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Vichingo

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  1. Ciau bel om..............bel pocc Grazie Giuliano ricambio di cuore
  2. Ti ha risposto il Nonno, grazie Tonì Beh per fortuna qui da noi la situazione non è così terribile, il Ticino essendo a fondo prevalentemente ghiaioso e a carattere torrentizio ha una garnde capacità di autodepurazione, per cui eutrofizzazione entro limiti accettabili, colibatteri fecali in alte concentrazioni, anche qui accettabile. Il problema sono le speci alloctone che stanno fortemente contendendo alle specie autoctone le risorse alimentari e gli spazi, questa però è solo colpa di una gestione ittica sconsiderata fatta negli anni scorsi, ora si sta correndo ai ripari ma sarà dura riportare le cose allo stato precedente. ciao
  3. eheheh Pasqualone qualcosa mi dice che conosci anche la canzone .......... Mi basta guardare negli occhi del tuo bambino per capire che a volte basta un semplice gesto per illuminare, tu hai trasmesso a lui ciò che dovevi, lui saprà leggere e ricordare.....................ciau omen del fium
  4. Posti stupendi, compagnia fantastica = condivizione...............meglio di così un abbraccione Vichingo
  5. Intanto ringrazio tutti, son contento che vi sia piacuto questo post, si è vero come ha scritto qualcuno sono ricordi di tempi semplici forse più poveri ma sicuramente più veri di quelli attuali. Non vorrei però che si cadesse nel "c'era una volta" come se fossimo già dei fossili, queste per me sono le radici dell'albero della mia vita, che ha un tronco e molti rami che stanno continuando a dar foglie e spero ne possano dare ancora. Vi riporto sotto un breve tratto di un racconto che sto ancora scrivendo per farvi capire meglio chi è il popolo dei pestacù: Premessa. Questo breve racconto, vuole essere un omaggio a tutta quella gente che io chiamo "i omen del fium", persone che per anni hanno e ancora oggi fanno della vita sul Ticino il loro stile di vita, il loro modo di essere "un pù anarch e un pù selvadigh". Non vi è un riferimento politico in questa definizione, ma solo una disamina del loro modo di vivere così a contatto con la natura, che li rende inconsapevoli attori di un modo di essere, così trasportati da questo vivere quotidiano, se volete arcaico, ma allo stesso tempo rivoluzionario, che ne risveglia una precisa identità. La natura non è sempre benevola, a volte è dura e spietata, viverne a contato diretto, anche se in una zona così antropizzata come la bassa milanese, porta a dei cambiamenti di tipo sociologico e di coesione sociale. Troverete questo racconto quanto mai surreale, forse di difficile comprensione per chi non ne conosce i meccanismi della pregnante cultura contadina da cui emerge, ma facendo un piccolo sforzo, capirete quanto il contatto a volte anche critico con la natura, porta gli uomini a riprendersi quella dimensione reale che forse li rende un po' migliori. <<Al Giuanin e la rivolta di pestacù.>> Sarà che noi, si noi, quelli della bassa milanese, siamo un po' strani e così anche le nostre storie sono un po' strane, amiamo la nebbia, quella strana sensazione di ovattato, l'odore che regala la nostra terra, il caldo e l'afa estiva, il maiale, il risotto, la casoula. Questa è la storia del Giuanin, grande lavoratore che un bel giorno "la dai via de cù"(è andato fuori di testa), ma si sa la pazzia a volte è meglio della normalità, poi cosa sarà la normalità, la quotidianità, solo una noia mortale tanto da distruggere le ispirazioni e i sogni degli uomini. Sapete perché ve la racconto? Perché è una storia piena di speranza, di quella sana speranza che a volte si prova, si cerca, si brama con tutto il nostro essere per dare una spiegazione a una vita "dé m...." a cui molte persone sono costrette, ristrette da una società che a me e a molti come me non piace proprio. Noi uomini del fiume, si del fiume, il Ticino, insomma un posto dove stai bene, dove ti riprendi la tua dimensione, quella che hai dentro, l'anima che ti parla ti tortura insomma noi che siamo "un pù anarchic e un pù selvadigh" non possiamo farne a meno di questa dimensione. seguirà
  6. Il pestacù è il termine dialettale della Typha latifolia (pesta= pestare/cù =testa), da bambini la usavamo come una mazza per giocare, forse da qui il termine, ciao e grazie, Gio
  7. Vi lascio ...................ciao e grazie Gio del popolo dei "pestacù"
  8. Ma come fai a non inchinarti di frontre a lei...................la regina
  9. a fatica si fa spazio, ma la sua bellezza non è toccata..........
  10. veloce scorre l'acqua che porta al fiume, ma lento è il suo pensare........................
  11. Il legame alla terra in questa stagione sono loro....................lo so,lo so, ma non mi interessa, fanno parte della mia nostra cultura, l'odore acre della loro bollitura, riempie la mie narici di ricordi, rivedo mia nonna o mia madre intenta a prepararli con la salsiccia e il lombo di maiale, per poi finire in tavola come il migliore dei caviali osannati da tutti.................gente povera, povera gente, il cibo è cultura...................fate voi................. questo per noi popolo dei "pestacù" è un rito.............
  12. Come non possono darti questi colori................. sussulti nell'anima.................................il silenzio è assordante, e l'abbraccio è caldo
  13. Il fiume ti regala ma a volte ti toglie.......................Lui vive
  14. Questa città fuori dalla città ha un nome.........."Gàbana" che tradotto significa Capanna e questa era la nostra spiaggia....................................................la nostra Gabana Beach.....................
  15. Qui ormai sembra tutto abbandonato, volano le foglie e i ricordi spazzati via dalla modernità devastante....................
  16. Le tipiche abitazioni del popolo dei "pestacù", capanne costruite alla meglio, l'una vicina all'altra, dove la gente si parlava si ascoltava.....................e la tipica barca a fondo piatto,indispensabile per la conformazione del fiume............. litigava, ma poi alla fine conviveva, perchè Lui, il grande Fiume donava.............a volte anche un pò di saggezza
  17. Vi voglio raccontare la storia di un popolo che va sparendo, gente di fiume, che faceva di quest'ultimo il connubio quasi perfetto della propria esistenza, eravamo ecocompatibili, uso questo bel parolone che va tanto di moda oggi, vivevamo sulle sue sponde più che nelle nostre case, eravamo raccoglitori, pescatorti e cacciatori, uomini liberi che da soli si davano delle regole che tutti dovevano rispettare................ e che quasi tutti rispettavano. Il periodo di massimo splendore di questa civiltà fu tra gli anni "60 agli anni "90 del 900, il fiume sembrava persino limitare quelle differenze che nella società erano evidenti,........ quì no, qui sul fiume tutti eravamo uguali, il ricco il povero non li distinguevi facilmente erano vestiti in modo molto simile, erano tutti gente semplice, che avevano vissuto la guerra e molti la fame, c'era chi aveva avuto più fortuna o capacità ma la cultura di base era quella contadina di questa terra............"piata mé un taul ma che piega la scéna" (piatta come un tavolo ma che piega la schiena).
  18. Gabirò gabirò ..................................................(chiodini) belli Geppo brau fiò ciao Gio
  19. Fantastico davvero me lo sono goduto, grazie Gio
  20. Tiè così impari oooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
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