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Conoscere il Bosco per Amarlo


Gibbo

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Miglior contributo in questa discussione

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Mi piacerebbe sapere di più sulla storia di questi rimboschimenti a conifere,

quando sono stati fatti e perchè (non è che molti risalgono al periodo fascista, anche?) e da chi e se la forestale continua tutt'ora (non mi sembra)

 

qui un taglio, non si sa bene di che tipo

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ho tantissime altre foto,

 

la domanda è se almeno riescono a gestire questi impianti di conifere, nel senso di tagliare e avere un pò di apporto economico, e se pensano a come gestire il dopo taglio, se lo fanno (a me sembra molto poco), sono domande per Gavazzi, che dovrebbe essere abbastanza informato.

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Ciao Marco, scusa ma sto seguendo molto poco; il 3 di Giugno mi sposo e fervono i preparativi .

 

Accipicchia che belle abetaie quelle delle prime foto, averne così è quasi un lusso :bye1: ...son quelle che rendono meno ma anche le meno conosciute e battute.

 

A parte gli scherzi, credo di aver capito da dove provengono quelle foto e ti assicuro che c'è di peggio...da sdraiarsi dentro...quindi figurati come saranno quando saranno cresciute.

 

Come vengono gestite, vediamo un pò; in linea di massima i tagli vengono fatti su tratti di bosco ormai più che adulti, diciamo 70/80 cm di diametro per 10/15 metri di altezza, da ditte preposte al taglio che le vendono a segherie per ricavarci assi di ogni genere.

 

Quello che rimane è tutto ciò che hai mostrato in una delle foto seguenti; grandi radure ove crescerranno perlopiù ginestre, dal momento che queste zone sono esposte all'assolativa e cioè a mezzogiorno.

 

I poggi vengono solcati con le ruspe per permettere ai trattori di trascinare i tronchi a valle, quindi quello che rinasce in termini di conifere è di tipo spontaneo e sporadico con ciuffate di piccoli abeti qua e là.

 

Questo è lo stato dell'arte; ora non vorrei che si pensasse che qui siamo nel Bronx d'Italia, anche se guardando queste cose e ad esempio la gestione delle acque a volte mi viene da pensarlo, perchè abbiamo sempre dei gran bei boschi, però il mio è uno sguardo critico e distaccato, non influenzato da interessi e fini economici, quindi posso permettermi di dire che le cose potrebbero andare meglio.

 

Fondamentalmente gli abeti hanno sempre un loro fascino ed una loro utilità; la zona di Gavinana ad esempio essendo influenzata dal vicino alto fusto di Abete è a giusta ragione considerata molto salutare per l'aria balsamica che viene propagata da questi boschi.

 

I Pini Mughi a 1400 metri in mezzo a faggete secolari, che hanno sopraffatto delle meravigliose mirtillaie invece continuo a non capirli proprio.

 

Saluti Marco...quando torno dopo la metà di Giugno ci andiamo a fare qualche bel giro ehhh :club:

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  • 4 settimane dopo...

Mi ero perso questa interessante discussione alla quale voglio dare un contributo.

 

E' fin troppo facile vedere, girando per colline e montagne (oramai tutte le pianure sono completamente disboscate) boschi di origine artificiale in pessime condizioni e di scarsissimo valore ecologico.

Per ragioni professionali mi è capitato di affrontare l'argomento, se pur non frequentemente, ed anche di rispolverare e integrare le nozioni di selvicoltura apprese molti anni fa all'università.

Insomma l'idea che mi sono fatto è, tentando una sintesi, questa: indubbiamente gli effetti che si vedono oggi dei rimboschimenti in appennino spesso utilizzando conifere sono spesso assai negativi però:

 

- a volte la 'colpa' non è tanto di chi ha effettuato l'intervento (magari ad inizio secolo scorso o nei suoi primi decenni) quanto delle tecniche di gestione successive che magari non hanno effettuato gli sfoltimenti previsti sulla/e specie dominanti; un discordo diverso invece per gli interventi più recenti ...

