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pietragi

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Risposte pubblicato da pietragi

  1. Poi torno a casa e il mio unico pensiero è di regalarli agli amici che li mangiano volentieri, o a qualche persona sola.

    Sui dormienti ho studiato così tanti posti e situazioni da sviluppare una conoscenza unica che mi porta a raccogliere i funghi, non a cercarli: il prossimo passo sarà di ampliare ancora il raggio di azione per tornare nella fase di studio che mi ha fatto tanto innamorare di questo fungo (e soprattutto dei boschi che li producono in primavera)

    Per i porcini resto ancorato ai miei boschi: ho studiato tanto, ma la concorrenza è molto forte e quindi servirebbe più tempo di seguire una fungata, specie quando si verificano le condizioni ideali (2019) che ti potrebbero permettere di coprire 10 boschi e di imparare tanto, basterebbe poter uscire ogni giorno ?

    Ho anche un bosco che sogno di scoprire, ma non da solo, perché è un posto pericoloso e, dopo due anni che lo punto, nel 2021 voglio andarci, spero di trovare un compagno di avventura

    Ma il mio vero sogno è di ritirarmi dal lavoro ancora in forze e dedicarmi ogni giorno per 3/4 ore al mio passatempo del cuore

    Sono un autodidatta e non avrò mai le conoscenze di chi ha avuto genitori fungai ed è nato in montagna, ma sono contento di questo mio percorso di crescita, nonostante l’età avanzi e quindi le gambe siano ogni anno peggiori.

    In fondo è una passione e come tale va vissuta, impegnandosi, studiando e cercando di migliorare sempre, ricercando meno quantità, ma avendo la curiosità di muoversi verso la qualità dei funghi.

    Un abbraccio a tutti e presto

    :friends:

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  2. Altre volte il meteo è ignorante e il vento fa piazza pulita di tutti i posti migliori: allora bisogna buttarsi nel fitto anche se nelle giornate di pioggia questo significa fare il bagno ad ogni albero. L’ultimo fungo ha un sapore dolce e amaro allo stesso tempo: i boschi assumono la veste invernale e passano dal verde al rosso più velocemente di quanto vorremmo, un’altra stagione volge al termine e rimaniamo in attesa della prossima.

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  3. Poi c’è il mio posto spaccagambe per eccellenza, mi piace troppo andarci, specie quando non c’è nulla in nessun altro posto, e allora rischio. 1 ora di salita per arrivare in zone molte frequentate all’inizio, ma, a volte, nei punti più remoti, è possibile passare da cesto vuoto a cesto pieno in 5 alberi, anche se il più delle volte è un giro a vuoto: alla peggio mi siedo a godermi per 5 minuti un pranzo al volo nel silenzio della natura, in compagnia dei miei cari che non ci sono più e che in quei posti sento particolarmente vicini.

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  4. Spesso vado nel mio posto preferito da dormienti, anche quando i funghi dovrei cercarli altrove, ma la stagione dei dormienti ha un fascino troppo grande perché io possa resistere a quei boschi, anche d’estate. E allora deviazione e poi magari mi tocca rivedere in corsa il giro in caso di ritrovamenti: sono un po’ zingaro e casinista e Andrea mi dice sempre che macino tanti chilometri per nulla, ma mi piace anche così, non c’è bisogno di essere sempre efficienti quando si sta bene.

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  5. Rimedio meno di quel che potrei, ma, alla fine della giornata, essere stato nei posti che amo mi fa stare bene, non mi serve altro che quello. E in più tutti i miei funghi sono sudati, raccolti con fatica, a volte in mezzo al traffico, perché quando si sparge la voce tutti si fiondano per 1-2 settimane nei posti più noti. Quei giorni vorrei emigrare altrove, ma mi scoccia lasciare i miei posti e quindi cerco di proteggerli dagli invasori, non ho paura di sgomitare quando serve, e poi il mio ego ogni tanto vuole confrontarsi con gli altri per capire se sto migliorando o no negli anni

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  6. Altre volte non ero sul posto al momento dell’avvio della fungata e Carletto ci ha tenuto a farmelo pesare (avevo finito le ferie), ma poi sono arrivato anche io, un po’ per caso, prima passando dai posti amati e poco in forma, per poi arrivare dopo ore di cammino a raccogliere un paniere di funghi praticamente bordo strada perché solo in quella costa si erano salvati dal vento. Solo in questo modo posso fare un bordo strada: i posti di Carletto rimangono i suoi.

