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pietragi

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  1. Settimana dura

 

E' un po' di tempo che volevo aprirmi, spiegare il mio legame col bosco, ma... troppe cose per la testa, sempre di corsa dal lunedì al venerdì e quindi ho rimandato.

 

Prima di tutto il titolo... beh diciamo che mi faccio delle domande e ho voluto guardarmi dentro per capire cosa ha creato il legame tra me e il bosco, cosa provo di volta in volta, cosa me lo fa desiderare durante la settimana e cosa mi fa cercare di starci dentro fino a che non cala la sera.

 

Non ho tutte le risposte, ma qualcuna ce l'ho.

 

Ho sempre avuto ritmi di vita molto stressanti che mi hanno sempre fatto sentire la necessità di fare sport come sfogo.

 

Ora che sono uno sportivo da forchetta :biggrin: la mia sola attività è andare nel bosco, ma non lo faccio solo per quello, perché negherei le sensazioni che ogni volta si vivono.

 

Sì ci sono anche i funghi, ma sono solo una parte e non spiegano tutto

 

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2. Le origini e il castagno

 

 

Forse il richiamo del bosco viene dalle mie origini che per parte di madre sono montanare. Ma nella mia famiglia nessuno è mai andato per funghi e così certe storie le sentivo solo raccontare in casa. Questo inverno sono tornato in quei luoghi con Marco-Bo ed ho sentito un odore specifico, oggi ho scoperto che è tipico dell’abete Douglas, che mi ha ricordato un bambino e suo fratello che andavano a more, lampone e fragoline di bosco e annusavano quell’odore che non ho mai ritrovato in nessun altro bosco.

 

Ripensandoci è in quei tempi che ho trovato i primi funghi, d’estate: una manciata di galletti e due porcini, ricordo ancora la gioia per la casualità del ritrovamento non voluto, ma frutto di una scorribanda di due ragazzini di 6-7 anni.

 

Passano gli anni e nel 2008 conosco grazie ad Alessandra i boschi dell’Appennino pistoiese: io non conoscevo nessun fungo e quindi la chiamavo di continuo per sapere se avevo trovato un porcino, ma quasi sempre la risposta era “Fungaccio”, piuttosto che “Verro” (i boleti a gambo rosso, per intenderci).

 

 

E piano piano sento che è diverso camminare lì invece che in città, in quei boschi mi sento a mio agio, mi piace esplorarli, salire e scendere, ma voglio anche capire il perché della vita che vedo. Le mie ricerche mi portano ad Apb, dove qualcuno di buon cuore mi ha aiutato a capire il bosco, accelerando il mio percorso di crescita e dando risposte alle mie domande.

 

La mia palestra è stata il castagno, perché mi sono imposto di crescere gradualmente, di conoscere bene quel tipo di bosco prima di avventurarmi in altri boschi più belli, ma anche più pericolosi e selettivi.

 

I boschi di castagno non coltivati non sono belli, ma è come se fossero un figlio per me: sporchi, scavati dai cinghiali, caldi e umidi nei mesi caldi, a volte così secchi che la terra sembra cemento… altre volte così zuppi che non si sta in piedi nel ripido, con tante insidie nascoste (i rami spezzati sopra le foglie che spesso ti fanno cadere) ed altre visibili, ma che non sempre vedi e che sono ostacoli per chi è grande come me (rami bassi, spini, ragnatele). E anche i funghi sono come questi boschi, gli estatini e i pochi neri spesso bacati, ma con un profumo e un sapore incredibili in padella, in genere i funghi non hanno tanto tempo per crescere indisturbati, sono più “lavorati” dalle lumache, e le buttate sono poco durature, specie col caldo.

 

Quando ci sono i funghi il castagno si riempie di gente, quando piove o sei fuori stagione i boschi sono diversi, più silenziosi, più godibili, meno aggrediti, puoi fotografare con calma o goderti il tuo giro, quasi fuori dal tempo…

 

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3. L’Abete

 

 

L’abete è un compagno più recente rispetto al castagno. E’ un ambiente che frequento sempre fuori stagione porcinara, soprattutto d’inverno e in primavera.

 

L’abete è un albero maestoso, ma anche molto fragile, basta passeggiarci per vedere quanti alberi non ce la fanno da un anno all’altro.

 

Abete rosso o abete bianco, dipende, hanno entrambi un loro fascino, in primavera forse di più, si scioglie la neve e cammini in un mondo fatato, con quell’odore resinoso nelle narici e con quel terreno ovattato che non ti fa sentire male ai piedi.