 

- la pressione indirizzata sulle specie più pregiate, le cosiddette latifoglie nobili ma anche l'abete bianco che sarebbe il compagno naturale del faggio praticamente in tutto l'appennino, ha condotto sempre più i popolamenti verso la monospecificità

 

- il faggio dal canto suo essendo strettamente sciafilo (cioè vuole l'ombra almeno nella fase giovanile), non conquista un solo metro se non accompagnato da specie pioniere capaci di colonizzare gli spazi aperti che in natura derivano dagli schianti, in una selvicoltura oculata da tagli localizzati

 

bene il mix di questi tre fattori, fortemente accelerato da motivazioni di carattere economico da un lato ma anche dalla progressiva perdita di cultura applicata alla gestione forestale, ha prodotto alcuni dei nefasti frutti di cui si va discorrendo.

 

Aggiungo qualche altra considerazione 'sparsa'.

Sono e rimango un sostenitore dell'impiego delle specie cosidette 'autoctone' ma mi pare che il problema che le esotiche rappresentano è più legato alle cattive modalità di impiego e pessime di gestione che non ad una loro intrinseca pericolosità

 

I boschi italiani negli ultimi cento anni hanno subito enormi pressioni e modifiche a partire dai cicli disboscamento-rimboschimento conseguenti agli eventi bellici, poi alla costruzione delle ferrovie (tutte le traversine erano in legno di quercia) e infine al mutamento degli indirizzi produttivi. Da qualche decennio si assite ad alcuni fenomeni tra i quali:

 

l'invecchiamento di molti cedui che, non più utilizzati per la produzione di legna da ardere, stanno progressivamente ma assai lentamente trasformandosi in fustaie che vedranno i nostri nipoti...;

 

la conversione operata dall'uomo dal governo a ceduo a quello a fustaia; temo che troppi di questi boschi futuri non li vedrà nessuno perchè le modalità delle conversioni sono a volte davvero sciagurate;

 

l'intenso sfruttamento dei cedui più comodi e remunerativi che si stanno tramutando si in boscaglie spelacchiate;

 

l'imboschimento (cosa diversa dal rimboschimento) di suoli che mai hanno ospitato il bosco o almeno non in epoche recenti;

 

la scarsa disponibilità di materiale forestale di qualità;

 

la effettuazione di piani, programmi e interventi in materia forestale da parte di operatori troppo spesso del tutto digiuni della necessarie conoscenze.

 

Quindi se da un lato la superficie boscata, secondo i dati degli inventari, aumenta (e qui giocano un ruolo fondamentale l'abbandono dei pascoli ma anche le definizioni di bosco impiegate), dall'altro la salute attuale e futura dei boschi desta più di una perplessità e non c'è neanche bisogno di tirare in ballo gli effetti dell'inquinamento....

 

 

Da ultimo una mia personalissima convinzione che però sostengo con forza: motoseghe, ruspe, tagliasiepi, ed altri mezzi simili dovrebbero essere impiegati con una perizia e una misura confrontabili a quella del trapano del dentista ed invece costituiscono haimè una marea diffusa in mano o a disposizione troppo spesso a inocoscenti (nel senso letterale del termine). I danni che producono in tempi infinitesimi sonno 'riparati' dalla natura in tempi biologici o geologici che ben altra scala hanno.

 

Scusate la lunghezza ma l'argomento ......

 

:00015014: Marco

Modificato da funghimundi
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  • 1 mese dopo...

Allora, vediamo di integrare questo post con alcune foto che ho scattato sabato scorso durante una passeggiata.

 

Mi sono fatto una porzione della Gran Fondo di Mountain Bike denominata Pedalata del Diavolo che si svolgerà nel territorio della Foresta del Teso.

 

Il mio intento era quello di andare a vedere il grado di maturazione dei mirtilli a bassa quota ( 1300 s.l.m. ).

 

Già che c'ero ho fatto alcune foto ad abetaie di recente taglio

post-836-1153412808.jpg

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