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tyrnanog

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  1. Ad ogni modo, giunto a metà strada tra Forno e Moena, vedo un boschetto pianeggiante che costeggia l'Avisio e provo ad inoltrarmi per raggiungere il greto e vedere se trovo qualche altra inquadratura “acquatica”; invece trovo un gruppetto di funghetti alti appena tre centimetri che dicono: “fotografaci... fotografaci!”, forse per il fatto che sono gli unici.
  2. In molti tratti non si nota affatto che comunque è stata la mano dell'uomo a imbrigliare il torrente entro argini ben definiti.
  3. Finalmente la ciclabile attraversa l'Avisio e si allontana dal traffico motorizzato che rimane ben nascosto dietro quegli alberi.
  4. Guardando il torrente sembra di essere lontani chilometri e chilometri dalla “civiltà”; chi lo direbbe che sto fotografando da una ciclabile asfaltata e che tre metri alle mie spalle corre una statale?
  5. Oggi non me la sentivo di ripetere la solita sfacchinata lungo il corso del Travignolo, così ho deciso di provare un tratto della pista ciclabile realizzata da alcuni anni sul percorso della Marcialonga; basta con gli impianti di risalita, anche le ciclabili sono un modo (magari un po' più trendy) per vivere la montagna. Per la precisione ho provato a risalire il tratto che da Predazzo procede verso Moena e che non avevo mai affrontato. Ovviamente si snoda lungo il corso del torrente Avisio; vi pareva che non seguivo qualche corso d'acqua!?! Ora che è stato asfaltato è un tratto molto facile persino per chi, come il sottoscritto, non ha esattamente velleità atletiche; i numerosi ingressi dalla statale che corre a breve distanza consentono di effettuarvi anche belle passeggiate a piedi senza stancarsi (ci sono parecchi punti dove lasciare l'auto vicino agli accessi). Insomma, un giro rilassante e piacevole che ancora mi domando per quale motivo non ho affrontato prima. Se venite da queste parti vale la pena farci una passeggiata. Appena a monte di Predazzo l'Avisio è ancora poco più di un ruscello, anche se l'apparenza inganna; bisognerebbe vederlo quando è in piena!
  6. :jawdrop: Non ho parole... a parte forse il fatto che se arrivano persino a riderti in faccia vuol dire che non gli fai proprio più paura ; più integrato di così! Gran bel sogno, Daniele
  7. tyrnanog

