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Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Massi... per me è sempre stagione! Tu vedi di venire ai pranzi! Volevo scappare da un brutto ceffo in copertina Ciao Sm, 300 slm sotto pioppo bianco, rovere, castagno e rovi, in sponda assolata le giovani, in zone disinnevate i primordi... ai margini quelle grandi. Media ultimi 7 giorni +10.3° Nic -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Grazie Ale, in bocca a Lupo di Toscana non ce vojo finì però La stagione è lunga ma io adoro la primavera aldo! Forse le cannonate no, ma le pallonate in campo talvolta si -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Ti salutano Rob, più che fisico, direi bestiale, magari fossi come la bestia "julio baptista" della roma Grazie Luciano, mi raccomando, occhio alle aiuole dell'ospedale che fra poco spuntano i funghi gialli Prrrr.... ne trovo di più di te bischero! -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Da che pulpito non oso immaginare come siano grigie le tue domeniche Aahahaahah me lo ricordo, tre anni fa trovai due estivi dopo 13 giorni dalla operazione, l'aria di bosco (piano) fa bene Grazie Max, fatti sentire -
Un team di ricercatori italiani e francesi ha scoperto la sequenza esatta del Dna del Tuber melanosporum, preziosa perla nera ipogea Dopo cinque anni di lavoro, ricercatori francesi e italiani hanno mappato il genoma del tartufo nero di Norcia, o Perigord o Tuber melanosporum. La ricerca è stata coordinata in Francia dal Centro Inra di Nancy , che ha pubblicato sull'edizione online di Nature del 28 marzo 2010 i risultati del loro studio, che in Italia ha coinvolto i gruppi Cnr di Torino e Perugia e le Università di Parma, L’Aquila, Bologna, Roma e Urbino. Le implicazioni della decodificazione del genoma di questo fungo che arriva a costare anche 1.500 euro al chilo sono molte. Genoma esteso «I risultati più sorprendenti dell'indagine sono in primo luogo quantitativi» afferma Paola Bonfante, ricercatrice dell'Istituto per la Protezione delle Piante del Cnr e dell'Universitá di Torino. «Il genoma del tartufo nero -continua la ricercatrice- è il più grande tra quelli dei funghi finora sequenziati, con 125 milioni di coppie di basi. Responsabili di questa dimensione del Dna sono sequenze ripetute di alcuni elementi genetici mobili detti trasposoni, che rappresentano il 58% dell'intero genoma». «I geni che codificano per proteine sono 7.500, di cui circa 6.000 trovano corrispondenza in altri funghi. Tuttavia, diverse centinaia di geni del tartufo sono unici e svolgono un ruolo fondamentale nella formazione del corpo fruttifero e della relazione simbiotica con la pianta ospite». Nel corso della ricerca, il genoma del Tuber è stato confrontato dai ricercatori con quello della Laccaria bicolor, appartenente a un gruppo di funghi diverso e già sequenziato dal team francese. Si sono evidenziate forti differenze nel modo in cui i due simbionti dialogano con le piante ospiti: ciò suggerisce che la simbiosi micorrizica abbia seguito strade evolutive diverse. Tracciarne la provenienza La sequenza genomica mette a disposizione migliaia di marcatori genetici che verranno impiegati per evidenziare polimorfismi genetici, ovvero le sequenze diagnostiche di Dna, nei tartufi provenienti da diverse zone e, le impronte genetiche così ottenute, permettono di tracciare i tartufi sulla base della provenienza, fornendo una sorta di certificazione del prodotto da usare anche come strumento anti-frode, nel senso della tutela prevista dalla legge 752 del 1985. I marcatori genetici forniscono anche informazioni essenziali sulle regioni del genoma responsabili dell'aroma, così apprezzato. Si potrà, entro breve tempo, definire un profilo genetico-molecolare che coniughi origine geografica e profumo dei tartufi neri, identificando le regioni e i geni che codificano gli enzimi responsabili della formazione dei composti volatili. Migliorare le coltivazioni L’analisi della sequenza genomica ha inoltre evidenziato il ridottissimo potenziale allergenico dei tartufi e l'assenza delle principali vie metaboliche responsabili della formazione delle micotossine. Secondo i ricercatori, grazie a queste informazioni la tartuficoltura potrà selezionare individui geneticamente caratterizzati con tratti organolettici particolarmente pregiati. Contro le frodi C'è anche un aspetto economico rilevante: con un aumento del 15 per cento delle quantità di tartufo Made in Italy esportate nel 2009, in controtendenza con l'andamento economico generale, la mappatura del genoma rappresenta una grande opportunità per valorizzare le identità territoriali del tartufo e per proteggerle dai tentativi di