ora sto studiando anche con l’aiuto di valenti micologi americani. Questo perché in questo caso il ritrovatore in Sardegna si è preoccupato di fornire una descrizione dettagliata e preservare il secco. Ma ci sono moltissime macro e microspecie che certamente incontrate e che presentano analoghe difficoltà ed interessi. Quindi pregherei tutti (questo è un messaggio circolare postato in più forum), quando trovano funghi per i quali pensano di non venirne a capo, almeno di preservarne il secco e di procurarsi almeno i più semplici reagenti (Soda caustica diluita al 30% ed ammoniaca) e tenere i carpofori fino a quando il forum non avrà dato un’opportuna soluzione. La micologia moderna va verso studi scientifici sempre più approfonditi, mentre esistono ancora riviste soprattutto italiane che si rivelano spesso superficial9 come quella che ha pubblicato l’Hebelomina mediterranea che tutto ha meno che i caratteri originale delle Hebelomine. Ringrazio per l’ attenzione che vorrete prestare a questo messaggio che chiedo ai moderatori di lasciare postare non solo tra gli aro,enti di studio scientifico, ma anche in testa alla rubrica dedicata alle specie di incerta determinazione. Gaspy
  12. Cari amici! I forum sono un buon punto di incontro e di scambio di opinioni. Molto spesso sono anche un punto di evasione essendo costruiti, più che su basi scientifiche su quelle ricreative e ludiche. Vedi funghi di incerta (o nulla) determinazione, spesso basati su semplici foto, magari mal posizionate, mal illuminate, distanti, ecc. Ma il numero di partecipanti non può prescindere dal fatto scientifico che vengono esaminate diverse aree dell’Italia (e non) e che, fra tante banalità, non possono non emergere i ritrovamenti di specie interessanti, quando non anche uniche. Anche perché è noto che la micologia mediterranea è relativamente recente, e molte specie ancora da essere descritte. Si rende necessario, nell’ottica di un contributo scientifico, che i partecipanti, senza cessare dall’ essere dei semplici dilettanti votati alla passeggiata domenicale nel bosco, volgarmente definiti porcinari, si rendessero conto dell’utilità scientifica delle loro escursioni e cercassero di fornire materiale di studio; quello che gli anglofoni chiamano “voucher collection“. E’ capitato di recente che un appassionato partecipante ad un forum abbia “postato” un interessante cortinario, forse trovato per la prima volta in Europa e forse omologo di un pari americano. E capirete l’importanza del ritrovamento che ora sto studiando anche con l’aiuto di valenti micologi americani. Questo perché in questo caso il ritrovatore in Sardegna si è preoccupato di fornire una descrizione dettagliata e preservare il secco. Ma ci sono moltissime macro e microspecie che certamente incontrate e che presentano analoghe difficoltà ed interessi. Quindi pregherei tutti (questo è un messaggio circolare postato in più forum), quando trovano funghi per i quali pensano di non venirne a capo, almeno di preservarne il secco e di procurarsi almeno i più semplici reagenti (Soda caustica diluita al 30% ed ammoniaca) e tenere i carpofori fino a quando il forum non avrà dato un’opportuna soluzione. La micologia moderna va verso studi scientifici sempre più approfonditi, mentre esistono ancora riviste soprattutto italiane che si rivelano spesso superficial9 come quella che ha pubblicato l’Hebelomina mediterranea che tutto ha meno che i caratteri originale delle Hebelomine. Ringrazio per l’ attenzione che vorrete prestare a questo messaggio che chiedo ai moderatori di lasciare postare non solo tra gli aro,enti di studio scientifico, ma anche in testa alla rubrica dedicata alle specie di incerta determinazione. Gaspy