 

A livello di funghi l’abete è una scoperta recente, tipica la ricerca dei dormienti da condividere con una massa di scalmanati che non vede l’ora di mettere qualche fungo nel cestino dopo un inverno all’ingrasso, ma che abbandonano presto il campo… e allora posso godermi il bosco da solo, esplorarlo a fondo, mangiare un panino guardando il mondo sotto di me, sentire tutti i rumori del bosco e rilassarmi in questo magico mondo, dire che rientro nel primo pomeriggio e uscire solo quando scende la sera: farlo con accortezza, non allontanandosi dai sentieri non è pericoloso ed è una sensazione di libertà inspiegabile.

 

L’abete a livello porcinaro l’ho scoperto nel 2010, i funghi non sono un granchè come sapore anche se belli da vedere, ma è un ambiente da scoprire: abete rosso, bianco, alberi alti, alberi fitti, macchie tagliate, insomma c’è da studiare anche qui.

 

 

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4. Altri alberi

 

In realtà l'appennino è un ambiente molto variegato, la vegetazione è spesso mista e bisogna conoscere anche altri alberi se si vogliono avere gradite sorprese. Il 2010 è stato un anno particolare e se si voleva raccogliere qualcosa in autunno, dopo la buttata estiva, bisognava provarle un po' tutte.

 

I boschi di castagno hanno spesso altri alberi isolati, dal pino, alle acacie (sono sempre gli alberi cui ti aggrappi se scivoli nel ripido, guarda caso :biggrin: ), per arrivare alle querce o alle rare betulle.

 

 

Andare alla quercia da Giugno a Settembre significa fare la sauna: è incredibile come il terreno può essere secco, quanto ci mette a bagnarsi adeguatamente e quanto sono veloci le buttate.

 

 

Trovare un porcino in betulla è quasi una disgrazia, perché ti costringe a pensare a dove hai visto altri alberi del genere e magari fai qualche chilometro per vedere se 4-5 betulle hanno un regalo per te.

 

Diciamo che questi alberi non sono tutti bellissimi da vedere, ma ognuno di loro può riservarti qualche sorpresa al momento giusto.

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5. Il faggio

 

Il faggio è forse l'albero più bello dei nostri boschi. Prima del 2010 era per me un albero da passeggiate invernali sulla neve o estive, uno in particolare è nel mio cuore e vado a trovarlo ogni anno in Aprile, facendo 3-4 ore di cammino solo per toccarlo e per sentire scorrere la vita in lui. L'albero è un gigante aggrappato sull'orlo di un burrone che avete già visto in un altro topic: lì non ci sono mai andato a funghi, è una questione di rispetto.

 

In primavera le foglioline sono di un verde accesissimo, in autunno i boschi cambiano colore ogni giorno quando è il momento di liberarsi del peso e mettersi il vestito da freddo.

 

Il faggio è un bellissimo ambiente, ci sono alberi maestosi come ci sono gli alberi ritorti del crinale, il sottobosco può essere molto diverso da una zona all'altra, puoi avere il mirtillo, il muschio, tanta foglia o poca foglia, macchie fitte o macchie aperte con tanto sole, macchie di tagliato.

 

Insomma ce n'è per tutti i gusti, ma il faggio è un amico selettivo, difficile da leggere, salire certe pendenze ti taglia le gambe ed accorcia la tua giornata di cammino, ti prosciuga le forze. In compenso l'ambiente è molto più fresco del castagno. Ma a volte, se lo sai leggere o se hai la fortuna di capire una piccola parte di questo meraviglioso mondo, ti può ricompensare con funghi meravigliosi per dimensioni e compattezza, gli stessi funghi al castagno sarebbero bacati: qui anche se soffrono il caldo sono sani.

 

Il faggio è l'ultima scoperta, l'ultimo albero del mio percorso di crescita, il più difficile e il più intrigante e sempre più lo affronterò nelle prossime uscite, perché anche se non ho la struttura fisica adatta a certi ambienti sento che l'ostilità di questo mondo sta calando e quindi credo sia giunto il momento.

 

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6. APB e nuovi funghi

 

Mi sono anche chiesto perchè sono in APB e qui la risposta è complessa, per cui proverò a scrivere le cose che mi piacciono: persone che amano la natura, la possibilità di condividere le nostre esperienze, la possibilità di imparare e forse chissà, un giorno… anche di insegnare quello che ho imparato.

