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Ennio

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  1. Cari amici, rieccomi qua con un'altra puntata dedicata questa volta a somiglianze pericolose all'interno del Genere Russula. Non sono scambi molto pericolosi in quanto nessuna Russula è mortale, poche le velenose, molte le tossiche. La sintomatologia (molto precoce) si manifesta sopratutto a carico dell'apparato gastro-intestinale ed è causata da sostanze resinoidi che irritano fortemente le mucose intestinali provocando forti dolori addominali, vomito, diarrea, mal di testa. Tutti sintomi che con le dovute cure regrediscono e cessano (anche nei casi più seri) nel giro di poche ore o un paio di giorni senza lasciare serie conseguenze. ATTENZIONE! queste precisazioni valgono solo per le specie appartenenti al Genere Russula, come pure le tre coppie di somiglianze proposte sono valide SOLO tra le Russula, non tratteremo in questa puntata gli eventuali scambi tra Russula e altri Generi che magari saranno oggetto di altra occasione. Le Russula sono facilmente riconoscibili a chi possiede un pò di pratica: sono funghi omogenei con carne a rottura cassante (si rompono come un gessetto da lavagna o un pezzo di polistirolo), questa frattura +/- netta e dovuta alla particolare conformazione delle ife (sferocistiche) globose e non filamentose . Sono funghi simbionti, esclusivamente di bosco (salvo rarissime eccezioni); per questi funghi esiste la prova empirica dell'assaggio per testarne la commestibilità, ma questa prova vale SOLO per le Russula. Si assaggia un pezzetto di carne del cappello e lamelle, se la carne dopo prolungata masticazione in punta di lingua risulta acre, pepata o bruciante, allora la specie è tossica e va scartata, se invece il sapore è mite o dolce, la Russula si può mangiare (debitamente cotta). Anche i funghi del Genere Lactarius hanno la carne a rottura cassante, ma a differenza delle Russula, al taglio, emettono un latice di vario colore, +/- dolce o acre.
  2. ciao Sergio, certamente nemmemno i funghi sono esenti da questo fenomeno; non è tanto frequente, ma forme albine si riscontrano in numerose specie dei vari Generi, sembra in particolare per mancanza di melanina (sostanza che fissa il colore), ti allego 2 immagini di forme albine di Amanita pantherina raccolta al Circeo nel novembre 2001, e Clitocybe nebularis raccolta a Canfaito, Comune di Apiro (MC) in faggeta a ottobre 2005. un caro saluto, Ennio.
  3. scusa Carletto, ma di che nulla-osta hai bisogno ? per me, ognuno può intervenire come e meglio crede e ogni intervento è sempre gradito. Comunque se hai "peccato", ti perdono; come penitenza mi manderai un cesto di porcini un cordiale saluto, Ennio.
  4. ma dai che domani troviamo altra roba; sotto pino ci sono un pò di Ascomyceti belli da fotografare e anche Inocybi per Pino (sono stato oggi con due classi di un Ist. Tecnico Agrario) e ho constatato di persona. Per gli spugnoli li puoi mangiare solo tu, io mi chiamo Ennio. a domani mattina, ciao.
  5. Ennio

    Passeggiata didattica...

    ....... e bravi i miei "allievi pavesi", anche in assenza di funghi sapete apprezzare e vivere allegramente il contatto con la natura, sono contento per voi e vi ringrazio per le belle immagini, un caro saluto, Ennio.
  6. ....e direi anche estremamente utile perchè, e a volte sembrerà anche strano, l'avvelenamento da Amanita Phalloides risulta ancora oggi tra i più diffusi. Questo a dimostrare che è molto difficile sopratutto per i meno accorti, distinguere la mortale Amanita con le varie specie con cui viene confusa :biggrin: Alla prossima lezione Ennio e... Grazie :biggrin: Pasquale esatto quello che hai scritto!, sembra impossibile; ma ancora oggi si verificano diversi casi all'anno di avvelenamento mortale causati dal consumo di Amanita phalloides (la stampa e la TV non sempre ne danno notizia di tutti), ma il centro antiveleni di Milano li registra tutti e, da gli avvelenamenti mortali fino alle leggere intossicazioni, i casi sono veramente tantissimi ogni stagione. Tra l'altro c'è da considerare (oltre alle vite umane) l'alto costo sociale sostenuto per far fronte alle spese relative ai ricoveri ospedalieri e alle terapie mediche (pagate da tutta la collettività). P.S. oltre ai dati ufficiali, ci sono da aggiungere un considerevole numero di intossicazioni (+/- leggere), non "pubblicizzate" dagli interessati (quasi sempre pseudo esperti) per paura di perdere la faccia. Personalmente credo sia un "dovere morale" di ogni socio APB, cercare per quanto possibile, di contribuire a diffondere una corretta informazione di prevenzione tossicologica e una rispettosa cultura ecologica. Scusate se l'ho fatta lunga, ma su questi temi è sempre meglio parlare che sottacere, un caro saluto, Ennio.