  13. Sai qual'è la cosa più nera? L'antenna di una formica in un buco nero di sera. Gaspy
  14. E' innegabile che le opere divulgative abbiano una loro utilità, soprattutto in ausilio a chi non ha tempo o voglia di approfondire oppure - come qualcuno ha sottolineato - non conosce le lingue straniere Io considero tutte le classificzio9ni sistematiche dal Fries in avanti. Ci sono cose che vanno considerate come semplici osservazioni e cose che vengono modificate in base a riscontri scientifici. Poi ognuno può usare i criteri che ritiene migliori. Ma, permettimi, prima di dichiarare qualche pubblicazione scientificamente corretta,, non ritieni sarebbe necessaria una profonda cognizione degli argomenti ed una valutazione oggettiva e non basata su simpatie o meno? Stultum est putavo dicere Quando affermo che una classificazione corretta degli ex-Coprinus comprende come Coprinus soltanto il comatus, il sesquilinus ed il carbonarius, mentre tutti gli alteri vanno ripartiti in Coprinellus, Coprinopis e Parasola non è che mi sono svegliato una mattina e l'ho deciso su basi oniriche. Poi chiaro se qualcuno li vuole chiamare Gigetto.....padrone di farlo'. Esperienze del genere in quarant'anni di micologia ne ho fatte in molti gruppi ed associazioni. Non è un gruppo di volonterosi che decreta la validità degli argomenti,, ma tutta una serie di riscontri internazionali. Ti assicuro che quando ho pubblicato i miei lavori hanno avuto unn vaglio attentissimo e sono sempre stati oggetto di trattative per raggiungere la credibilità degli stessi. Buona giornata. Gaspy
  15. Guarda che non ho detto che sia sbagliato, ma che non ci sono elementi di giudizio sufficienti. La misura dalle spore va bene, ma gli altri caratteri? Quali altri funghi hanno spore dio quelle misure e tipo? Non erano evidenti nelle foto e non sono stati chiariti ora. In quanto alla classificazione, non so di chi sia (probabilmente di Consiglio) sulla quale non concordo per il 90%, in quanto fatta con criteri antichi basati su caratteri non evolutivi, ma soltanto pratici. Non si tratta ne del sottogenere Leprocybe,, nè del sottogenere Orellani, ma di una Telamonia della sezione Saniosi Gaspy Proprio per te che non ti intendi della materia mi piacerebbe dare delle certezze, non nomi a casaccio.
  16. Mi rincresce essermi espresso in modo perentorio, ma non si tratta di un’Amanita, bensì di un gruppo di funghi difficili e non universalmente chiari, per cui ritengo perentoria, ma soprattutto inutile una risposta del tipo “Tizio e Caio hanno deciso che si tratta di…..”senza spiegare altro che genericamente “in base a rilievi somatici, macrochimici e di spore”. Se questa non è superficialità..... Innanzitutto trattasi di un fungo assai piccolo (5-30 mm), che qualcuno dice come un piccolo C. gentilis. La sua prima caratteristica osservabile è il velo giallo visibile al margine del cappello e in zonature sul gambo. Le reazioni (basi, solfato ferroso, nitrato d’argento, acido cloridrico) sono nulle. Le spore sono ellissoidi 8-9xd5,5,2 micron. Ora, se ritenete che le foto malandate possano in alcun modo corrispondere alla sua descrizione o che i predetti micologi vi abbiano insegnato un fungo in più, allora me ne sto zitto. Gaspy
  17. Non so in base a quali criteri sia stato classificato come tale. Mi trattengo dal dire quale sia il primo criterio osservabile nel C. saniosus, perché vorrei leggere da chi l'ha determinato le caratteristiche che hanno permesso l'individuazione. Altrimenti è soltanto tirare ad indovinare. Gaspy
