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tyrnanog

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  1. … sorpresa, anch'io ho rotto il ghiaccio! Così anche questa giornata finisce in gloria (giusto perché il Salterio, nelle raffigurazioni medievali, stava sempre nelle mani di qualche angelo). Daniele
  2. Sarà stata la magia del Salterio, sarà stata la magia di quelle piccole, candide stelline a testa in giù che hanno guidato i nostri passi nel bosco, come se fossero state seminate dalle fate, sarà stato il fatto che in questo momento anche il bosco, come ho scritto giorni fa, non sa che pesci pigliare, ed ecco che sulla via del ritorno ci fermiamo un attimo – giusto quell'attimo sufficiente per risvegliare l'atavico istinto – di cui approfitto per gettare verso il bosco l'occhiata che prima gli avevo negato, e...
  3. È curioso come uno strumento dal suono altrimenti flebile e quasi dimesso, riesca a diffondere le proprie melodie nello spazio aperto del bosco, creando quasi una magia; forse succede perché qui il legno dello strumento è un po' come se tornasse a casa, nel luogo dove è nato.
  4. … che, oltre a fornire spiegazioni dettagliate sugli Abeti di risonanza, si è portato alcuni strumenti musicali per aggiungere un po' di pratica alla teoria. In particolare abbiamo potuto ascoltare il suono del Salterio, strumento di origine orientale molto in voga nel Medioevo, parente (ad arco) del Dulcimer, (povero) della Ghironda e (lo avrete già capito) tra i preferiti da chi, come il sottoscritto, nei boschi ci vede ancora i folletti!
  5. Ieri, qui a Predazzo, si è inaugurata la consueta “Settimana del fiore” che oggi è ufficialmente iniziata con la prima escursione, giusto una passeggiata nel “Bosco che suona”, poco prima di Valmaggiore, uno dei punti da cui proviene il famoso “legno di risonanza” per liuteria. Manco a dirlo, la maggior parte degli organizzatori dell'evento appartiene al Gruppo micologico di Valle, così ci si ritrova fra amici, con l'aggiunta di qualche turista anticipato (sempre gli stessi da alcuni anni; ormai sono quasi del gruppo anche loro). Uno dei fiorellini che più ci ha accompagnato lungo il tragitto è proprio quella Moneses uniflora di cui vi scrivevo, alcuni giorni fa, che costituisce una sorta di “segnabrise” al contrario, così dimentico di gettare un'occhiata da fungaiolo, qua e là nel bosco, e mi concentro sulla nostra guida...
  6. Purtroppo però, prima dovrei avercelo il giardino (ma direi che con i boschi e i prati che ho intorno posso anche farne a meno) Daniele
  7. … però l'esigenza di un suolo calcareo non dovrebbe costituire un problema in giro per il resto d''Italia... si, perché... dimenticavo di dirvi che la Melittis melissophyllum pare sia una piantina di facile coltivazione e, considerando che stiamo parlando della labiata che presenta in assoluto i fiori più grandi (fino a 4 cm di lunghezza e 2,5-3 cm di apertura), potrebbe valere la pena tentarne la coltivazione in giardino. Però mi raccomando: provando a prelevarne qua e là alcuni semi maturi, non ad estirparne le piantine selvatiche!!! Daniele
  8. Comunque, come già avevo intuito dai miei punti d'avvistamento, si tratta di una pianta calciofila; non a caso nei dintorni di Predazzo la si rinviene su calcare, alle pendici dei Canzoccoli (Pelenzana), o tutt'al più (come gli esemplari di queste foto) sulla Formazione di Werfen del Monte Malgola, che contiene una considerevole frazione argillosa (data dall'apporto fluviale in ambiente vicino alla terraferma), ma pur sempre cementata dal deposito calcareo tipico dei mari caldi (ovviamente mari del Triassico: 245-250 milioni di anni fa) che viene continuamente lisciviato rendendo favorevole il chimismo del terreno. Di sicuro non la rinverrò mai sul monte dietro casa, il Mulàt, che con la sua base di granito è un tantino troppo acido, così come dubito la si possa trovare in Valle d'Aosta...
  9. Una volta determinata la specie ho provato a fare alcune ricerche anche su Internet e, guarda caso, la maggior parte delle foto che ritraggono la varietà tipo e che rimandano a località di avvistamento sull'arco alpino presentano il fiore identico a quelli che ho fotografato io (dove li troveranno tutti quelli rosa o rossi?). Generalmente quassù fiorisce a maggio, con prosecuzione fino a metà giugno, ma quest'anno è un po' in ritardo, come tante altre specie.
  10. Già due anni fa avevo postato alcune foto di questa piantina chiedendo lumi sul forum, perché all'epoca non ero riuscito a classificarla; i suggerimenti ricevuti in quel post optavano generalmente per Melissa, probabilmente per il portamento generale e l'aspetto delle foglie (non a caso il nome scientifico significa Melittis “a foglia di melissa”). Tuttavia, quello che non mi convinceva era il fiore, esageratamente grande per la Melissa. In questo periodo in cui la piantina è rifiorita sono tornato su quel vecchio post con l'intenzione di svelare il mistero e ho visto che Andrea (Pandino & Pandina) mi ha preceduto di pochi giorni (mi sa che siamo telepatici!) indicando finalmente la specie giusta (almeno uno che la conosce; bravo Andrea e grazie che ti vai a spulciare anche i vecchi post irrisolti), così ho pensato di dedicare alla bella Melittis una nuova discussione con qualche altra notiziola in più che la riguarda. Il fatto è che all'epoca non riuscivo a trovarla sui testi consultati perché veniva sempre raffigurata con la colorazione del fiore rossa o rosa (quella più caratteristica) e senza fare accenni alla variabilità della specie che invece, da quel che ho potuto capire, è piuttosto marcata, al punto da arrivare a comprendere alcune varietà (kerneriana e albida), diffuse prevalentemente al centro-sud, con colore del fiore tipicamente bianco, portamento leggermente diverso e anche la foglia con caratteri non identici a quelli della var. tipo, che comunque può anch'essa presentare piuttosto frequentemente fiori candidi.
  11. Magari! Non so come sarò messo con gli impegni in Museo in quel periodo, ma la cosa non sarebbe affatto male. Daniele
  12. Ecco la mia foto di Giugno. Daniele Lo specchio di Alice
  13. … oppure calma e riflessiva, come chi ancora aspetta che crescano i “beneamati”. Staremo a vedere. Daniele
  14. Acqua che scorre impetuosa e travolgente...
  15. … così, per non essere da meno del bosco, anch'io mi ributto verso il Rio di Valmaggiore (a proposito: uno dei miei itinerari in cerca di funghi risale da Boscampo lungo le scarpatine e le vallette che ornano la sinistra orografica del torrente), ma non per pescare, bensì per fotografarne i flutti (ah... una cosa nuova!)
  16. Eppure, nonostante tutto, proprio accanto al fiorellino appena fotografato ecco spuntare questa minuscola Ramaria, ma è l'ultimo avvistamento della passeggiata. Insomma, si vede che in questo momento, in attesa che la stagione si decida, anche il bosco non sa che pesci pigliare...
  17. Anche le fioriture, però, sono un po' indietro; basta dire che sta ancora sbocciando copiosa la Moneses uniflora, una piccola piantina dall'unico fiorellino immancabilmente rivolto all'ingiù, che per aprirsi presenta esigenze a dir poco contrastanti: da un lato vuole un certo numero di ore di insolazione giornaliera, e perciò una stagione relativamente avanzata, dall'altro pretende che il terreno sia ancora freddo, e questo ne fa una sorta di “spia delle brise” al contrario. Sta di fatto che quest'anno è più diffusa e pimpante del solito: non è un buon segno per noi fungaioli!
  18. I più piccoli, invece, nessuno se li fila (a parte la macchina fotografica del sottoscritto).
  19. … sono letteralmente presi d'assalto da limacce e quant'altro. Ma è giusto così; in fin dei conti il bosco è la loro casa, non la nostra (anche se a volte ci piacerebbe).
  20. tyrnanog