    Crociere

    Accidenti, non c'è che dire baffo, un crociere... coi baffi! Bella foto. Avevo letto da qualche parte, o sentito in qualche documentario, il motivo della forma del becco, ma sinceramente non lo ricordo Daniele
  8. Io certi pensieri li faccio anche davanti ad un vaso di gerani lasciati avvizzire e poi morire perché "tanto la stagione è finita e il prossimo anno se ne comprano di nuovi" (quassù nelle Alpi è un classico!) Eppure, anche le piante devono necessariamente avere qualche meccanismo simile al dolore che le avverta quando il loro organismo viene attaccato dall'esterno o comunque entra in crisi, così da poter almeno tentare una reazione (biochimica per le piante, solitamente meccanica per gli animali); è nella natura di ciascun essere vivente. Il fatto è che conosciamo a sufficienza la fisiologia, e i meccanismi di risposta a stimoli vari, solo per quanto riguarda gli animali, perché ci "assomigliano" più degli altri organismi, non perché abbiano realmente maggiori diritti. Purtroppo, appartenendo al regno animale, per sopravvivere siamo costretti a mangiare e quindi, il più delle volte, ad uccidere altri organismi: quando peliamo una patata per metterla a bollire, o ci gustiamo un ravanello in pinzimonio ci comportiamo con la medesima "etica" del macellaio. Allora qual'è il vero nocciolo della questione? Secondo me è la considerazione che abbiamo per tutti gli organismi fino al momento in cui dobbiamo cibarcene, e anche in quel momento, per la verità! Quei popoli "primitivi", che fanno seguire alle cerimonie propiziatorie, per la caccia o il raccolto, altri riti di ringraziamento e rispetto nei confronti del cibo, possiedono una coscienza che forse dimostrano in modo "infantile", ma che noi, anziché sostituirne le manifestazioni con forme più "mature", abbiamo semplicemente perso. Resto sgomento quando conosco animalisti agguerriti, ma altrettanto convinti che le piante non siano esseri viventi semplicemente per il fatto che non urlano o non scappano se le ferisci! Daniele
  9. Alle volte mi chiedo se l'amore e l'amicizia non siano un po' come questo: rimenere a distanza, guardarsi negli occhi, ma non toccarsi, perché quando tocchiamo qualcosa finiamo sempre per distruggerlo, persino se lo trasformiamo in oro come faceva Re Mida, anzi, soprattutto in quel caso (e sulla natura ci abbiamo lucrato parecchio!) Daniele
  10. Ragazzi, siete tutti lì, uno dopo l'altro, a rompere il ghiaccio; mi sa che se il bosco non si scrolla dal sonno anche quassù, quando troverò io il primo di stagione il ghiaccio mi si sarà già squagliato in mano da un pezzo! (poi, come al solito, verranno tutti a valanga nello stesso momento... nnaggia!!!) Daniele
  11. Eccomi!!! In realtà ho utilizzato due scatti, poi sovrapposti in postproduzione (in genere lavoro sempre su stativo); uno per l'immagine generale e un secondo per le zone d'acqua che altrimenti sarebbero risultate troppo chiare. Obiettivo 18 mm (per il momento un supergrandangolare rimane un sogno), ISO 100 e f 16 per entrambi. Tempi di esposizione - primo scatto: 1/2 sec. - secondo scatto: 1/4 sec. Entrambi erano sottoesposti rispetto alla lettura esposimetrica (rispettivamente di 1 e 2 EV), ma, siccome sono abituato a lavorare sempre con lettura spot, in queste situazioni è abbastanza normale dover modificare l'esposizione(forse dovrei abituarmi ad utilizzare di più la lettura con media centrale, ma non il matrix: non lavora mai perfettamente); personalmente ritengo che la lettura spot risenta meno di variazioni accidentali tra uno scatto e l'altro quando lavoro con più fotogrammi, cioè quasi sempre. Comunque avevo scattato anche un fotogramma senza correzione, ma poi non mi è servito. Quello che invece risulta utile in questi ambienti è il filtro polarizzatore, che toglie parecchi riflessi non soltanto dall'acqua, ma soprattutto dal fogliame. Qui mi è andata di lusso, ci sono situazioni in cui devo utilizzare 5 o addirittura 7 scatti (a distanza di 1 EV ciascuno), a meno di "tirarne" qualcuno in postproduzione, ma la mia macchina è tutt'altro che una professionale e non mi consente molto margine in merito, soprattutto sulle ombre, dove basta una leggera schiarita al computer per far saltare fuori parecchio disturbo che invece non compare su un fotogramma già esposto per la schiarita; ecco il motivo di tanti scatti. Ciao, Daniele
  12. … ed ecco finalmente la cascata in tutta la sua selvaggia bellezza!!! Una faticaccia, ma... che ne dite... ne è valsa la pena, no!?! Daniele
  13. … e finalmente si inizia a intravedere il corso del Travignolo alla confluenza con il Valonàt; mi sposto ancora un po'...
  14. Lungo qualche ruscelletto è persino fiorita la Caltha palustris, sembra di essere immersi in una fiaba...
  15. E infatti, oggi ho ripercorso la stessa strada, ma questa volta non ho lasciato la bici in fondo a Sottosassa, me la sono letteralmente “tirata dietro” (per gran parte della strada successiva l'ho portata a mano). Dalla Scofa ho proseguito in salita fino a Bellamonte, ho percorso il tratto di strada statale che scavalca la Valaccia e finalmente ho “parcheggiato” la bici; non vi dico la fatica di trascinarla fino a qui! A questo punto si scende attraverso il bosco, lungo alcune tracce di sentiero. L'ambiente ha un ché di selvaggio con i tronchi caduti e lasciati marcire come in una foresta primigenia.
  16. Ormai sono a Boscampo, sulla strada di casa, e qui c'è abbondanza di Clematis alpina, ma non demordo e già penso al ritorno.
  17. Riprendo la via di casa e di tanto in tanto fotografo qualcosa; un ontano fiorito (è un'anemofila, viene impollinata dal vento, quindi non aspettiamoci fiori “classici”). I fiori femminili sono piccoli, ovali e rivolti verso l'alto, mentre quelli maschili sono più lunghi, vistosi e ricadenti.
  18. … e già che ci sono fotografo un altro “giallo”, un fungo o qualcosa di simile che cresce sul legno di questo tabià (il bosco tace... mica i fienili!)
  19. … la varietà gialla tipica del substrato siliceo; siamo sul porfido...
  20. Così ritorno verso casa; mi fermo nuovamente alla Scofa il tempo di fotografare la fioritura di Pulsatilla alpina var. apiifolia...
  21. … ma non avevo fatto i conti con un altro ruscello, il Rio Valaccia, che scende appena oltre Bellamonte incassato in una profonda vellecola; così profonda che per trovare un ponte che la scavalchi bisogna risalire fino alla strada per il Passo Rolle. Questa cascatella restituisce solamente una pallida idea della profonda forra (le rocce sembrano tagliate col coltello) che sbarra il passo all'interno del bosco.
  22. Così, questo fine settimana ci ho provato: ho ripercorso la strada di Sottosassa, sono salito lungo il tratto alto, dopo il Maso Andreòla, ma anziché ridiscendere per attraversare il fiume, sono sbucato nei prati della Scofa, giusto il tempo di scattare una foto ai fienili con la fioritura di genziane tutt'intorno, poi ho tagliato lungo il bosco che costeggia il Travignolo...
  23. Mi sposto un po' per fotografare la gola del Travignolo. Il Rio Valonàt scende alla mia sinistra (si percepisce il solco nella roccia e un accenno di spuma bianca in basso, tra la vegetazione); per darvi un'idea, le foto precedenti le ho scattate da sotto gli alberi che crescono sul bordo delle rocce a sinistra. Si direbbe di essere in mezzo alla natura vergine e incontaminata! Mentre scatto le ultime immagini sto già pensando a come riprendere per intero la cascata del Valonàt; forse dall'altra sponda del Travignolo, se si riuscisse a raggiungere il bordo delle rocce di fronte...
  24. In fianco scende il Rio Valonàt, di cui riesco a fotografare solamente l'inizio della cascata terminale. Sicuramente una vista suggestiva, ma il salto che si percepisce più in basso, senza riuscire a scorgerlo, dev'essere tutt'altra cosa!
  25. Ma la panoramica è anche meglio, e dire che non mi ero mai spinto fin qui (che scemo!)
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