  18. Ma allora non hai letto quanto sopra. e neppure hai letto la mia poesia nella rubrica Funghi velenosi e mortali (senza contare i miei articoli in italiano ed in inglese sull'argomento). In sintesi: C. orellanus Fr. fungo termofilo di latifoglie, senza velo apprezzabile. C. speciosissimus Kuehner (sinon. C..speciosus Favre, C, rubellus C.ke,, C. orellanoides Rob.Henry) fungo di aghifoglia (raro in faggeta con cappello conico a forma di pagoda ed un vistoso velo giallo sul gambo. Da un mio articolo in inglese dal Australasian Mycologist ti riporto uno schema delle specie nel mondo. Australasian Mycologist 23 (2) 2004: research paper Gaspy
  19. no Leggete l'articolo che riporto e giudicate qual' è il nome appropriato. (0000) Proposal to conserve the name Cortinarius speciosissimus (Basidiomycetes, Cortinariaceae) against Cortinarius rubellus, Cortinarius orellanoides, and Cortinarius rainerensis Bruno Gasparini1, Stig Jacobsson2, Karl Soop3 1 Via Budrio, 12, I - 34149 Trieste, Italy; brunogasparini@alice.it (author for correspondence) 2 Botanical Institute, S-405 30 Göteborg, Sweden; stig.jacobsson@botany.gu.se 3 Djustäppv. 23S-792 90 Sollerön. Sweden; karl@soop.org (0000) Cortinarius speciosissimus Kühn. & Romagn., Fl. Anal.: 287, 1953, nom. cons., prop. Typus: France: Doubs, Tourbière des Guinots, pré du Russey. 1 Sept. 1937, leg. Favre GK 7862 (G) (=) Cortinarius rubellus Cooke, Grevillea 16: 44. 1887, nom. rej. prop. Typus: ["in swamps. Moss, near Carlisle, 1886", icon in] Cooke, Illustrations of British Fungi VI: pl. 835 [renumbered as 806 in bound copy] 1887 (=) Cortinarius orellanoides R. Henry in Bull. Soc. Mycol. Fr. 53: 61-65. 1937, nom. rej. prop.. Typus: France: Frasne, Henry 3258 t, (herb. Henry) (=) Cortinarius rainierensis A. H. Smith & Stuntz in Mycologia 42: 83. 1950, nom. rej. prop. Typus: U.S.A. Washington: Mt. Rainier National Park, Lower Tahoma Creek, 18 Aug..1948, A. H. Smith 30281 (MICH). Gasparini (Austr. Mycol. 23(2): 62-76. 2004) noted that the species names listed above have at times all been placed in synonymy with each other and/or applied to one species. We note, however, that while the name Cortinarius speciosissimus is in common (albeit not universal) use in popular parlance, at public exhibitions, and in herbaria, it is not available when these species are synonymized unless conserved. Cortinarius speciosissimus (l.c.) was a nomen novum for C. speciosus J. Favre (Matér. Fl. Crypt. Suisse 10(3): 117, 213. 1948), an illegitimate later homonym (Art. 53.1) of C. speciosus Earle (Bull. N.Y. Bot. Gard. 3: 299. 1904). Cortinarius speciosus Favre, and therefore its replacement, C. speciossimus, was lectotypified by Høiland (Nordic J. Bot. 5: 490. 1985) by Favre's collection cited above (GK 7862). Since publication of the binomial C. speciosissimus in 1953, it has been applied by many authors both in mycology (e.g. Dennis & al.,Trans. Brit. Mycol. Soc. 43(Suppl.): 55. 1960; Bon 1965 SMF 81: Atl. CLII; Horak, Röhrlinge und Blätterpilze in Europa. 396. 2005; Høiland, Norw. J. Bot. 27: 120. 1980; Moser 1969 D.Z.f.P. (Heft.1-2) and 1972 D.Z.f.P.: 213, 248; Moser 1978-83 K.Kf.: 351; Thorn & Malloch, Can. J. Bot. 72: 528. 1994) — and in chemistry and medicine (e.g. Grüber 1969 D.Z.f.P.: 257, 259, 260; Nieminen 1976 Arch. toxicol. 35 (8): 235-238; Nieminen & Pyy 1976, Medical Biology, 54 (2): 156-158; Nieminen & Pyy 1976, Acta Path. Microbiol. Scand., Sect. A, 84 (2): 222-224; Nieminen, Pyy, Hirsimaki 1976, Br. J. Exp. Path 57: 400-403; Rapior & Andary 1988). The synonymy between Cortinarius rubellus Cooke and C. speciosissimus was first suggested by Høiland (l.c. 1980), later effected by Melot 1987 (Doc. Mycol. 68: 71-72), and has been accepted by some in recent literature (e.g. Brandrud & al. Flora Photographica vol. 1. 1990; Legon & al., Checklist of the British & Irish Basidiomycota. 75. 2005; Robertson & al., Pacific Northwest Fungi 1(6): 1-7. 