  7. Nico, la vedo solo ora ma sono d'accordo con te, sembrerebbe proprio lei, ma occorre vedere almeno la base del gambo per essere certi al 100%, ciao Ennio.
  8. ciao Genio, siamo tutti sulle spine, per ora mi sembra di vedere solo degli esemplari di Scenidium nitidum, ex Hexagonia nitida, a quanto gli altri ritrovamenti ?, Ennio.
  9. Ciao Giorgio, è un vero piacere ritrovarti e leggerti, BENTORNATO, Ennio.
  10. foto n. 4: sezione della base del gambo di Amanita phalloides; si nota la carne ovunque bianca, la volva sacciforme e la base arrotondata. ATTENZIONE: queste ultime 2 immagini illustrano esemplari tipici; RICORDATE che spesso nella realtà, le due forme non sono così nettamente demarcate. In conclusione: nessun "terrorismo" allarmistico, ma solamente una ulteriore e forte raccomandazione ad adottare un comportamento improntato alla massima prudenza e consapevolezza del rischio che si può correre. Ennio Carassai.
  11. foto n.3: sezione della base del gambo di Amanita caesarea, si nota il colore giallo della carne del gambo, la volva bianca, membranacea e avvolgente e la base appuntita.
  12. foto n. 2: coppia di Amanita allo stadio di ovolo semichiuso, A. caesarea a sinistra e A. phalloides a destra. Notate come in questo caso, i due ovoli non presentino sostanziali differenze nella forma morfologica, solo il taglio del velo generale può aiutare nella distinzione; ma se fossero stati tutti e due arancioni, rimarrebbe comunque ancora possibile (in questo stadio), la confusione con l'ovolo di A. muscaria o A. aureola.
  13. foto n.1: coppia di Amanita Cesarea a sinistra e Amanita phalloides a destra, allo stadio di ovolo chiuso. In questo caso le differenze morfologiche rientrano nella normalità (base appuntita per A. caesarea e invece apice appuntito per A. phalloides).
  14. Ciao a tutti, a seguito dell'intervento di Tonaino, il quale ribadendo la pericolosità della raccolta dell'Amanita caesarea allo stato di ovolo chiuso, accenna all'esistenza di una differenza che permetterebbe la distinzione tra l'Amanita phalloides e la caesarea. Ora, trattandosi di una problematica molto importanta sotto il profilo dell'informazione e della prevenzione tossicologica, voglio ricordare che molti visitatori occasionali del forum, possono essere inesperti o principianti e che potrebbero erroneamente pensare che sia possibile distinguere +/- facilmente (una volta spiegata), la differenza tra le due specie. Voglio inserire alcune immagini tratte dallla monografia "Il Genere Amanita in Italia" di Mido Traverso, edito dall'A.M.E.R. di Roma nel 1999, per far capire come queste differenze a volte siano quasi inesistenti, e se per un bravo esperto è possibile il riconoscimento delle due specie (sempre di ovolo chiuso stiamo parlando) ciò è MOLTO difficile e PERICOLO per un principiante. Un caro saluto a tutti gli intervenuti e a risentirci, Ennio. allego in sequenza 4 immagini relative a quanto in argomento.
  15. .... e visto che siamo in argomento Amanita. Queste ultime note sono dedicate ai principianti, ai poco esperti, a coloro che frequentano il forum casualamente o solo per curiosità e non possiedono ancora una educazione micologica di base. Esiste la possibilità di uno scambio "fatale" tra giovani esemplari ancora allo stato di ovolo chiuso di Amanita phalloides e A. caesarea, a questi livelli è difficilissimo poter distinguere le due specie. Bene ha fatto il Legislatore a vietare in tutta Italia, la raccolta dell'Amanita caesarea allo stato di ovolo chiuso, sia per motivi biologici (il fungo così raccolto è immaturo e ancora non ha potuto disperdere le sue spore) sia perchè in questo stadio (anche sezionandolo) è spesso irriconoscibile dalla A. phalloides. Allego una immagine di una raccolta da me effettuata nell'agosto del 2002 in località "Vallegrascia" Comune di Montemonaco (AP), Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Questi due esemplari rispettivamente di A. phalloides (a sinistra) e A. caesarea, (a destra) erano cresciuti vicinissimi: l'Amanita caesarea aveva chiaramente (dato lo stato più avanzato di maturazione) quache giorno in più della A. phalloides. Adesso riflettete sinceramente: 4-5 giorni prima, l'Amanita caesarea sarebbe stata aperta parzialmente ma l'Amanita phalloides era ancora allo stato di ovolo chiuso; se passava un cercatore qualsiasi, vedendo i due funghi così vicini, cosa pensate avesse fatto? ......... E per queste leggerezze e presunzioni che a volte si può anche morire !. Con affetto, Ennio.