modificazione genetica e clonazione che sono in atto in Paesi come la Cina. Secondo l'organizzazione agricola, in base agli ultimi dati sul commercio estero dell'Istat, l'Italia ha esportato 124mila chili di tartufo conservato nel 2009. I risultati della ricerca possono dunque dare un importante contributo alla salvaguardia del legame con il territorio ma anche sostenere una lotta più incisiva nei confronti delle frodi e sofisticazioni. La micorriza Uno degli aspetti più curiosi della ricerca riguarda la «vita sessuale» e una conseguente capacità di riprodursi del tartufo nero. In realtà il ciclo vitale del tartufo e la comprensione dei meccanismi molecolari che stanno alla base della riproduzione non sono l'elemento più importante della decodificazione genetica, ma è molto interessante il concetto di micorriza, il tipo di associazione simbiotica tra il fungo e la pianta superiore: il ciclo biologico del tartufo prevede infatti un'interazione tra l’apparato radicale della pianta ospite e il micelio di tartufo. Le cellule del tartufo avvolgono l’apparato radicale della pianta formando una nuova struttura specializzata denominata ectomicorriza; questa nuova struttura permette di captare con più efficienza gli elementi minerali dal terreno. In genere, una pianta micorrizata mostra una crescita di peso fino a 2-3 volte la pianta non micorrizata. Inoltre, la presenza significativa di micorrize sull’apparato radicale di una pianta indica anche una buona qualità dell’ambiente dove vegeta la pianta. E il bianco? Sull’onda degli importanti risultati conseguiti, il gruppo leader francese ha presentato e ottenuto un finanziamento per un nuovo progetto rivolto al Tuber magnatum Pico, il tartufo bianco più pregiato al mondo e di cui la Francia non è produttrice. Nuove frontiere Avendo disponibilità di nuove risorse finanziarie, verso quali azioni dunque andrebbe indirizzata la ricerca? In seguito alla diminuzione della produzione delle tartufaie naturali e dei cambiamenti degli ecosistemi, si è verificato un incremento di frodi alimentari in Italia; per esempio un composto come il bismetiltiometano, che fa parte delle diverse molecole volatili che contribuiscono a determinare le specifiche caratteristiche organolettiche del tartufo bianco, se aggiunto ad altre specie di tartufo non pregiate può contribuire a confonderle con il Tuber magnatum. La disponibilità di nuove risorse finanziarie permetterebbe alla ricerca scientifica di perseguire principalmente due importanti obiettivi, quali la tutela del patrimonio tartuficolo naturale per salvaguardarne la biodiversità e lo sviluppo della tartuficoltura per permettere anche il recupero di aree marginali. Occorre anche sottolineare che questi tartufi, oltre ad essere apprezzati gastronomicamente, costituiscono per l’Italia una notevole risorsa economica ed un importante fattore di promozione turistico-ambientale. Carta d’identità Nome scientifico: Tuber melanosporum Divisione: Ascomycota Classe: Pezizomycetes Ordine: Pezizales Famiglia: Tuberaceae Genere: Tuber Specie: melanosporum Nomi comuni: tartufo nero, tartufo di Norcia, truffe de Perigòrd Corpo fruttifero: tondeggiante, di dimensioni e peso variabile. Gleba: di colore nero brunastro con sfumature violette; venature biancastre fitte e ben definite. Odore aromatico e gradevole, sapore molto grato. Spore: nere in massa, spinulate, con aschi globosi e peduncolati. Habitat: simbionte sotto roveri, lecci, carpini, noccioli in terreno calcareo. Da raccogliere fra dicembre e metà marzo. Commestibilità: Eccellente commestibile, fra i migliori funghi al mondo. Foto di Arturo Baglivo
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Eheeheh ti capisco Stef, ma guarda qui in liguria ne troviamo di alcuni che nulla hanno da invidiare molto interessante, io del P.sudanicus non ho mai visto una diapositiva Pietro, puoi darci qualche notizia? Un abbraccio Mediocre, ma da giovane è buono, solo un pò astringente dicono
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Io partirei subito, forse più per le Cangure che per i funghi Il "king" è l'edulis, che si accoppia al "queen" bolete, che è il Boletus aereus americano, ossia il Boletus regineus D. Arora & Simonini è un discorso complesso perchè sono pressoche identici e considerati da alcuni sinonimi ma le differenze ci sono, proverò a chiarirtele! Un :hug2:
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Buu, inventane un altra per uscirne bene dal semicappotto potevi raccogliere le digitaliformis, quelle si che son buone :hug2: Scherzi a parte, bellissime le pozze ancora piene e quel pino... è veramente gigantesco
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Verpe......2a uscita!
