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Lo sfocatello del Nocchio


Illecippo™

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Polyporus corylinus Mauri. Un fungo davvero poco conosciuto e particolare, che gode di una ottima fama in alcune località nei dintorni di Roma. Venne descritto per la prima volta da Ernesto Mauri nel diciassettesimo secolo, nell'opuscolo "due funghi mangerecci del contorno di Roma". Si tratta di un curioso "dimenticato" fungo che, forse più di ogni altro in ambito nazionale, può rappresentare un territorio e una delle più antiche forme di coltivazione fungina. Esclusivo della provincia di Roma e più nello specifico dei Castelli Romani, è stato da sempre coltivato dai boscaioli soprattutto del comune di Rocca di Papa, che probabilmente in epoche remote, producevano il carbone e avevano notato le esigenze di fruttificazione. La particolare "coltivazione", tramandata da generazione in generazione e tenuta in gran segreto, consiste nel riconoscere, al suono caratteristico prodotto da percussione, un ceppo di nocciolo (Corylus avellana) miceliato (che in alcuni casi viene sdradicato per farne una coltivazione casalinga), il quale subisce una veloce sfiammata, dopo essere stato cosparso di liquido infiammabile: a quel punto viene ricoperto e dopo una settimana circa inizia una copiosa fruttificazione,che finisce in parte nei ristoranti tipici della zona (!!!) che lo servono principalmente fritto o dorato! Lo "sfogatello del nocchio" o “sfocatello del nocchio” è considerato quindi un buon fungo commestibile, tenero e profumatissimo se appena raccolto, poco comune in condizioni naturali; il periodo di fruttificazione "forzata” coincide con il periodo più caldo dell'anno nei mesi di luglio e agosto.

 

Carta d'identità

 

Polyporus corylinus Mauri

 

Cappello: di piccole dimensioni, convesso,poi piano e leggermente depresso-ombelicato,margine incurvato,biancastro poi bianco-crema,presto leggermente areolato-squamoso.

Imenio: formato da tubuli corti,bianco poi bianco-crema, pori concolori, molto decorrenti, di media ampiezza.

Gambo: cilindrico, svasato in alto, bianco liscio,snello.

Carne: bianca,esigua,soda,leggermente elastica,odore e sapore dolci-farinacei,intensi,gradevoli.

Spore: 7-8 x 2-3 cilindriche ialine finemente granulate, con basidi clavati 15-25x5-6 tetrasporici con giunti a fibbia

 

 

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poco comune in condizioni naturali; il periodo di fruttificazione "forzata” coincide con il periodo più caldo dell'anno nei mesi di luglio e agosto.

 

se non ho capito male ha bisogno di una ceppaia che sia leggermente abbrustolita di nocciolo, in natura

dovrebbe nascere solo dopo che un zona di arbusti di nocciolo sia stata aggredita dalle fiamme, meglio

la coltivazione!

 

eppure ho la sensazione di averlo già incontrato! bel funghetto comunque!

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..................

un ceppo di nocciolo (Corylus avellana) miceliato (che in alcuni casi viene sdradicato per farne una coltivazione casalinga), il quale subisce una veloce sfiammata, dopo essere stato cosparso di liquido infiammabile: a quel punto viene ricoperto e dopo una settimana circa inizia una copiosa fruttificazione,che finisce in parte nei ristoranti tipici della zona (!!!) che lo servono principalmente fritto o dorato! Lo "sfogatello del nocchio" o “sfocatello del nocchio” è considerato quindi un buon fungo commestibile, tenero e profumatissimo se appena raccolto, poco comune in condizioni naturali; il periodo di fruttificazione "forzata” coincide con il periodo più caldo dell'anno nei mesi di luglio e agosto.

 

quindi, fammi capire Nico......... viene consumato un fungo nato dal nocciolo bruciato con liquido infiammabile???!!!??? :scratch_one-s_head:

...ma siamo sicuri che non fa male....?!? :dntknw:

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Max,

con questo proposito ho aperto questo post.

Saperne di più

Questo perchè ho trovato un vecchio libro del '60 dove si parla di questa pratica (Adolfo Banti, I funghi italiani, Vallardi ed.1963) e di questo fungo particolare.

Spero che qualche amico romano o lettore sappia dirmi di più: per ora ho scovato solo queste informazioni; sono certo solo del fatto che alcuni usino realmente alcoli per bruciacchiare parzialmente il tronco di nocchio (nocciolo).

 

Nico

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Max,

con questo proposito ho aperto questo post.

Saperne di più

Questo perchè ho trovato un vecchio libro del '60 dove si parla di questa pratica (Adolfo Banti, I funghi italiani, Vallardi ed.1963) e di questo fungo particolare.

Spero che qualche amico romano o lettore sappia dirmi di più: per ora ho scovato solo queste informazioni; sono certo solo del fatto che alcuni usino realmente alcoli per bruciacchiare parzialmente il tronco di nocchio (nocciolo).

 

Nico

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