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Lupo di Toscana

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    Microplastiche ovunque: trovate anche sulle api

    Microplastiche ovunque: trovate anche sulle api

    Redazione 2 ore fa Notizie Lascia un commento 112 Visite

     

    Le api sono sempre più spesso coperte di microplastiche, che raccolgono dall’aria perché volando i peli di cui sono coperte si caricano elettrostaticamente.

    Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi ultimi anni a proposito delle microplastiche, minuscoli frammenti che derivano dalla frammentazione di prodotti più grossi e che costituiscono una delle più nuove e invasive forme di inquinamento ambientale, è che sono ovunque.

    Non è polline… Le troviamo nel cibo, in mari e oceani, persino nelle nostre feci, e ora, stando a quanto si legge in uno studio pubblicato su Science of the Total Environment, anche su un insetto che ha già parecchi altri problemi, e che se potesse si eviterebbe volentieri di doversi preoccupare anche di questo. Parliamo delle api: sia quelle domestiche sia quelle selvatiche sono sempre più spesso coperte non di polline, ma di microplastiche.

    La caccia alla microplastica è, tristemente, una delle attività di ricerca più diffuse degli ultimi anni. Frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 1 mm (lo standard in base al quale si possono definire “micro”) sono stati ritrovati più o meno ovunque sul pianeta Terra, dai ghiacci dell’Antartide alle Galapagos. Il gruppo di ricerca guidato da Carlos Edo dell’università di Madrid ha voluto quindi mettere alla prova un’ipotesi relativa alle api, il cui corpo è coperto di peli che durante il volo si caricano elettrostaticamente: è in questo modo che trattengono il polline che raccolgono quando si nutrono, e lo diffondono nell’ambiente.

    Sulle operaie. Questa stessa caratteristica dovrebbe, in teoria, trattenere anche altre particelle: per esempio le microplastiche, appunto. Per verificarlo, il team ha analizzato le api operaie (quelle che più si allontanano dall’alveare per esplorare) di 19 alveari in Danimarca – 9 nel centro di Copenaghen, gli altri 10 in periferia e nelle campagne circostanti – e ha trovato tracce di microplastiche ovunque.

    Leggendo i risultati dell’analisi si scopre che una particella su sei tra quelle presenti sul corpo di un’ape è una qualche forma di microplastica: un frammento (derivato dalla disgregazione di un oggetto più grande) o una fibra (creata dall’uomo per avere quella forma). Il 52% di tutto il materiale rinvenuto, in particolare, è un frammento, mentre tra le fibre domina il poliestere. Non solo: è vero che, prevedibilmente, le api di città portano addosso più microplastiche rispetto a quelle di campagna, ma la differenza in termini quantitativi è minima, il che secondo gli autori è un segno dell’importanza del vento nella dispersione di questi inquinanti.

    Che effetti avrà? In realtà, se è vero che lo studio ha identificato una grande varietà di microplastiche, è anche vero che non è stato possibile indicarne precisamente l’origine, né quale possa essere il loro effetto sulla salute degli insetti e su ciò che producono. Secondo gli autori, però, in attesa di saperne di più, lo studio delle microplastiche sul corpo di un’ape potrebbe diventare un valido strumento di analisi dell’inquinamento di un’area.

  2. Grazie Marco devo anche mettere all'attenzione anche un ottimo servizio di Presa diretta visionabile Raiplay dal titolo" L'ultima Ape" da visionare......................

    Mi scuso se sono così drastico nei miei commenti sicuramente effetto di questa situazione covid e dalla voglia di mollare tutto e riitarmi in montagna al contatto con la Natura tutti i giorni..........................

     

    grazie Marco un abbraccione di :wub:

  3. Grazie Marco è interessante quello che hai postato. Non è facile lo studio delle api inerenti alle situazioni ambientali in quanto vi sono come avevo accenato cause multifattoriali dovute come ho esposto ai diversi fattori che concorrono ad alterare l'equilibrio biologico delle stesse api. Sicuramente da studi ancora in fase di ricerca si stà cercando di evidenziare quelle cause che possono determinare l'impatto con sostanze chimiche e da qui sta emergendo che un fattore di sinergismo tra loro  può determinare nell 'impatto con sotanze chimiche le quali   vengono inglobate nelle cera stessa dove poi avviene lo sviluppo da uovo fino poi ad insetto adulto. Proprio in questa fase è difficile quantificare cosa possono determinare nelle api anche con quantitativi tali da non determinare la morte dell'insetto ma sicuramente hanno effetto in un insetto come l'ape europea già a suo volta delibitata dal parassita varroa  che a sua volta trasmette malattie  quindi ci troviamo di fronte ad una situazione per l'insetto stesso molto delicata con aggiunta poi  della gestione da parte dell'apicoltore  improntata nel massimo sfruttamento dell'ape con pratiche apistiche come il nomadismo che creano nell'ape stessa fattore di stress in quanto insetto stanziale con aggiunta poi di ulteriore alimentazione zuccherina per poter aumentare il numero di api al momento del raccolto è come dopassimo le api. Altro fattore la perdita nell'ambiente di biodiversità fattore importante per insetto ape perchè fa si che attraverso la biodiversità è in grado di avere la possibilità di trovare sostanze che hanno azione positiva sulla stessa ape. Ci sarebbero ancora tante altre cose da dire ma il mio scarso italiano sarei poco chiaro e potrei essere anche noioso cmq vi lascio con queste ultime parole.........................

    Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche............................

    Socrate affermava che alla mente umana sfuggissero i perché ultimi delle cose. Bisognava essere coscienti della propria ignoranza, poiché sapiente sarebbe stato soltanto chi sa di non sapere, quindi solo chi sa di non sapere cerca di sapere.

    Cmq poi ne parleremo a voce con un bicchiere di vino e il camino..........................

    poi vi consiglio non riesco ad inserire il file " il denaro  "  di Umberto Galinberti filosofo

     

    A presto................................:friends:

  4. Ho letto l'articolo le cause della perdita di api ha radici multifattoriali in primis l'ambiente poi gli stessi apicoltori ma loro cioè le api stanno gridando con le loro morie che la Terra ormai è avviata grazie al genere umano verso una tragica evoluzione. Purtroppo l'agricoltura dalle ultime ricerche ha superato la stessa industria come inquinamento tutto ciò che insetticida e diserbant funghicidi e antiparassitari hanno un effetto devastante sulle colonie delle api in quanto il contatto con tali sostanze determina all'inizio con il contatto iniziale con una sola sostanza la possibile resistenza da parte delle api  per i processi detossificazione ma il contatto con una altra sostanza determina un effetto sinergico fra le due sostanze che porta al processo di detossificazione ad essere nullo determinando nelle api adulte un accorciamento della loro vita o addirittura alla morte mentre nelle larve la nascita di api già deboli in quanto le sostanze si depositano nella cera. Pensate che  se analizziamo la cera di una famiglia in una zona possiamo trovare tutto quello che viene utilizzato come sostanze in tale luogo in quanto le api sono delle eccellenti bioindicatori che nessun stumento umano è in grado di determinare con precisione come fanno  le api. l'agricoltura che effettua la monocoltura determina se la pianta nettarifera nel suo periodo di fioritura un abbondante raccolto che però finisce e poi dopo abbiamo una scarsità di raccolto di nettare da parte delle api. le api hanno bisogno di biodiversità botanica in modo tale che attraverso il nettare e il polline hanno la possibilità di poter svilupparsi in modo regolare. Altro esempio di come la stessa tipologia di monocoltura possa creare se la pianta come è successo con il girasole con  le nuove varietà utilizzate come biocombustibili hanno minore nettare e polline cosa che prima per gli apicoltori correvano a spostare le api sui campi coltivati a girasole che oltre a fare miele abbondante e tanto polline determinava che le famiglie scoppiavano da quanto erano numerose. Poi con l'avvento della varroa parassita introdotto in Italia nei primi anni 80 ha determinato ancora di più indebolimento delle api portando alla luce la presenza di virus e batteri che prima addiruttura non si conoscevano oppure erano presenti soltanto in partcolari stagioni avverse come la peste americana che può comparire in primavere molto piovose. Per quanto riguarda gli apicoltori anche loro contribuiscono al loro indebolimento come l'uso spropositato di soluzione zuccherine per avere un maggiore numero di api al momento delle grandi fioriture per avere più miele.E' stato studiato che questi zuccheri determinano una alterazinoe delle flora microbica intesinale delle api che hanno una funzione molto importante è il loro sitema immunitario per resistere alle malattie inoltre hanno anche una incidenza sulla vita delle api determinado una minore tempo di vita.