Illecippo™ ha risposto a federico23 nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Un lavandino di verpe non mi sembra una vera uscita nel bosco -
Un'aiuto per capire cos'è..
Illecippo™ ha risposto a mare e monti nella discussione Il regno delle piante
è una pianta parassita tossica per l'uomo, Viscum album, o vischio.. come ti ha detto alfonso; in questo periodo gli uccelli ne disperdono le bacche... che germoglieranno su altri "ignari" alberi l'anno successivo... generalmente non è nociva perché il suo è un parassitismo lieve, è in grado di produrre clorofilla attraverso la fotosintesi (infatti le foglie sono sempre verdeggianti) ma non di captare abbastanza sali minerali: così si "introduce" nella pianta parassitata con una radichettina nell'intercapedine del ramo. Nic -
Grande Matteo!! Sapevo della tua imminente raccolta, mi raccomando domani !!!
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ehehe, il bello è trovarli in ciabatte da mare (vedi foto!!!) Sono quelli che crescono a P.N. (Lurisia) sotto all'abetaia, che non abbiamo trovato lo scorso anno
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chi mi può aiutare ?
Illecippo™ ha risposto a max il segugio nella discussione Funghi da determinare e da riconoscere
Nella seconda foto vedi una dominante rosata sul cappello dell'esemplare a destra? è la sporata, rosa=entoloma quale... non è facile dirlo, ci vogliono foto più dettagliate magari su un prato e non grigio su grigio -
Ci troviamo nell’est dell’Australia, agli antipodi dell’Italia. Dopo alcune giornate piovose, iniziamo a passeggiare nelle grandi foreste della regione merdionale. Eucalipti e alcune querce fanno da cornice ad alcuni tratti di bosco formati da una laurisilva o foresta tropicale più complessa. Ma proprio ai margini delle boscaglie formate da Eucaliptus, potremo imbatterci in un curiosissimo quanto gigante… Porcino! Tipico dell’Oceania Questo particolare fungo, molto somigliante a un Boletus reticulatus di grandi dimensioni, si chiama Phlebopus marginatus ed è stato individuato e segnalato già dal 1845, dallo studioso Berkeley, che lo aveva chiamato inizialmente Boletus marginatus. Successivi studi e monitoraggi, ne hanno accertato la presenza costante anche nelle vicine foreste dell’Indonesia, della Malaysia e anche in alcune zone costiere dello Sri Lanka. Anticamente, si narra che fossero un importante elemento che caratterizzava la dieta delle popolazioni aborigene di questo continente. Un vero gigante L’aspetto generale è quello di un boleto. Può raggiungere proporzioni davvero enormi: il cappello, dal colore ocra marroncino tendente al giallo scuro con rade sfumature più scure, da convesso a appianato-depresso, arriva a misurare anche 1 metro di diametro! Il gambo è di colore scuro, da grigiastro a bruno-marroncino, reticolato e allargato allo stipite e di forma generalmente regolare. La superficie imeniale, ovvero i pori, sono di colore giallo vivo anche a maturazione, quando tendono leggermente a scurire; la sporata è giallo-marroncina; la carne, soda da giovane ed elastica a maturazione; è bianca ed immutabile, con odore tenue e sapore dolce. In Australia è conosciuto come Salomon gum mushroom, a causa della colorazione particolare della cuticola. Si hanno notizie e documentazioni di esemplari del peso di 29 chili, trovate nella regione del Victoria! Un genere particolare Le specie appartenenti ai Phlebopus, sono considerate le maggiori fra i boleti; sono generalmente micorrizici, molli e dalla consistenza gommosa degli esemplari che superano i 40 cm di diametro del cappello. Il nome del genere deriva dal greco “phebo” e “pous”, col significato di piede espanso. Recentemente, in Australia sono stati trovati diversi boleti molto simili nell’aspetto, ma con la carne che vira al bluastro al taglio: questo ha fatto pensare alla presenza di nuovi Phlebopus nel territorio dell’Oceania. Altre specie affini sono segnalate nelle foreste delle Filippine e del Sud Africa. Infine, una nota sulla commestibilità: da giovane viene consumato, privato della base del gambo. Carta d’identità Nome scientifico: Phlebopus marginatus Sinonimi: Boletus marginatus Divisione:Basidiomycota Classe: Agaricomycetes Ordine: Boletales Famiglia: Boletinellaceae Genere: Phlebopus Specie: marginatus Cappello: 10-60 cm, carnoso, dal margine debordante, di colore marroncino tendente al giallo ocraceo. Imenio: pori colore giallo limone, tendenti al marrone solo a maturità. Gambo: carnoso, allargato alla base, di colore grigiastro o marrone scuro; reticolato. Carne: bianca, generalmente immutabile, soda da giovane, elastica da adulto; odore nullo, sapore dolciastro. Habitat: in foreste di eucalipto, nell’emisfero australe; diffuso solo nel sud-est dell’Oceania. Commestibilità: consumato da giovane, considerato di mediocre valore alimentare.