 

E' bello scoprire funghi diversi dai porcini in altri boschi e poi ritrovarmeli inaspettati nelle mie uscite in solitaria, mi piace stare assieme nei raduni o nei mini raduni (anche se da buon timido non parlo molto), la possibilità di confrontarsi con chi conosce meglio questo mondo e di sperimentarlo sul campo, le uscite di gruppo fatte solo per divertirsi o per conoscere qualche nuovo fungo.

 

Se dovessi scegliere uno di questi aspetti direi senza dubbio le uscite in compagnia: nel mondo dei funghi ci si guarda sempre con sospetto e mi fa piacere aver trovato alcune persone che non hanno problemi a fare uscite assieme, condividendo tempo ed esperienze assieme, magari in boschi diversi da quelli soliti. E ogni persona con cui sono uscito mi ha arricchito, ognuno a modo suo, e non mi importa aver fatto uscite a vuoto o a fine buttata, l'importante è stato stare assieme.

 

Le geox sono state uno dei primi funghi scoperti fuori dai miei boschi e, anche se non raccolte, mi ha fatto piacere ritrovarle in un periodo in cui cercavo ancora porcini, e nel momento in cui le ho trovate, il pensiero è corso all'amico che me le ha fatte trovare a colpo sicuro nei suoi boschi, in quel momento me lo sono visto davanti sorridente, quasi a dire "lo sapevo che ce l'avresti fatta".

 

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7. APB e l'insegnamento

 

Ho avuto due validissimi maestri in APB che mi hanno insegnato qualche segreto e fatto ragionare un po' di più, anche se camminare tanto continua a piacermi e poco importa se a volte a sera ho più km sulle gambe che funghi nel cesto.

 

Non citerò i loro nomi perché non credo farebbe loro piacere, ma so che devo loro molto, anche se a volte abbiamo discusso.

 

Beh ragazzi diciamo che a volte il vostro insegnamento mi ha fatto inciampare in alcuni funghi ed allora penso ad entrambi, uno perché è il suo fungo, l'altro perché quel fungo lo deve ancora studiare (o almeno la vende così...:biggrin: )

 

Questo legame c'è comunque, a volte non ci si sente per tanto tempo, ma in certi periodi ci si sente e ci si confronta: non per i posti, non per le informazioni, quel che conta è che in questo piccolo grande mondo una spinta me l'avete data ed allora mi piace farvi sentire l'entusiasmo di chi ancora deve imparare e non si stanca di farlo anche quando è dura e sarebbe meglio tornare a casa.

 

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8.Capire le cose strane

 

Frequentare APB mi ha fatto fare più domande, una volta in piena buttata non avrei mai perso tempo a guardare o fotografare i "fungacci", poi ho capito che alcuni sono spie, che alcuni nascono assieme ai porcini, che le condizioni climatiche si capiscono dallo stato dei funghi e delle foglie.

 

A volte la natura fa cose strane, funghi mignon o giganteschi, funghi che nascono contro la forza di gravità o in posti che non ci crederesti.

 

E forse è proprio questo che mi dà nuova linfa: il fatto di sapere che non ne saprò mai abbastanza, che per quanto si impari sarà sempre una minima parte di quello che servirebbe, ma l'importante è sapersi migliorare.

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9.Il bosco

 

Il bosco per me è importante, è un compagno mutevole, a volte generoso, a volte avaro, lui è lì e mi rendo conto che in alcuni boschi sono forse la persona che ci cammina di più durante l'anno: in questi posti è nato un certo feeling, provo delle sensazioni speciali, un minimo indizio mi guida nei posti giusti, a volte la sensazione è giusta e si è ripagati, altre volte il "canale prendeva male" e la sensazione era errata e accetto la sconfitta senza prendermela, perché il bosco mi lascia sempre qualcosa, non sempre è nel cesto, molto più spesso è nel cuore e me lo tiene caldo durante la settimana.

 

Il bosco lo vivo velocemente all'inizio, poi a mano a mano che gli odori e i rumori mi entrano dentro, la vita di tutti i giorni se ne esce ed entro in un mondo in cui, se vuoi starci bene, non c'è bisogno di correre, non serve essere vestiti bene e volendo, tranne in picchi porcinari, non c'è neanche una vera competizione diretta con gli altri…

 

Il momento dello spuntino è per me impagabile, quando riesco lo faccio in alto, con la visione della valle o del bosco sotto di me, seduto su un tappeto di muschio o su un ceppo, come capita. E durante la camminata saluto alcuni alberi, toccandoli, quasi una pacca sulla spalla tra vecchi amici…

 

E quando il sabato sera, dopo lungo camminare, vengo trascinato fuori a forza con amici, sento il peso della giornata nelle gambe e quando i discorsi vanno in direzioni non gradite, divago e rivivo le mie passeggiate.

