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La forza della diversità in Natura.


Gibbo

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io con la testa son sempre da queste parti....... e leggendo il libro sui fungacci di Shaldrake sto pure peggiornando. Tra licheni, ife, muffe, mi sto perdendo..... ancor più incredulo davanti a un miracolo di sopravvivenza tramite adattamento e collaborazione, si si proprio le due parole a cui l'essere umano è sempre più refrattario. Mi son svegliato polemico, sarà la politica nell'aria...... 

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  • 7 mesi dopo...

I nostri amati boschi stanno rivelandosi ogni giorno di più un aiuto ed una risorsa imprescindibile del nostro pianeta e della nostra vita.

 

 

 

COMUNICATO STAMPA CNR Identificati i tre fattori principali che controllano il comportamento e le risposte degli ecosistemi terrestri

Modificato da Gibbo
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che splendido uomo di scienza saresti stato!

però pensandoci bene vai molto, ma mooolto, bene anche così: altrimenti andava a finire che la tua sconfinata curiosità applicata alle infinite possibilità che la ricerca offre avrebbe trascurato orto, vin santo, miele ed altre amenità delle quali solo pensarne l'assenza mi provoca tristezza

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  • 2 anni dopo...
Il 16/1/2020 at 10:56, Gibbo ha scritto:

Diverso, differente, differenziarsi, diversificarsi, cambiare per migliorarsi, variare per adeguarsi, adattamento come forza.

Un contadino un secolo fa poteva contare su molte varietà di frutta, ogni specie veniva scelta e coltivata a seconda delle sue caratteristiche, ad esempio….

Il melo che vive bene nei terreni asciutti lo metto sul muro a secco, soffrirà meno l’aridità estiva, quello che non teme l’umidità nella valletta lungo il fosso, metto anche un cotogno che mi servirà per metterne un poco di mela ad ogni confettura di frutta visto che è ricchissimo di pectina, e così ogni varietà aveva un motivo per essere coltivata, una tardiva, una precoce, una da piena stagione, e una perché fiorisce sempre abbondantemente così da impollinare le altre.

Gli olivi da impollinazione son sempre stati una scelta fissa ogni volta che si metteva a dimora un muovo oliveto.

E così via, per ogni frutto, per ogni verdura, per ogni cereale, per ogni animale domestico.

La Natura per ogni habitat seleziona col tempo gli esseri viventi più adatti a quell’habitat, così da mantenere un equilibrio.

I funghi anche loro concorrono a mantenere questo equilibrio.

Alcuni attaccano le piante ferite, che sarebbero troppo deboli da adulte per sorreggere un fusto pesante, così mettono “radici” (micelio) nella sua ferita fino a procurarne pian piano la morte, dopodichè altri funghi serviranno a rompere il duro legno, così da sminuzzarlo pian piano e riportarlo a sostanze che potranno servire da nutrimento ad altri esseri viventi, le piante sane così avranno più spazio e con quel nutrimento daranno maggior frutto. La selezione naturale serve alle varie specie per fortificarsi facendo andare avanti sempre gli esemplari più sani e più giusti per quel determinato ambiente, e rinnovandoli via via che invecchiano.

Più saranno le varietà di una specie e più possibilità avrà quella specie di rimanere in vita in quel determinato habitat, anche se estremo, con una delle sue varietà che meglio si adattano a quelle situazioni climatiche o vegetative.

Dico male?

Questo è quel che ho compreso nel tempo, chiedo a chi sa qualcosa di più o di più chiaro di aggiungerlo o correggermi.

Grazie Apibbini

 

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Io condivido tutto quello che riguarda l'evoluzione e anche la biodiversità, e rimango deluso quando capisco che non posso fare nulla per aiutare al natura a difendersi.

Giusto il fatto che le piante vecchie devono lasciare il posto a quelle giovani e forti, ma non vorrei andare fuori tema dicendo che ad oggi è l'uomo il maggior pericolo per i nostri boschi .

Nella fattispecie ho notato negli ultimi 5 / 6 anni la moria degli olmi nella pianura padana ( Ulmus campestris ) causata dalla grafiosi , questo fungo che attacca la corteccia e quindi la linfa che scorre sotto di essa.

