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Qualche settimana fa vi avevo promesso che vi avrei mostrato le immagini di una passeggiata lungo il corso di un antico scivolo per l'avvallamento del legname, ed eccomi qui a mantenere la promessa.

Questo scivolo sale lungo le ripide pareti boscose del Lagorai verso la zona situata tra la Valmaggiore e il laghetto di Cece; ma prima bisogna raggiungere Boscampo.

Lascio la bici a fondovalle e imbocco l'antica, ma tuttora trafficata forestale e, dopo pochi passi, incontro la “Casina Boscampo”, una costruzione di proprietà della Magnifica Comunità di Fiemme ad uso dei taglialegna e dei forestali, ma ormai in stato di abbandono.

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La casina si trova proprio all'interno del primo tornante della strada forestale per Cece. Alle mie spalle c'è una breve diramazione in fianco alla quale, dopo 20-30 metri...

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… troviamo lo sbocco a valle dello scivolo; pare che ce ne fosse un ulteriore tratto che scendeva in fianco al Travignolo fin quasi a Predazzo, ma non ne rimane traccia.

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E allora si parte!

Già in quest'immagine, nonostante il parziale riempimento di terriccio e aghi di abete, si nota la sagoma arrotondata del fondo su cui scorrevano i tronchi.

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Il tratto di bosco che percorriamo è piuttosto ripido, quindi lo scivolo scendeva zigzagando per evitare pendenze eccessive. Ma anche così servivano dei punti di frenata; senza contare che non si potevano realizzare veri e propri “tornanti” perché i lunghi tronchi si sarebbero incastrati nel bel mezzo della curva. Quindi si realizzavano dei brevi tratti di frenata, in contropendenza, con “svincolo” a valle su cui venivano poi dirottati i tronchi utilizzando i classici “rampini” immanicati: quelli che sembrano delle strane zappe con un robusto artiglio al posto della lama.

Questo è il primo punto di frenata che si incontra salendo, dopo poche decine di metri; il tronco scendeva praticamente sotto i miei piedi, si fermava nel breve tratto successivo in contropendenza e veniva deviato sulla discesa che si vede a sinistra.

Questo punto non è particolarmente fotogenico, lo svincolo successivo è più bello.

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Inviato (modificato)

Salendo incontriamo una prima leggera curva. Come accennato sopra, le curve dovevano essere necessariamente piuttosto dolci per evitare che vi si incastrassero i tronchi.

Dalla foto si capisce che siamo già in prossimità del secondo punto di frenata.

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Modificato da tyrnanog
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Qui si vede bene come i tronchi scendessero da destra per risalire, fermarsi nel breve tratto successivo e venire reindirizzati in basso, ma in questo caso non siamo su un “tornante” e, dopo una leggera curva i tronchi proseguivano nella medesima direzione, perché?

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Perché quando si dovevano affrontare tratti di discesa troppo lunghi, si sfruttava la leggera rientranza di qualche vallecola per rallentare comunque il legname che altrimenti avrebbe preso una velocità eccessiva, come si vede bene da questa foto presa da una posizione più a monte. É evidente che in questo punto si sarebbe potuto realizzare un tratto diretto, ma i costruttori dello scivolo avevano calcolato che il tronco, sopraggiungendo da un “rettilineo” piuttosto lungo, avrebbe accumulato una spinta già al limite di guardia.

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Pare che questo genere di opere boschive abbia avuto origine in Ungheria, tra '700 e '800 o forse prima, e che in seguito si sia diffuso in tutto l'impero austriaco.

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Ed eccolo il lungo tratto a monte; effettivamente è facile immaginare quali velocità potessero raggiungere i tronchi su queste distanze, anche perché...

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… a parziale rettifica di quello che avevo scritto in precedenza, questi scivoli pare venissero utilizzati per lo più a metà inverno, quando ancora erano pieni di neve; ve l'immaginate Armin Zoeggeler su una pista da slittino di questo tipo!?!

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Ancora una curva. Questa è la più stretta che ho trovato ed è anch'essa in prossimità di uno “svincolo”, anche perché su questa è probabile che qualche tronco si incastrasse per davvero e quindi ci doveva sempre essere qualche boscaiolo nelle vicinanze pronto ad accorrere (dopo aver segnalato la cosa ai suoi compagni più a monte, altrimenti rischiava la pelle se nel frattempo questi avessero lasciato scivolare il tronco successivo).

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Non esistono solo “strade” panoramiche, ma anche scivoli per tronchi (chissà se gli facevano pagare un pedaggio maggiore per via del panorama). Qui una vista sulla Valle di Viézzena, con la relativa Cima purtroppo nascosta dalle nuvole.

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Questo non è un punto sconnesso, ma un ingegnoso sistema per far defluire l'acqua dei ruscelletti che scendono dal monte intersecando lo scivolo, che altrimenti avrebbero riempito: gli si costruiva un “sottopasso” che però veniva lasciato scoperto anche all'interno dello scivolo stesso per favorire contemporaneamente la fuoriuscita dell'acqua che si formava man mano che si scioglieva la neve che lo rivestiva (l'acqua del disgelo scorre sempre al di sotto del manto nevoso).

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