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Micocuriosita'


Andrea11

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Ciao a tutti,

 

generalmente i funghi si riproducono mediante la dispersione delle spore, giunte a maturazione nelle lamelle o nei tubuli, nel terreno.

Pero' e' da tanto che mi chiedo come facciano funghi quali morchelle, verpe e simili: dove si trovano le spore?

 

Ringrazio chi mi sapra' dare una risposta

 

Andrea

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Se non ricordo male si trovano sulla superficie esterna, per quello la struttura ad alveare, così aumenta la superficie e quindi aumentano le spore.. Giusto?

 

^^

Moreno

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le morchelle appartengono agli ascomiceti, cioè tutti quei funghi in cui le spore sono portate internamente da organi che si chiamano aschi, cellule speciali dove entro la loro parete si formano le spore

 

:bye1:

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Siamo in tanti a sapere che appena le temperature diventano miti è il momento di andare a cercare le morchelle, dette anche spugnole. I meno esperti fanno facilmente confusione con specie che appartengono a generi simili ma pur sempre ascomiceti, cioè quel gruppo di funghi, come le morchelle ma anche i tartufi, che producono le spore all’interno di sacchetti allungati chiamati “aschi” (in greco askòs significa “piccolo sacco”). Questi sacchettini hanno un’apertura apicale da cui fuoriescono le spore mature.

Il corpo fruttifero degli ascomiceti è chiamato “ascoma” ed è diverso da quello dei più comuni basidiomiceti, cioè i funghi a lamelle, i funghi a pori e i gasteromiceti come le vesce. Il corpo fruttifero delle spugnole, per esempio, è interamente cavo e la sua consistenza ricorda la cera: caratteri, questi, che non si riscontrano nei funghi basidiomiceti. Il gambo di questo corpo

cavo sorregge centralmente un cappello, chiamato “mitra”, che presenta delle sporgenze dette “costolature”. Queste delimitano gli “alveoli”, cioè delle fossette, e l’insieme ricorda un alveare. La distinzione tra le specie di ascomiceti dei generi Morchella, Mitrophora e Verpa, più che attraverso l’osservazione del fungo intero, avviene sezionandolo. Questo consente di vedere l’attaccatura della mitra al gambo, che è necessaria per il riconoscimento.

Oltre alle sporgenze verticali, che vanno dall’apice all’attaccatura del gambo e che sono dette “costolature primarie”, le mitre delle morchelle e delle mitrofore hanno anche “costolature secondarie”, che altro non sono se non sporgenze orizzontali. Questa struttura a griglia è ben visibile e ordinata nelle spugnole brune, quelle che fanno capo al gruppo della Morchella conica, mentre nelle bionde del gruppo della Morchella esculenta le costolature primarie sono quasi sempre disposte in modo disordinato, così da non consentirci di identificare le secondarie. Nelle morchelle e nelle mitrofore ogni fossetta della mitra, delimitata dalle costolature primarie e secondarie, si chiama “alveolo” e ha la forma di una piccola coppa. All’interno di questa coppetta, detta ”apotecio”, vengono prodotti gli aschi. Mentre in altri ascomiceti, come le pezize, ogni coppetta corrisponde a un singolo ascoma e a un unico apotecio, nella mitra delle morchelle e delle mitrofore vi sono più apoteci. Per questo il fungo viene considerato un complesso di corpi fruttiferi posti gli uni vicino agli altri e tenuti insieme da un tessuto sterile ed elastico che costituisce l’intero fungo. Da sempre molto ricercate per il loro valore in cucina, le morchelle sono tra i funghi più venduti al mondo anche se in Italia si preferiscono i porcini. La presenza di un enorme giro d’affari ha spinto i micologi ad approfondire lo studio di questi funghi. I francesi, per esempio, scoprirono che riescono a crescere sulla sostanza organica in decomposizione, comportandosi da organismi saprofiti, così provarono a coltivare la Morchella conica var. costata utilizzando gli scarti delle lavorazione industriali della frutta.

Ma le morchelle non sono solo saprofite: possono vivere anche in simbiosi con le latifoglie e le aghifoglie. L’enigma della loro complessità si infittisce e potrebbe essere spiegato dagli

studi che hanno definito il loro comportamento come “micorrizico facoltativo”: non sempre, per vivere, hanno bisogno di entrare in simbiosi con una pianta! Da tutto ciò emerge chiaramente come lo studio delle morrels, come le chiamano gli americani, è ancora lontano dall’essere concluso e ancora molto c’è da sapere sulle tante, misteriose caratteristiche di questi funghi belli e buoni.

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