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  7. Poi ci sono posti magici, persi e ritrovati nel tempo, che non fanno funghi tutti gli anni, ma la volta che i funghi sono fuori è uno spettacolo. Posto ormai minacciato dalle motoseghe e che credo non salverò ancora per molto… ma magari ci tornerò 4-5 anni dopo il taglio e mi divertirò di nuovo. Intanto ogni tanto ci riprovo, spesso a vuoto

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  8. Altri posti li ho scoperti con un amico e tornarci è il mio modo di rivivere “la prima volta” e di rinsaldare l’amicizia. E ci torno anche se è un posto che fa funghi con tempi strani e quindi tutto il giro intorno non serve a nulla, se non a vedere ottimi panorami e a sentire un ideale passaggio di testimone di chi ha calcato quei boschi con nei secoli scorsi.

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  9. Non so spiegare cosa mi porta a percorrere due boschi in un giorno, nonostante sia chiaro che la situazione è poco favorevole

    Come non so spiegare le diverse sensazioni che provo tra un posto ed un altro, e non è solo una questione di funghi perché amo anche posti in cui non ho mai raccolto 1 fungo (e non so se ci fanno).

    Ci sono posti in cui mi sento a casa e in quelli torno spesso, anche se ci vanno altre persone. In pochi posti vado solo io, in altri so che a volte la mia caparbietà può essere premiata perché la maggior parte delle persone si rifiuta di faticare 2 ore anche solo nella remota speranza di trovare un fungo. Ma sono proprio quei momenti che mi fanno sentire in sintonia con la natura: la solitudine, la possibilità di godersi con calma un piccolo successo, la possibilità di capire se le mie ipotesi erano fondate o di comprendere il perché di quello che vedo.

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  10. E andare per boschi è una delle cose belle della vita

    Qual è la benzina che ci porta in giro, che ci fa alzare presto e scappare nei boschi nella speranza di trovare i funghi? Ma allora perchè farlo anche quando non ci sono? E una spiegazione me la sono data: la passione.

    E così ho percorso molto boschi, vecchi e nuovi, con la curiosità di vedere e capire il perché di quel che vedevo.

    Anche un pizzico di follia che mi spinge a tornare nei miei boschi partendo da lontano… perché non si può sconfinare

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  11. Se a fine 2019 mi avessero raccontato cosa sarebbe successo nel 2020, non ci avrei creduto.

    Un virus ci ha cambiato la vita…

    …qualcuno ha perso la vita… qualcuno il lavoro…,

    ma ognuno di noi ha visto cambiare la propria vita e ha capito cosa potrebbe succedere in un momento: ho riflettuto sulle mie priorità e sto tagliando gli orpelli per dedicare più tempo alle cose migliori della vita.

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  12. Non so che dire, una vita persa è un dolore enorme per chi rimane e non so come faranno a farsene una ragione.

    Ma come dice Giacomo non era giornata da fare uscite sulla neve, abbiamo una settimana gelida e la settimana dopo calda ed è troppo pericoloso, per quanto si sia esperti.

    Io sono un solitario, ma delle neve ho paura e non rischio mai un'uscita senza le condizioni giuste.

    Credo che abbiamo il dovere di dire le cose come stanno, anche solo per provare a educare chi si approccia alla montagna da neofita, onde evitare quello che si vede in questo periodo in cui, appena riaprono le uscite, la gente si catapulta in montagna senza avere un'idea e invece che sciare va sulla neve.

    Forse se metteremo da parte orgoglio o desideri personali questo mondo potrà migliorare, altrimenti continueremo a vedere quello che sta succedendo ora con il Covid: chi è meno a rischio se ne frega delle regole e poi muoiono gli altri, i più deboli...

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  13. Il 26/11/2020 at 07:58, Gibbo ha scritto:

    Io invece ho una forte sensazione di incompiutezza. Aiutare nella difficoltà è giusto e doveroso, ma manca il seme per dare un futuro.

    Una sensazione mia e scusate se la scrivo qui, ma non saprei dove altro farlo se non qui e con voi.

    Un bel progetto per collegare quel territorio al resto delle nostre regioni, così che abbiano un offerta interessante ed utile a cui noi attingere. 
    Cosi al momento penso ai loro prodotti, dalle stupende patate alle farine, ai legumi, fino alla carne. 
    Se vogliamo che le persone abbiano di che vivere dobbiamo puntare su cosa quel territorio con la sua storia e la sua traduzione offre.

    Pensiamoci perché mi piace un APB che aiuta chi è in difficoltà, ma sogno un APB che guarda avanti nel custodire i valori del territorio. 
     

    Sarebbe bellissimo, anche se credo che l'ideale sarebbe poterli aiutare a valorizzare al meglio i loro prodotti

    Mi piacerebbe aiutare le aziende a svilupparsi, è un discorso difficile, am credo si potrebbe fare

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