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Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Aahah, ma tu avevi qualche dubbio sulla mia normalità? per ora sto anche evitando il Toradol, non vorrei mai diventare un dipendente stile Vicodin/Gregory House -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Invece della salsiccia ho usato il guanciale. Per me le verpe son l'unico fungo che tengono bene un cucchiaio di pomodoro. Ottime!! Ah, ma Peppe credi davvero che non saltino fuori fra poco, anche nei miei confronti? A presto Eh Alberto, la voglia è sempre tanta... la gamba un pò meno ma ieri già mi districavo bene. La nota lieta è stata rientrare a casa, levare il tutore e osservare con gioia che non c'è già più alcun versamento, e i punti stanno già riassorbendosi. -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Si, così pare! Unica specie insieme a qualche malridotta Sarcoschypha, ma c'era ancora la neve!!! Grande Madino, mi raccomando domani fammi sapere in diretta se salta fuori Ci vediamo presto! EhEh guarda sono un Cuneese acquisito, è la zona nei dintorni di Piana Crixia a Millesimo, dietro Savona -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
grazie Lucio, le foto fanno schifo, ma di meglio non si poteva. Mai telefonarmi prima di andare a funghi è un complimentone! ne vado fiero Alberto :hug2: -
Ci ho pensato Ciao Re Artù! Vincè, se avessi il GPS ti darei le coordinate... ma arrivare laddove non arrivano le grinfie di cuneesi e francesi, non è facile :hug2: (ci puoi arrivare, si capisce più o meno la zona )
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Spinaci di montagna dal sapore deciso, ottimi per frittate e per zuppe di legumi e cereali. I farinelli del buon-enrico sono una delizia del apprezzata in tutta la Penisola. Il botanico svedese Linneo assegnò il nome specifico di questa pianta per onorare Enrico IV di Navarra, chiamato appunto dai francesi “Le bon Henry”, che tra l’atro fu un protettore dei botanici. Diffusa in tutta la penisola italiana, il Chenopodium bonus-henricus è una pianta erbacea perenne ed edule della famiglia delle Chenopodiaceae, oggi assegnata in una più corretta posizione, secondo il moderno sistema di classificazione APG basato su dati molecolari, alla famiglia delle Amaranthaceae. Il nome comune è Farinello buon-enrico, mentre volgarmente prende il nome di Spinacio di montagna e, in particolare, nell’Appennino centrale è chiamato Orapo. E’ un’erba che cresce abbondante in montagna fino ai 2100 m. su terreno molto azotato, di frequente presso le malghe, nei luoghi incolti concimati di montagna e dove stazionano i pascoli. Gli orapi sono conosciutissimi come specie mangereccia, per il loro gusto affine agli spinaci, ma con in più una vena di sapore selvatico. Da giovane si colgono i germogli che vengono consumati cotti o fritti. Per non sbagliare pianta basta toccare la pagina inferiore delle foglie che al tatto sembra coperta di sabbia fine. Piede d’oca! E’ una pianta perenne di tipo erbaceo, ma a volte quasi arbustivo con portamento eretto-ascendente a forma vagamente piramidale. Ha un fusto ascendente, cilindrico e striato che le permette di crescere fino a 60 cm. di altezza. Le foglie verdi, con una forma simile al piede dell’oca (dal greco chen ossia oca e podion che significa piede), sono triangolari-astate, lunghe 5-10 cm, con due lobi acuti divergenti alla base, picciolate, con la pagina inferiore chiara e farinosa. L’infiorescenza si sviluppa in un racemo di spighe, con brevi rami all'ascella delle foglie superiori, con fiori rossiccio-bruni, ermafroditi, con perianzio con 5 segmenti sepaloidi, stami opposti ai segmenti e ovario supero. Il frutto è una capsula che alla maturità diventa carnosa e succosa. Ogni frutto contiene un solo seme bruno-lucente, punteggiato molto minutamente a forma ovoide o più semplicemente rotonda. Ferro e acido ossalico Gli orapi sono conosciuti sin dall'antichità e apprezzati per il loro valore nutritivo, spesso