 

A volte gli amici o i parenti mi chiedono "cosa me lo fa fare"o se "non hai i soldi per comprarli i funghi". Beh non ho una risposta da dare, la risposta vera è troppo intima, se fosse per quello potrei scegliere di fare dell'altro o potrei comprarmi i funghi, ma è una scelta consapevole e quindi io sono contento così.

 

 

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10. Le sensazioni

 

Vivere il bosco significa usare tutti e 5 i sensi, l'odore e il colore che variano di volta in volta, ad ogni stagione e anche a distanza di una settimana si scoprono nuove cose: il ritorno alla vita in primavera, ma anche il momento dell'ingiallimento e della caduta delle foglie, con bellissimi colori, ma che un po' di melanconia me la mette perché la stagione finisce.

 

D'estate si suda, in autunno/ inverno si deve temere il vento più del freddo, l'aria fredda nei polmoni ti dà una bellissima sensazione e lo zaino in spalla che segna il passare del tempo, parti carico e poi si scarica a mano a mano che mi rifocillo e bevo.

 

Nelle stagioni morte per i funghi si possono fare incontri con gli animali, i veri padroni di questi posti che si meravigliano di vederti così da vicino e scappano, a volte in fretta, a volte invece ti fissano e capiscono che non rappresenti una vera minaccia, ma comunque se ne vanno. E anche loro hanno i loro odori e se sei nella direzione giusta sei tu che li avverti per primo. Alcuni non li vedi, ma se sei attento ne vedi le orme o i segni che lasciano sugli alberi.

 

Gli odori sono stupefacenti: in primavera ogni bosco ha le sue peculiarità.

 

Un temporale che ti coglie impreparato si annuncia con un cambio di luce a volte repentino e con un'umidità improvvisa, poi si scarica nella sua forza ed anche i tronchi e le foglie cambiano odore, poi, finito tutto, vedi nuvole di vapore alzarsi dal terreno e sai che per un po' ti potrai godere il bosco da solo. Ma dopo la pioggia prolungata aumentano le insidie, si scivola più facilmente, in alcuni punti il terreno non regge il peso sovrastante e si fanno memorabili scivoloni che ti tinteggiano i calzoni e ti fanno pigliare i cazziatoni al rientro.

 

Toccare il muschio o un fungo e rifarlo a casa ti fa capire quanto in fretta la vita se ne vada, raccogli un fungo e lo senti freddo e sodo e quando arrivi a casa il fungo è meno sodo e magari ha iniziato a cambiare colore sotto la cappella: a chi non è capitato?

 

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11. Gli orari

 

 

Il bosco per me è un divertimento che non è legato ad orari. So bene che andare nel bosco dalle 7.30 alle 8 mi preclude molte possibilità di raccolta di funghi, ma in realtà non mi interessa granchè. Ormai so che ho la mattinata è dedicata alla compagnia di Alessandra e degli altri cercatori, il pomeriggio posso andare dove voglio, di solito in altri boschi, e godermi la quasi solitudine fino a che ce la faccio o ne ho voglia.

 

Quando è freddo puoi andare dopo le 9 e tornare col buio (d’inverno si fa presto), d’estate le giornate sono lunghe ed allora anche il venerdì sera, quando arrivi alle 19, ci sono un paio di ore di luce e si può correre nel bosco e prendersi un’anteprima del giorno dopo.

 

Forse la mia libertà è proprio questa: poter scegliere a che ora andare, quando mangiare e quando tornare e se ci penso bene, non mi è capitato tante volte nella vita di poter fare queste scelte…

 

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12.La soddisfazione di donare

 

 

La fortuna di stare nel bosco secondo me va condivisa. Io ho fortuna che Alessandra ama il bosco e quindi condividiamo le uscite, i ritrovamenti, ci si chiama di continuo, ci si sfotte anche un po’, ma in realtà questo modo di stare nel bosco ci fa sentire uniti, anche se questo modo di cercare funghi è dispersivo, a volte ti attira concorrenti in zona, ti fa camminare di più senza risultato, ma è bello vedere un’altra persona che ti sorride soddisfatta.

 

Quando trovo un fungo chiamo e mi fermo senza cercare intorno, attendo di vedere se vede il fungo anche Ale e a volte capita che lei arriva e fa il giro largo per guardare bene intorno ed impossessarsi di qualche fungo per poi prendermi in giro.