Ho potuto constatare che le piante adulte sono state decimate fino al 99% e si salvano solo le piccolissime qua e là,  lungo le rive padane praticamente si possono solo vedere gli scheletri secchi di quelle che erano  tra le principali piante autoctone della valle del Po.

L'ho notato proprio perchè sotto queste piante raccoglievo stupende morchelle che adesso sono solo un ricordo, adesso mi dedico al frassino maggiore di collina ma anche qui ho iniziato a vedere una forte moria, non ancora a livelli dell'olmo ma in forte accelerazione rispetto agli anni passati.

Penso che una volta le piante malate venivano subito tagliate perchè servivano come legna, adesso le vedi che marciscano e cadano da sole , nessuno fa pulizia, va bene che ci sono i funghi saprofiti , ma con la pulizia dei boschi tante malattie  fungine non ci sarebbero.

E allora faccio alcune  riflessioni sui meli citati da Gibbo .

Bisogna salvaguardare quelle che sono le piante dei nostri vecchi senza dubbio , io ho dei meli "campanini " e "ruggine " che sono delle piante antiche , e in contemporanea delle Fuji e Pink.

le varietà antiche sono senza dubbio più resistenti alle malattie  ( ticchiolatura , colpo di fuoco batterico , alternariosi, ) e hanno bisogno di meno fitofarmaci , ma per contro sono  poco commerciali e la gente non le compra.

Nei mercati non arrivano, e la loro coltivazione si ferma a qualche appassionato, la legge del commercio non accetta regole di sopravvivenza  ma solo quella dei guadagni.

In verità anche io preferisco la Fuji in primis la trovo molto più buona di altri tipi , il suo sapore dolce -acidulo non ha paragoni , ed è una specie relativamente nuova che abbiamo importato dal Giappone.

Ma con essa abbiamo importato oltre al frutto anche parecchi patogeni.

Adesso non so da dove salti fuori questa grafiosi , ma penso che se fosse un fungo da sempre esistito non capisco come abbaino fatto gli olmi a sopravvivere fino ai giorni nostri, qualche dubbio mi rimane adosso.

E chiaro che oltre alla cinipide gallica , alla cimice asiatica, tanto per fare un esempio anche alcuni funghi sono stati introdotti, e senza dubbio  ci trovano impreparati, o meglio impreparati a livello di difesa naturale , mentre chi vende pesticidi e anticrittogramici ha sempre la soluzione giusta , ma non è quello che noi vogliamo.

In ultimo cito la poppilia Japonica che dal nulla è apparsa nel mio orto e che divora letteralmente in primis la vite e poi le drupacee , io la raccolgo tra giugno e agosto a secchi e la dò da mangiare alle galline, dovreste vedere quante sono è  impressionante , su una pianta di vite se ne possono contare 200/300.

Non oso pensare ai vigneti delle colline ,se arrivano queste pesudo coccinelle prevedo , insetticidi a fiumi per salvare le colture.

Il succo del discorso è che vorrei fare qualcosa per aiutare la natura a svolgere il suo corso, ma l'evoluzione del commercio globale vuole le sue vittime ad ogni costo, nuove specie , nuovi frutti, nuovi insetti, e nuovi funghi...il tutto a discapito delle vecchie specie autoctone.

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Ciao

il discorso è bello quanto complesso e tu lo hai arricchito con ulteriori interessanti riflessioni.

Mi sa che in media stat virtus, come spesso accade, cioè che dovremo accettare i nuovi frutti per nutrire i miliardi che siamo con un vantaggio per chi produce e per chi fruisce, senza però lasciare sguarnito il fronte biodiversità e continuità delle varietà. Difficile forse ma non vedo sltre strade…

per il resto è lungo

servirebbe vedersi e parlarne facendo due passi come abbiamo imparato a fare. E non vedo l’ora…. 
dai vedi di esserci 👍

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Il 8/1/2024 at 22:31, dati78 ha scritto:

.......

Adesso non so da dove salti fuori questa grafiosi , ma penso che se fosse un fungo da sempre esistito non capisco come abbaino fatto gli olmi a sopravvivere fino ai giorni nostri, qualche dubbio mi rimane adosso.