raccolti, lessati e consumati in varie forme nell'Italia centrale. Si cucinano come una comune verdura, lessa o soffritta in padella. Si preferiscono i germogli o le cime immature delle giovani piante. Per l'alto contenuto di ferro e altri sali e vitamine, questo spinacio di montagna è un ottimo demineralizzante ed è quindi un buon ricostituente, antianemico, lassativo e depurativo, però per il suo contenuto di acido ossalico ne è sconsigliato il consumo ai sofferenti di calcoli, artrite e reumatismi. Anticamente considerato un alimento povero, è oggi una spezia molto ricercata e pertanto è spesso oggetto di raccolte indiscriminate. Il Voccarusc m’panicc’ Ecco una curiosa ricetta abruzzese tipica della zona di Capracotta (IS). Ingredienti: 1 chilo e 200 grammi di orapi; 600 grammi di pane casereccio raffermo; 250 grammi di miscischia (o 350 grammi di pancetta di pecora o maiale); peperoncino piccante (se si usa la pancetta); aglio; olio extravergine di oliva; sale. La ricetta vede l'uso della miscischia, carne di pecora essiccata, messa in ammollo per 24 ore, cambiando l'acqua per dissalarla e ammorbidirla. Questa carne secca purtroppo, ormai, quasi introvabile quindi viene sostituita con pancetta di pecora o maiale, fresca o semistagionata. Dobbiamo cuocere gli orapi in acqua bollente, salare e scolarli ma non troppo, tenendo da parte l'acqua di cottura. Aggiungere alla verdura il pane raffermo, tagliato a pezzi, girando e lavorando bene con il cucchiaio di legno finché non diventerà un impasto morbido ed omogeneo; se necessario aggiungere un po' dell'acqua messa da parte. In una padella soffriggere l'aglio sminuzzato, la miscischia tagliata a pezzetti (o la pancetta con peperoncino e sale), versarla facendola incorporare bene al composto di pancotto e verdura. Carta d’identità Nome scientifico: Chenopodium bonus-henricus Sinonimi: Chenopodium spinaciifolium Divisione: Magnoliophyta Classe: Magnoliopsida Sottoclasse: Caryophyllidae Ordine: Caryophyllales Famiglia: Chenopodiaceae Genere: Chenopodium Specie: bonus-henricus Descrizione generale: Pianta erbacea perenne alta da 30 a 80 cm dall'aspetto farinoso, villoso. Foglie: dotate di un lungo picciolo, cuneiformi con margine ondulato; di colore verde brillante nella pagina superiore e chiaro in quella inferiore. Fiori: piccole spighe senza foglie, formate da piccoli fiori bruno-verdastri a 5 sepali e stami. Semi: neri, lucidi. Habitat: Pianta diffusa in tutta l’ Europa; dalla collina all'alta montagna; fiorisce da fine aprile ad agosto. Commestibilità: le foglie sono utilizzate in cucina alla stregua delle migliori verdure.
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Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Caro Giuliano, questo pre-intervento lo ho patito davvero tanto, di nuovo tutto da rifare e da recuperare... Però adesso mi sento finalmente davvero felice e a posto, facciamo li scongiuri ahahahha dany in quella foto sembro davvero robocop!!! ma dovevi vedere mentre mi infilavo fra i rovi e pandino da fuori che storceva il naso e la testa -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Sono le prime, sono belle e soprattutto non hanno quel nauseabondo odore spermatico tipico della verpa matura :hug2: Un abbraccione a tutti voi da Nico, e da l'oramai rassegnato pandino (ci ha rinunciato, anche con i punti ancora freschi non ho resistito ) ps. Mado alla fine sono andato là, c'erano solo nel II punto dai rovi (salendo); in basso e dalla catapecchia ce persino la neve nel fosso, ma 4-5 giorni e esplode tutto -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
A gruppi di numerosi esemplari, ne ho contate oltre un migliaio, chissà che botto la prossima settimana -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Alcune sono davvero in splendida forma, fresche e grassoccie -
Verp'L (Verpelle)
Illecippo™ ha risposto a Illecippo™ nella discussione Le Nostre Uscite - ANNO 2010
Inchinarmi non è molto facile, fotografarmi a fuoco ancora meno, ma vabbè, ci si prova