2006), but not all (e.g. Bon 1991 Champignons d´Europe; Bidaud & al. 1990 Atlas des Cortinaires; Soop 2004 Cort. Sweden; Thorn & Malloch l.c.). Prior to then, the name C. rubellus had been seldom adopted (e.g. Britzelmayr, Bot. Centr. 51 (2-3): 37. 1892) or was listed as poorly known (e.g. Dennis & al. l.c. 212. 1960). Horak (l.c.) treats C. rubellus as a distinct species with C. orellanoides as a synonym of it rather than of C. speciossimus. Thorn & Malloch (l.c.) believe that if Cooke’s reported spore measurements were accurate, C. rubellus might well be an earlier name for C. morrisii Peck (Bull. Torrey Bot. Club 32: 79. 1905) rather than of C. speciossimus. They even mention an earlier potential name, C croceofulvus (DC: Fr.)Fr. Other authors (e.g; Dähncke, 1200- Pilze. 1993; Høiland & Holst-Jensen, Mycologia 92: 694-710. 2000; Peintner & al., Mycologia 96: 1042-1058. 2004) have utilized the name C. rubellus in lieu of C. speciosissimus and/or C. orellanoides A certain number of mycologists consider Cortinarius orellanoides R.Hry., described from a different habitat (broad-leaf forests), as a species distinct from C. speciosissimus (Riva, Bull. Soc. mycol. Fr. 120: 251-256. 2004; Horak, Röhrlinge und Blätterpilze in Europa. 396. 2005), while others regard them as conspecific (e.g.; Ruedl et al., Biochimica et Biophysica Acta, 21 (1/2):280-283,1989; Mycol. Helv. 4:99-109,1990; Klan & Baudišová, Czeh Mycol. 47 (1), 1993; Høiland, N. Journ. of Bot. 14 (2): 221-228), 1994; Robertson & al. Pacific Northwest Fungi 1(6): 1-7. 2006. The morphological characters are very similar, yet it is possible that C. orellanoides ss str., especially if restricted to deciduous host symbiosis versus coniferous host symbiosis for C. speciossimus, may turn out to be a distinct taxon, in which case the name C. rubellus may compete with it (cf. Horak l.c.). The name C. orellanoides R. Henry (Bull. Soc. mycol. Fr. 53: 61-65. 1937) was published without illustrations, citations of illustrations, or designation of a type. Henry (Bull. Soc. Mycol. Fr. 97: 181-183. 1981) indicated that specimen no. 80767 in his herbarium was the holotype, however, Henry (Bull. Soc. Mycol. Fr. 101: 1-54. 1985) later listed his specimen “3258 t” in his herbarium was the holotype. Neither was mentioned in the protologue. Høiland (l.c. 1985) noting this lapse designated “Henry 3258 t, France, Frasne (Herb. Henry)” to be the "lectotype". It is not known if 80767 and 3258 t are different numbers from two numbering systems for the same collection. Cortinarius rainierensis Smith & Stuntz (in Mycologia 42: 83-85. 1950) was described from coniferous forests of in the Pacific Northwest of the U.S.A. The authors compared their new species to C. speciosus Favre (= C. speciosissimus), but belived that their new species was duller in coloration. The name C. rainierensis has had limited usage (e.g. Killer-Dilitz & al. Mycologia 77: 667-673. 1985), and most recently was listed as a synonym of C. rubellus, as was C. speciossimus and C. orellanoides, by Robertson & al. (Pacific Northwest 1(6): 1-7. 2006; http://pnwfungi.org/) who report on additional discoveries from the Pacific Northwest, and comparisons with Swedish materials. Cortinarius brunneofulvus Fr.: in Gasparini (2004) it was mentioned as a possible synonym of C. orellanoides. The statement was only partial as it referred to the interpretation by Bresadola (Icon mycol.:654, 1930) and should have been written Cortinarius brunneofulvus Fr ss. Bresadola. According to Pöder & Pipitz (Bollet. del Grupp. Mic. Bres., 29, n. 5-6 ,: 221-222, 1986), Cortinarius brunneofulvus Fr ss. Bresadola is another possible synonym. All three names would have priority if considered synonyms of C. speciosissimus. Non conserving C. speciosissimus would give the only advantage of different names to be employed in the same sense following the caprice of the various authors, but without the certainty that any other name employed is the same taxon. The importance of the fungus commonly known as Cortinarius speciosissimus has arisen from the large amount of orellanine it contains, which has a considerable impact on studies of chemistry and medicine (toxicology), e.g. Andary C. et al , Mycol, 7 (3):1989-2000. 