 

E quando sono in giro da solo vuole aggiornamenti in tempo reale, altrimenti sono bacchettate sulle dita al ritorno!

 

A inizio stagione spesso sono da solo, ma quando vedo segnali confortanti chiamo l’Ale e facciamo assieme la passeggiata tanto attesa.

 

Poi una volta a casa porto sempre un po’ di funghi a chi non ha la possibilità di andarci e le persone che li apprezzano mi danno grande gioia perché vedo che sono contente: in fondo io ho fatto così poco… perché tanto nel bosco ci sarei andato comunque.

 

E’ bello anche aprire i tuoi posti ai tuoi amici, non è facile fidarsi, ma a me piace pensare che quel poco che so è a disposizione degli amici.

 

 

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13.Fatica

 

 

Ma il bosco non ha solo bei momenti: si suda, si ha freddo, si ha fame, ci si bagna, i piedi si inzuppano, le gambe si induriscono ed allora capisci che devi stare solo in posti più facili per non rischiare, a volte soffri la sete, altre volte senti i piedi rotti dalla fatica e sai che devi stringere i denti perché ti manca poco per il rientro.

 

A volte sbatti la testa o un ramo ti si infila in faccia, un rovo ti avviluppa le gambe, ti ritrovi a scivolare sull’ortica o vicino ad un’acacia, ma il dolore fa parte della vita, come dicono gli americani “ no pain no gain”

 

Non vorrei passare per Rambo, non lo sono, conosco i miei limiti, so cogliere i segnali che mi dà il corpo e che non sono sempre uguali di volta in volta, temo i pericoli del bosco e non avvicino mai il mio limite (o se lo faccio è per ignoranza).

 

Ma solo un po’ di sana fatica mi fa apprezzare di più doni inaspettati, magari anche una giornata nera può migliorare all’improvviso solo perché sei stato testardo a provarci ancora.

 

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14.Emozione

 

 

Il bosco è soprattutto emozioni, magari la buttata è finita, incontri gente sconsolata col cesto vuoto e tu ci vuoi provare lo stesso. Certo in ambienti conosciuti è più facile, ma a volte sei in un bosco nuovo e lo esplori in fondo alla buttata, ci vuole coraggio e follia ad abbandonare i tuoi posti preferiti, in cui sai cosa puoi portare a casa e ti salvi sempre. Ed allora punti in alto, più avanzi e meno gente vedi, non mi è mai successo prima che l’altezza fosse un vantaggio nel bosco e noti all’improvviso forme note. La mia abitudine al castagno mi fa pensare male (fungo troppo vecchio e bacato!!), ma il faggio sa essere molto più sorprendente e ti sa ricompensare.

 

E così magari una giornata iniziata male e passata a scappare dagli “inseguitori improvvisati” ti può far riempire il cesto per la prima volta nella vita ed è bello che sia successo quando non te l’aspettavi, a fine buttata.

 

Ma non va sempre così, queste cose succedono una volta l’anno, le altre volte succede il contrario e ti devi saper accontentare perché in fondo ogni volta torni a casa più ricco.

 

 

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15.Sorprese

 

Il bosco è sorprendente, a volte vedi posti brutti o che sembrano troppo fogliosi e invece, in certe condizioni, anche quelli tornano buoni. Capita che cerchi in punti che ti ispirano e poi li trovi dove non ti aspetti, l'importante è adeguare il passo al bosco in cui ti trovi, andare veloci dove c'è tanta foglia significa non vederli.

 

A volte ti aspetti qualche vecchione e invece trovi nuova vita, in questi casi bisogna studiare il perché, altrimenti sarà sempre un caso trovarli o no e spesso ci sono condizioni così difficili da capire che non trovi la risposta.

 

A volte arrivi in una cova, sei solo nel bosco ed allora ci giri intorno, ti vuoi godere il momento dell'incontro, farlo durare di più, mi è anche successo di vedere spuntare gente all'improvviso e di vederli arrivare nel mio posticino "segreto" e stampare qualche bel fungo, provo amarezza lì per lì, perché quel posto lo sentivo solo mio, ma in fondo le sorprese non devono essere solo belle, da quelle brutte si impara di più.

 

C'è l'anno dei porcini, c'è l'anno di galletti e trombette, insomma, se cambiano le condizioni tutto muta e sembra quasi di vivere in un mondo diverso da quello conosciuto. Ma in fondo le sorprese sono divertenti, no?

 

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