........

Il succo del discorso è che vorrei fare qualcosa per aiutare la natura a svolgere il suo corso, ma l'evoluzione del commercio globale vuole le sue vittime ad ogni costo, nuove specie , nuovi frutti, nuovi insetti, e nuovi funghi...il tutto a discapito delle vecchie specie autoctone.

ciao "dati" (scusa ma no so o ricordo il tuo nome)

come dice Giacomo sarebbe bello parlare delle molte cose che scrivi nel tuo lungo intervento, camminando per boschi; nell'attesa un breve commento su queste due parti:

- ho fatto l'esame di patologia vegetale oltre 40 anni fa e la grafiosi era ampiamente conosciuta e diffusa; se non ricordo male si è riscontrata in Europa almeno dall'inizio del '900 e si ripropone con ondate susccessive. Il suo agente, il fungo Ophiostoma ulmi (ai miei tempi  Ceratocystis ulmi) è uno dei funghi patogeni più invasivi che si conoscano e farà il suo corso fintanto che non si selzionerà, se si selezionerà vista la esiguità delle popolazioni, una forma di olmo nostrano resistente. Nel frattempo dobbiamo sperare che non vengano rimossi i molti olmi di piccola taglia che sono esenti dalla malattia e che tra la loro progenie si "peschi il jolly" (nel frattempo sono noti e impeigati cloni resistenti)

- alla seconda frase, quella sul commercio globale, non credo ci siano alternative a meno di tornare a società chiuse, autarchiche, nichiliste, etc. Nel complesso ritengo che i benefici siano maggiori dei danni che tra l'altro oggi siamo in grado di conoscere e in  qualche caso anche di combattere. Io non sono di quelli che vuole disporre sempre di ogn bene di dio in ogni momento, ma non posso non riconoscere le immani differenze in termini di benessere e salute che derivano dal fatto di disporre di alcuni alimenti chiave in maniera non limitativa.

"Panta rhei", tutto scorre, come già avevano messo a fuoco alcuni filosofi antichi. Indietro non si torna. A noi sta cercare di non fare danni eccessivi, ove possibile lasciare pochi segni e cercare di percorrere le possibilità più virtuose

un saluto

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Grazie per la delucidazione sulla grafiosi , avevo in mente un fenomeno tipo la mixomatosi , che decima i conigli fino al 90 % , il resto della popolazione che si salva , ricostruisce la colonia fino al prossimo propagarsi della malattia.

Spero che si verifichi anche con gli olmi , che le piantine piccole possano produrre delle piante sane e vigorose per molti anni..

Per quanto riguarda la biodiversità mi sembra che anche per i funghi sia in atto un cambiamento, correlato di sicuro alla mutazione del clima.

Quando ero ragazzo nei boschi vedevo molti più funghi di tutte le specie, le russole erano invasive in ogni parte, adesso sono sempre presenti in buon numero , ma a mio parere molto inferiore ad anni fa.

Ricordo per esempio la virescens era comunissima adesso faccio fatica a trovarla, il pes-capre sono anni che non lo vedo e molti altri .

Per contro arrivano specie nuove, proprio qui scrissi un articolo sul ritrovamento dell'amanita erjtrocephala trovata da un mio amico anni fa presso le colline di Savona, guarda caso porto internazionale..

Adesso leggo di ritrovamenti nel Biellese e Vercellese, quindi netta espansione, come a mio parere i porcini che forse grazie alla loro raccolta e conseguente dispersione di spore nei boschi mi sembra che siano la specie più comune nei boschi a loro adatti.

In alcuni boschi anche grazie alle condizioni meteo favorevoli si trovano solo quelli, e pochissimi altri carpofori, non mi sembra fosse così 40 anni fa, almeno per quello che ricordo io.

Biodiversità, tra gli animali, tra le piante , tra i funghi .tutto cambia , ma mi piacerebbe dire ai miei nipoti che da ragazzo non esistevano le nutrie, i gamberi killer , i siluri , e che nel cielo non volavano gli ibis sacri e i parrocchetti, ma moltissime pavoncelle ora sparite, e che l'alianto la pianta puzzona non esisteva come tante altre....

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