1986; Andary et al. Lancet: 213. 1989; Burger A. Diplomarbeit Inssbruck. 1992; Caddy B. N. Experientia 38:1439-1440. 1984; Dehmllow, E.V., Tetrahedron letters 26 (40): 4903-4906. 1985; Gamper R. Dissertation Innsbruck. 1977; Gill M. & Steglich W., Prog. In Chem. & Nat. Prods.1987, Høiland, K. Trans. Brit. Mycol Soc. 81 (3):633-635. 1983; Hulmi, S. et al. Duodecim 90: 1044-1050. 1974; Keller Dilliz H. Dissertation Innsbruck. 1984; Keller Dilliz H. et al. Mycologia 77 (5):667-673. 1985; Klán. J. & Baudisová D. Czech Mycol. 47: 65-72; Kolliniati, J. Dissertation Innsbruck. 1976; Laatsch H. & Matthies L. Mycologia 83(4): 492-500. 1991; Mottonen M. et al. Dissertation Innsbruck. 1975; Pfaller W. et al. Nephrotoxicity-Mechanisms, Early Diagnosis and Therapeutic Management: 59-66. 1989; Prast H.& et al. Arch Toxicol. 62: 81-88. 1988; Schumacher T. & Høiland, K. Arch.Toxicol. 53: 87-106. 1983; Short L. et al. The Lancet: 942-944 1980; Tebbet I. R. & Caddy B. Experientia 40:441-446.Thöni I. Dissertation Inssbruck. 1977). It is therefore important to establish a unique, accepted name to be used when referring to it. Further it is equivocal the use of different names, as it has been done in different times, for the same fungus in scientific texts.. Confusion has arisen and will continue to be carried on, if there are four (or more) possible names for the species in question. Among the four captioned species considered in competition, C. rubellus is by far the oldest name, but its application to the present taxon is doubtful as many features in Cooke’s description differ considerably from the description of Cortinarius speciosissimus and essiccata of the type could not be traced in Kew or anywhere else.. C. orellanoides and C. rainierensis are older names, possibly for the same taxon, but they are of scant usage and were seldom used in popular or medical literature. Furthermore they have been used to designate different species. The same consideration applies to C. brunneofulvus Fr. ss. Bres. C. croceofulvus (DC:Fr.)Fr. or C. helvolus Fr. all potential synonyms. We therefore consider it desirable to conserve the name C. speciosissimus, as being unambiguous and having been in current use for a long time. In conclusion, we hereby propose to conserve the name Cortinarius speciosissimus Kühn, & Romagn. 1953 against Cortinarius rubellus Cke. 1883, Cortinarius orellanoides Henry 1937 and Cortinarius rainierensis Smith & Stuntz 1950.
  20. Ancora non avete detto l'habitat, che è essenziale. Gaspy
  21. Sembra proprio un C. orellanus. Dove è stato raccolto? Il semplice contatto con funghi commestibili non ne altera la commestibilità. Vista la quantità dell'orellanina contenuta in un carpoforo, risulta molto meno pericoloso di un'A. phalloides. Esaminare comunque tutti i funghi uno per uno. Gaspy
  22. Escluso Cortinarius (in vaso sarebbe il primo al mondo!!!!), escluderei Gymnopilus che credo cresca solo su legno vivo. Potrebbe trattarsi di una Pholiota. Prova a guardare le spore. Di solito un fungo, con quel colore ed in vasi è il L. luteus, ma se le spore sono tabacco, allora è un ocrosporeo. Gaspy
  23. Leucocoprinus luteus (sinon. Birnbaumi Gaspy
×
×
  • Crea Nuovo...

Informazioni importanti

By using this site, you agree to our Terms of Use (privacy).