    Timidi segnali

    Chissà che anche quassù inizi a spuntare qualcosa. La Valle di Fiemme sembra climaticamente divisa in due: nella parte alta ancora ci sogniamo di vedere nel bosco quello che nei dintorni di Cavalese è già presente da un po', ma negli ultimi giorni anche qui spuntano timidi segnali, i più grossi dei quali, nemmeno a farlo apposta...
  21. Pensa che quando ero bambino e passavo le vacanze dai nonni, sulle colline di Parma, per vedere uno spettacolo come quello in foto bastava un colpo d'occhio dietro le case, altro che il montaggio di una serie di scatti in sequenza! Poi, nel volgere di pochissimi anni, è rimasto solo il nulla che avanza (come nel film "La Storia Infinita")!!! Daniele
  22. Ed ecco addirittura uno stelo con due fiori: questo non l'avevo mai visto! Non c'è che dire: proprio una gradita sorpresa. Mi sa che su questo tratto di ciclabile ci tornerò presto: chissà che altro ci trovo!?! Daniele
  23. E ce ne sono parecchie piantine, persino in gruppo, come se fossero state piantate in un giardino. Intorno a Predazzo non ci sono, bisogna salire verso Paneveggio per trovarle, ma il posto dove le ho scovate oggi è decisamente più comodo.
  24. Ma torniamo al boschetto sulla riva; ho appena finito di fotografare i funghetti, mi alzo da terra e faccio due passi verso l'Avisio quando... non credo ai miei occhi... ecco la sorpresa!!! La regina delle orchidee spontanee italiane: Cypripedium calceolus.
  25. In effetti, basta un occhio alle fioriture (che comunque mi sto abbondantemente godendo) per capire che sono ancora quelle che richiedono un terreno troppo freddo per i nostri “fungacci”; questa Paradisea liliastrum che ho fotografato ieri a Bellamonte ne è un esempio.
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