  16. un'altra immagine di Amanita aureola, si nota bene il bianco dellle lamelle, gambo ed anello, la volva friabile e non membranacea
  17. Sarebbe difficile confonderla con la specie seguente, ma se non si osservano bene i caratteri morfologici ..... Amanita muscaria (L.: Fr.) Hooker, = A. muscaria fo. aureola (Kalchbr.), velenoso, ma non mortale, le tossine di questo fungo agiscono sopratutto sul sistema neurologico; però se chi la mangia soffre di qualche cardiopatia, questa intossicazione può avere in casi estremi, conseguenze letali. A prima vista il colore e il margine striato del cappello, possono trarre in inganno, ma basta estrarlo dal terreno per constatare come in questo caso siamo di fronte ad un fungo con lamelle, gambo e anello bianchi, la volva è sì bianca, ma non sacciforme, bensì è dissociata in piccole placchette, inoltre il cappello non presenta quasi mai resti del velo generale, cosa che invece è presente spesso nella A. caesarea.
  18. ciao a tutti, eccoci qua con un altra somiglianza non pericolosissima sia per quanto concerne la tossicità del fungo velenoso, sia perchè le due specie (di norma), crescono in habitat differenti, ma a volte viene fatto questo scambio ad opera di cercatori "sprovveduti". 1) Amanita caesarea (Scop.:Fries) Persoon Fungo conosciutissimo e raccolto in tutta Italia per le sua prelibata commestibilità, poco frequente al nord, diviene sempre più presente mam mano che si scende verso il sud. Cresce in boschi di latifoglia termofili, in particolare quercus sp. e castagno fino a quota collinare, assente nelle abetaie e pinete pure. Si riconosce facilmente per il colore rosso aranciato del cappello, margine nettamente striato, lamelle, anello e gambo gialli, volva bianca spessa e sacciforme (sempre inguainante la parte inferiore del gambo).
  19. Ciao Salvo, da noi purtroppo è tutto secco come nel deserto, perciò niente funghi ormai da mesi, ma è bello lo stesso poter condividere con gli amici il piacere delle loro raccolte, un caro saluto, Ennio.
  20. ok Pedro, allora digli che gli sono sempre vicino con un ottimistico pensiero, Ennio.
  21. Ciao Ignazio, se il latice prima era arancio e poi in poco tempo è diventato rosso-violaceo, potrebbe essere Lactarius semisanguifluus (dalle foto sembra parassitato da Mycogone sp). Ennio.
  22. Ciao, sono completamente d'accordo con Arturo, salutoni, Ennio.
  23. [ Anche io nei miei prati di Calvana trovo sovente Gruppo delle Flavescentes, Sezione Arvenses, specie arvensis..... la carne non arrossisce, c'è l'ingiallimento insomma ci siamo, a parte se ho ben capito la possibilità di A.osecanus nel caso di ingiallimento della cuticola e anello dentato.... Ennio ci sono? Comunque questa è la mia immagine più vicina ad A . arvensis .....e l'allerta di Ennio è quantomai importante quando si parla di lei, l'Amanita verna, A.vernum :biggrin: ....un grazie a Ennio e lo prego anche di corregegrmi, solo così potrò/potremo imparare. Un forte abbraccio. Gibbo Ciao Giacomo, penso proprio che la tua foto si riferisca ad A. arvensis (vedi messaggio n. 31), spesso i giovani esemplari hanno il gambo un pò eccentrico e il cappello irregolare, se poi tira vento secco, la cuticola si fessura in areole; bella immagine, un caro saluto, Ennio.
  24. ciao a tutti gli amici abbonati, prima che scoppi una guerra telematica sui "turini" mi sento obbligato a fornire questi chiarimenti: nelle Marche, Umbria, Abruzzo e altre regione del centro-sud, con il nome comune di "TURINI", vengono raccolte e consumate diverse specie di Agaricus apparteneti al Gruppo delle "Flavescentes", sezione Arvenses. 1) Agaricus urinascens (Moller & schaeffer) Sing = A. Alberti, = A. macrosporus 2) Agaricus osecanus Pilat = A.nivescens 3) Agaricus arvensis Schaeffer : Fries = A. fissuratus 4) Agaricus macrocarpus (F. Moller) F. Moller 5) Agaricus benesii (Pilat) = A. squamulifer , unico Agaricus appartenente alla Sezione sanguinolenti (a carne +/- arrossante al taglio o allo sfregamento), che viene raccolto nei pascoli montani. Sono tutti funghi +/- ingiallenti esternamente (ad eccezione del benesii), carne bianca immutabile, odore di anice o di mandorle amare, gambo con anello persistente e senza volva; ottimi funghi commestibili anche crudi da giovani (con parsimonia). Vi faccio notare però che in ambiti territoriali strettamente circoscritti, a loro volta questi Agaricus vengono chiamati con altri nomi, esempio: nella zona di Matelica, il turino viene anche chiamato "zaffaramà", mentre a Bolognola viene chiamato "gialletto", a Castelluccio i giovani carpofori duri e deformati della crescita in pendio pietroso, vengono chiamati "brugnoli", ecc. Ricordate che l'Italia è lunga e varia e lo stesso fungo è chiamato con molti nomi, asseconda della località, percui non vi "scaldate" più di tanto, in questi casi, tutti hanno torto e ragione allo stesso tempo, un caro saluto da Ennio.
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