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funghimundi

Consiglio Direttivo APB 2025
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Tutti i contenuti di funghimundi

  1. ... o che recano solo ricordi di voci ...
  2. ... itinerari che portano a paesi ospitali ...
  3. ... di genti che ancora sono ...
  4. ... ed anche il ricordo remoto di genti che furono ...
  5. ... risalendo il corso dell'acqua ...
  6. ... percorrendo strade antiche ...
  7. ... vie con ponti che portano verso altre sponde ...
  8. ... tragitti che attraversano piccoli ostacoli ...
  9. ... come quelle della vita che portano alla quiete della sua fine ...
  10. ... quelle dell'anno che portano all'inverno ...
  11. ... ma son anche luoghi del tempo che attaversano stagioni ...
  12. ... per entrare e camminare nel bosco ...
  13. ... i percorsi sono luoghi fisici dove per entrare si varca una porta ...
  14. stimolato da Girogio che inizia un suo bellisimo, tanto per cambiare, racconto con 'vieni c'è una strada nel bosco', vi propongo questo piccolo viaggio tra strade del bosco ed altri luoghi. Una strada che porta al bosco dove inizia un percorso ...
  15. bravo Giuseppe :hug2: vedo che pratichiamo lo stesso sport che si potrebbe intitolare "ricarica le batterie ma alla larga dai funghi!!" :hug2: :hug2: Marco p.s. personalmente sono talmente carico che da un momento all'altro potrei .... :wink:
  16. funghimundi

    ....another poste........

    non è giusto :hug2: non è giusto :hug2: :hug2: non è giusto :hug2: nei faggi del versante modenese 'un c'è nulla .. in questi giorni ho studiato cartine e visitato posti diversi ma con lo stesso identico risultato: boleti niente (come d'altra parte anche il resto tranne qualche striminzitissimo galletto) ... e pensare che dall'altra parte tu hai trovato tutto quel ben di dio ... :wink: :hug2: Marco
  17. bellissimo racconto :biggrin: mi sa tanto che una gioranta con gente con voi sia davvero picevole :biggrin: Marco p.s. nei miei boschetti c'è il VUOTO MICOLOGICO ari
  18. Mi ero perso questa interessante discussione alla quale voglio dare un contributo. E' fin troppo facile vedere, girando per colline e montagne (oramai tutte le pianure sono completamente disboscate) boschi di origine artificiale in pessime condizioni e di scarsissimo valore ecologico. Per ragioni professionali mi è capitato di affrontare l'argomento, se pur non frequentemente, ed anche di rispolverare e integrare le nozioni di selvicoltura apprese molti anni fa all'università. Insomma l'idea che mi sono fatto è, tentando una sintesi, questa: indubbiamente gli effetti che si vedono oggi dei rimboschimenti in appennino spesso utilizzando conifere sono spesso assai negativi però: - a volte la 'colpa' non è tanto di chi ha effettuato l'intervento (magari ad inizio secolo scorso o nei suoi primi decenni) quanto delle tecniche di gestione successive che magari non hanno effettuato gli sfoltimenti previsti sulla/e specie dominanti; un discordo diverso invece per gli interventi più recenti ... - la pressione indirizzata sulle specie più pregiate, le cosiddette latifoglie nobili ma anche l'abete bianco che sarebbe il compagno naturale del faggio praticamente in tutto l'appennino, ha condotto sempre più i popolamenti verso la monospecificità - il faggio dal canto suo essendo strettamente sciafilo (cioè vuole l'ombra almeno nella fase giovanile), non conquista un solo metro se non accompagnato da specie pioniere capaci di colonizzare gli spazi aperti che in natura derivano dagli schianti, in una selvicoltura oculata da tagli localizzati bene il mix di questi tre fattori, fortemente accelerato da motivazioni di carattere economico da un lato ma anche dalla progressiva perdita di cultura applicata alla gestione forestale, ha prodotto alcuni dei nefasti frutti di cui si va discorrendo. Aggiungo qualche altra considerazione 'sparsa'. Sono e rimango un sostenitore dell'impiego delle specie cosidette 'autoctone' ma mi pare che il problema che le esotiche rappresentano è più legato alle cattive modalità di impiego e pessime di gestione che non ad una loro intrinseca pericolosità I boschi italiani negli ultimi cento anni hanno subito enormi pressioni e modifiche a partire dai cicli disboscamento-rimboschimento conseguenti agli eventi bellici, poi alla costruzione delle ferrovie (tutte le traversine erano in legno di quercia) e infine al mutamento degli indirizzi produttivi. Da qualche decennio si assite ad alcuni fenomeni tra i quali: l'invecchiamento di molti cedui che, non più utilizzati per la produzione di legna da ardere, stanno progressivamente ma assai lentamente trasformandosi in fustaie che vedranno i nostri nipoti...; la conversione operata dall'uomo dal governo a ceduo a quello a fustaia; temo che troppi di questi boschi futuri non li vedrà nessuno perchè le modalità delle conversioni sono a volte davvero sciagurate; l'intenso sfruttamento dei cedui più comodi e remunerativi che si stanno tramutando si in boscaglie spelacchiate; l'imboschimento (cosa diversa dal rimboschimento) di suoli che mai hanno ospitato il bosco o almeno non in epoche recenti; la scarsa disponibilità di materiale forestale di qualità; la effettuazione di piani, programmi e interventi in materia forestale da parte di operatori troppo spesso del tutto digiuni della necessarie conoscenze. Quindi se da un lato la superficie boscata, secondo i dati degli inventari, aumenta (e qui giocano un ruolo fondamentale l'abbandono dei pascoli ma anche le definizioni di bosco impiegate), dall'altro la salute attuale e futura dei boschi desta più di una perplessità e non c'è neanche bisogno di tirare in ballo gli effetti dell'inquinamento.... Da ultimo una mia personalissima convinzione che però sostengo con forza: motoseghe, ruspe, tagliasiepi, ed altri mezzi simili dovrebbero essere impiegati con una perizia e una misura confrontabili a quella del trapano del dentista ed invece costituiscono haimè una marea diffusa in mano o a disposizione troppo spesso a inocoscenti (nel senso letterale del termine). I danni che producono in tempi infinitesimi sonno 'riparati' dalla natura in tempi biologici o geologici che ben altra scala hanno. Scusate la lunghezza ma l'argomento ...... Marco
  19. chiudo, per il momento, con un altro salice ma qui mi ferma al genere Salix :wink: Marco
  20. albero bellissimo e facile da indovinare ....
  21. il salicone (Salix caprea)
  22. qualche altra corteccia il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia)
  23. bravo Mario, bella memoria alla quale dò volentieri un contrbuto con questa mia :wink: Marco Forti, deboli minuti, grossi alti, bassi scuri, biondi o rossi. Andati avanti, passati, trapassati da metalli ruggenti squarciati gli elmetti, trapunte le carni profanati i vent’anni, quanti…. Soldati, introiti mancati futuri spianati fogli stampati potenti imboscati silenzi annunciati reparti annientati. Soldato, mai t’ho scordato, neanche nel mondo più agiato e incosciente di ciò che non lascia più niente, soltanto “presente”!
  24. gurdando le tue immagini rimango preda del seguente dilemma: buttare via fotocamera, Phtoshop & c oppure mettermi 'di buzzo buono' ad imitare le tue impatreggiabili capacità... :wink: Marco
  25. bravo Roberto :wink: me lo son proprio goduto 'sto post! Marco
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