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Altopiano del Renon


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L’Altopiano del Renon è quello che amo di più. Si trova a NNE di Bolzano.

Prati, pascoli, boschi, laghetti e dolci sopraelevazioni lo disegnano in lungo e in largo.

Ma anche piccoli paesi e masi sparsi fra prati e boschi…

 

I suoi paesi conobbero il “boom turistico” verso la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, in piena “belle epoque” mitteleuropea. Quassù gli abitanti di Bolzano, in cerca di frescura e di ristoro, si costruirono buona parte delle seconde case.

 

Si accedeva all’altopiano solo attraverso viottoli di montagna e faticose carrarecce. In seguito, agli inizi del ‘900, nel 1907 per l’esattezza (come alcuni ricorderanno), l’incantevole isolamento fu rotto. In maniera anch’essa incantevole. Venne infatti inaugurata quell’anno una “ferrovietta” elettrica che univa il capolinea di Piazza Walther a Bolzano con i paesi dell’altopiano, i principali dei quali erano, e sono, Soprabolzano (Oberbozen) e Collalbo (Klobenstein).

 

E proprio a Collalbo prendiamo il trenino con destinazione Soprabolzano. In carrozzaaaaa !

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Dopo circa un quarto d’ora di viaggio e di serpentine fra prati e boschi, arriviamo al paese di Soprabolzano, il cui centro è costituito da un enorme prato mediano.

 

Lo stile mitteleuropeo/asburgico della fine ottocento è ancora conservatissimo. Ma si trovano anche masi ben più antichi…

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…e con dolci saliscendi arriviamo dapprima alla bellissima e panoramicissima (malga) Lobishof, presso cui siamo tentati di fermarci per un ricco spuntino tirolese. Proseguiamo, invece…

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Se l’occhio risale oltre il paese di Auna di Sopra (Oberinn), si possono osservare le caratteristiche piste da sci del Corno del Renon, la massima elevazione dell’altipiano.

 

Mentre i turisti vagano per stradine che vanno da un punto di ristoro e l’altro…

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Usciamo dal bosco nei pressi di Riggermoos e dalla strada che scende a Collalbo abbiamo una prima visione dell’abbraccio di montagne che ci aspetta…

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La nostra meta del primo pomeriggio è quella bianca costruzione al limitare degli alberi. Ma lo sguardo è catturato dalla poderosa e caratteristica mole del Monte Sciliar e del retrostante Catinaccio…

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Siamo in Località Caminata (Kematen), costiuita da un grazioso alberghetto, un ristorante ricavato nella vicina foresteria, una chiesetta ed un laghetto.

 

Dalla terrazza prativa del ristorante, l’occhio parte, si stacca, vola, s’impenna, ridiscende, plana…su una sequenza ininterrotta di montagne, quelle cui sono più legato. Più che un volo è un balsamo per l’anima…

 

Da sinistra la scura Dorsale del Maglio ed il caratteristico M. Cavone; dietro il Catinaccio-Rosengarten, con la Cresta del Masarè, in cui spicca la Roda di Vael; poi, oltre la sella del Passo di Costalunga, il centrale Latemar, quindi le montagne di Lavazè-Oclini, vale a dire la Pala di Santa, il Corno Nero ed il Corno Bianco. Fra Pala di Santa e Corno Nero i denti seghettati dei lontani Lagorai di Fiemme.

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Volgendoci leggermente a sinistra, ovvero verso Nord, vediamo stagliarsi il Sassolungo ed il Sassopiatto, lo Sciliar (la montagna presente in ogni confezione di wafer altoatesini), la Dorsale del Maglio, la lunga catena del Catinaccio, con le caratteristiche Torri del Vajolet…emblemi stessi delle Dolomiti, anche se non hanno la possanza delle rivali Tre Cime di Lavaredo.

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Inviato (modificato)

Tentiamo alcune zoomate; perché le montagne sono magnifiche, ma fisicamente lontane.

 

Dietro le foglie c’è il Sella, quindi i 3 km di parete del Sassolungo, l’inconfondibile Sassopiatto, quindi le due “sorelle” dello Sciliar, Punta Santner e Cima Euringer, e lo Sciliar stesso.

 

Mi vedo già arrancare fra le sue vertiginose gole…

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Modificato da daiano
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Spostiamoci un poco verso Sud. Scoviamo laggiù il piccolo centro di Umes di Fiè, sovrastato dalle fiancate della Dorsale del Maglio e dall’isolato M. Cavone. Le loro spalle sono protette dalla Croda di Re Laurino, dal Rosengarten e dalla Cresta del Masarè, da cui si eleva la bellissima piatta parete occidentale della Roda di Vael.

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Da Kematen si gode forse la più ampia inquadratura del Latemar : perché al versante stranoto e celebrato di Carezza si salda anche quello meno conosciuto della Val d’Ega.

 

Montagne che sono il simbolo della sofferenza geologica…

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Uno sguardo alla Chiesetta di Caminata, che, quel pomeriggio, s’apprestava ad officiare un matrimonio.

Sulla sinistra gli ultimi scampoli della terrazza ristorante…

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