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"Il senso dell'acqua"


Romanus

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Pomeriggio d'Agosto.

 

Qualche giorno di ferie mi permettere di infilare di nuovo gli stivali da pesca e scendere sul fiume di casa.

E' il piacere che danno quelle cose che aspetti da tempo, che pensi da tempo, uno dei tanti vorrei ma non posso che finalmente si realizza.

 

Il caldo fuori è mitigato dalla sensazione di freschezza dei colori, dalla mano immersa fino al polso dentro quell'acqua limpida, dai chiaroscuri di tettoie di foglie che regalano riparo al fiume e ai suoi abitanti.

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Scorre tranquillo il Fiume, come il Tempo, sintonizzato sul ritmo lento di un afoso pomeriggio d'Agosto

scandito da un concerto di cicale. Solo qualche tortora e cinque cavalli sono con me sul fiume.

Sensazione di pace, mentre osservo il fiume e lo confronto col ricordo dell'ultima volta, per capire com'è cambiato.

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Sono qui per pescare.... ma c'è tempo.

Entro nel suo letto e lo risalgo controcorrente per sentirlo vibrare vita contro gli stivali a coscia,

pago una piccola moneta di fatica al suo inevitabile tentativo di respingere indietro il passo.

Lo avverto come un gioco d'estate tra me e lui, non tiro fuori gli stivali dall'acqua per non fare rumore ad ogni passo,

in senso di rispetto li lascio scorrrere di sasso in sasso calcolando l'insidia del suo velluto verde.

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Lo immagino come sempre lì tranquillo ad aspettarmi, con quel sorriso accennato dell’amico che ti perdona tutto,

anche un'assenza troppo lunga e non spiegatagli.

 

Lo immagino lì, lui sempre uguale a se stesso immutabile e immutato nel suo corso, nei suoi riflessi.

 

Diversa soltanto l’immagine riflessa di me che mi rimanda negli anni.

 

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Ma sbaglio. Come prima di me hanno sbagliato tanti poeti e sognatori d’acqua dolce.

 

Cambia il fiume come cambiamo noi, cambia il suo corso, combatte e si adegua controvoglia a nuovi giorni imposti,

a tempi diversi.

 

Se tra le tante verità trasportate dallo scorrere apparentemente pacifico delle acque, dall’apparente supino scorrere e trascorrere il Tempo, ti fermerai a guardare anche i suoi mille mulinelli nascosti, allora leggerai dei suoi dubbi.

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Di quando il fiume si volta indietro e come noi torna sui suoi passi per capire se sia possibile trovare una strada diversa al suo destino, prima di abbandonare una parte di se a ieri.

 

Quello che resta di un dubbio,

è quella foglia secca che contro ogni logica risale sott’acqua il vivo di corrente cavalcando quella vena pulsante di fiume che non scorre via, non passa, ma torna indietro per lavorare sul domani di un nuovo raschio, di un nuovo letto di frega,

di una nuova vita, una nuova idea.

 

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Inviato (modificato)

Mi piace pensare che per il Fiume sia questo "il senso dell'acqua", del suo passaggio mai rettilineo, delle sue risalite e delle sue cascate. Mai uguale a se stesso, mai scontato, mai placato o vinto, se non alla fine del suo corso, dove infine si calma ma soltanto per accettare di diventare parte di mare, di qualcosa di più grande.

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Inviato (modificato)

Per noi pescatori invece "il senso dell'acqua" è qualcosa di meno romantico, meno filosofico.

 

E' la capacità di leggere il fiume che si acquista con l'esperienza, somma di osservazione e risultati.

 

Leggere il fiume e pensare da pesce, per capire quali siano i posti migliori dove lui si fermerebbe ad aspettare un insetto trasportato dalla corrente, o sotto quale ramo eleggerebbe la sua tana.

 

E lì lasciar passare la nostra insidia, tenuta sospesa da un galleggiante fluorescente.

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Inviato (modificato)

Mantenere sangue freddo per non forzare troppo, o lasciare troppo filo al pesce per cercare incaglio, lasciargli sfruttare l'amica corrente sapendo però che questo ne triplicherà la forza di trazione.

 

E aspettare di vederlo: primo segno di resa, battaglia quasi vinta.

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