    Io sto dalla parte delle api insetto che nel suo piccolo ha un milione di nueroni contro 100 milardi che noi abbiamo inoltre insegnano come deve essere una ottima società dove ogni ruolo ha la sua importanza per poter mandare avanti la specie mentre scusate noi umani la stiamo distruggendo...........................

     

     

  5. Mi ritorna in mente di un vecchio signore pratese che nonostante la sua semplice scolarizzazione era in grado di riconoscere i vari tipi di quercia .............

    addirittura veniva invitato all'Università di agraria di Firenze ad svolgere delle lezioni su le varie tipologie  di quecia lui li ricosceva al volo................

    peccato sarabbe stato intertessante averlo conosciuto solo cristina ha avuto questo privilegio ma si aprla ormai di tanti anni fà..............

     

     

  6. Vi informo che nell’area riportata qui di seguito tra Arezzo, Castiglion Fiorentino e il tracciato della A1

    è stato rinvenuto un focolaio della patologia vegetale Colpo di Fuoco Batterico causato dal patogeno  (Erwinia amylovora).

    La Toscana è una zona indenne da questa patologia dunque è previsto che in tale situazione vengano predisposte misure per l’eradicazione.

    La delimitazione delle aree focolaio, viene predisposta dal servizio fitosanitario regionale qui di seguito trovate cartografia di dettaglio aggiornata dell’areale interessato (http://fitosirt.regione.toscana.it/#/avversita/20/piano/0).

    Poiché le api sono un vettore di questa patologia è previsto che nel periodo di sviluppo della patologia, per ridurne la dispersione,

    si imponga il divieto di movimentazione degli alveari.

    Salvo specifiche procedure di quarantena nell’area delimitata in cartografia

    nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 30 giugno sarà vietata la movimentazione degli alveari nell’area delimitata verso territori riconosciuti indenni

    (al momento tutta la Toscana).

  7. Vi informo che nell’area riportata qui di seguito tra Arezzo, Castiglion Fiorentino e il tracciato della A1

    è stato rinvenuto un focolaio della patologia vegetale Colpo di Fuoco Batterico causato dal patogeno  (Erwinia amylovora).

    La Toscana è una zona indenne da questa patologia dunque è previsto che in tale situazione vengano predisposte misure per l’eradicazione.

    La delimitazione delle aree focolaio, viene predisposta dal servizio fitosanitario regionale qui di seguito trovate cartografia di dettaglio aggiornata dell’areale interessato (http://fitosirt.regione.toscana.it/#/avversita/20/piano/0).

    Poiché le api sono un vettore di questa patologia è previsto che nel periodo di sviluppo della patologia, per ridurne la dispersione,

    si imponga il divieto di movimentazione degli alveari.

    Salvo specifiche procedure di quarantena nell’area delimitata in cartografia

    nel periodo compreso tra il 15 marzo e il 30 giugno sarà vietata la movimentazione degli alveari nell’area delimitata verso territori riconosciuti indenni

    (al momento tutta la Toscana).

     

     

     

      

     

     

     

     

  8. Commovente storia di una grande donna che la vita ha messo ad dura prova a tal punto di vivere libera con i suoi animali nel bosco al ritmo delle stagioni...............❤️❤️

    per me una donna anarchica libera da quei sterotipi che la socierà ti impone per essere accetata in ed in più donna .........................❤️❤️.

     

    Grazie Gibbo per averla pubblicata...................

     

    • Like 1
  9. Ti faccio i complimenti per una ottima fotografia della situazione sulla Peste suina africana il cui virus è normalmente presente nel facocero africano infatti nel nostro continente è stata introdotta nel 1959 da Lisbona dove furono dati scarti alimentari di tale animale  contaminati dal virus ad un allevamento di maiali e da lì partì una diffussione sul territorio europeo. Purtroppo le malattie hanno il loro ricorsi che sicuramente sono stati accellerati dalla globalizzazione. Già chi è del settore ci aspettavamo che arrivasse proprio per l'alta diffusibilità  che ha la peste suina africana. Dobbiamo tutti noi essere accorti qualora troviamo carcasse di cinghiali  di allertare immediatamente il servizio Ausl di zona per poter evitare o rendere necessarie il così detto cordone sanitario. Il problema è d vitale importanza per il settore suinicolo in quanto se entra negli allevamenti industriali si deve ricorrere allo stampig out dei vari soggetti che sono ubicati nella zona infetta. Sicuramente il problema è ancora maggiormente problematico per il alto numero dei cinghiali  presenti sul territorio italiano dovuto ad una scellerata scelta di introdurre cinghiali provenienti dai paesi dellìest. Questa tipologia di cinghiale oltre ad raggiungere dei pesi da maiale allevato ha una notevole prolificità dai 8/10 cinghialotti. Inoltre la presenza del lupo ha determinato dei cambiamenti nella eologia dei cinghiali come maggior numero di individui nei branchi e la presenza dei maschi che una volta finita la fase estrale delle femmine venivano allaontanati ma il fattore più importante è che le scrofe di cinghiale vanno in calore 2 volte l' anno meccanismo sicuramente di compensazione dovuto alla presenza del predatore lupo..............................

  10. Avviso siamo stati contattati da due associazioni una ha un rifugio in Calvana il località Vallibona per fare una giornata con le api mentre  siamo stati introdotti insieme ad altre associazioni nel gestire L'Oasi Apistica del Poggio a Caiano del povero Giuseppe Bennati persona fantastica sia nel campo dell'apicoltura ma sopratutto come persona che purtroppo ci ha lasciati l'anno scorso per un male incurabile...................

    Se tutto procede per il meglio per il rifugio la giornata avverrà a Giugno per quanto riguarda l'Oasi visto che hanno un discreto ambiente in muratura penso di utilizzarlo per fare una lezione su come farsi le regine da soli già abbiamo avuto delle conferme sulla presenza di alcune persone ma sopratutto aspetto con trepidazione il grande Bariga....................

    Quindi per chi vuole essere presente noi vi aspettiamo in tanto vi abbiamo detto il periodo poi saremo più avanti nel tempo con le date dei due eventi sempre in nome di APB..........:wub:

    Poi vedremo se quest'anno popoleremo anche la Piana con le pecchie..........?????

  11. Interessanti considerazioni che mi portano a pensare come  la nostra mentalità si riduca ad osservare soltanto i fenomeni solo localmente perdendo di vista come ogni essere vivente di quale specie sia è in comunicazione fra loro un esempio eclatante sono i funghi che costituiscono una rete sotteranea che comunica anche con le piante fra loro stessi e loro............

    Ultimamentei stò leggendo articoli su come alcune comete che con il loro passaggio possono influenzare la presenza dei terremoti sulla Terra e vi confesso che sono affascinato dal rapporto fra Terra e Cielo sicuramente iniziato quando ho avuto conoscenza dei principi dell'agopuntura basati su yang Terra e lo  ying Cielo e come la Fisica Quantistica stia per ora esplorando il campo energetico base a cui agopuntura si basa.............L'effimero (Energia) che poi ogni civiltà di ogni parte dellaTerra  ha poi cercato dando poi varie intrepertazioni e nomi accumuna l'essere umano. nella sua ricerca di dare una rispota della sua presenza ed esistenza sul pianeta Terra................(ecco perchè amo il Crinale mi fa sentire piu vicini logicamente in vai teorica al Cielo )

    Finisco qui avrei tante altre cose da dire ma vuoi per non essere pesante e anche per mie scarse capacità in italiano sarò piu esplicito quando ci vedremo di persona spero presto almeno vi farò da sonnifero?

    :friends:

    a presto

  12. Letto ora segnalazione interessante e ti ringrazio per avermi informato e fotografato questa tipologia di ape che come ci hai indicato ormai presente in Italia ........

    Abbiamo intervistato Laura Bortolotti, del Crea, sulla campagna di segnalazione lanciata per monitorare la presenza di questo apoideo solitario recentemente arrivato in Italia

    Matteo Giusti di Matteo Giusti

     
    megachile-sculpturalis-by-matteo-giusti-agronotizie-jpg.jpg

    Un esemplare di Megachile sculpturalis
    Fonte foto: Matteo Giusti - Agronotizie

    Quando si parla di organismi alieni, la mente va subito a insetti come cimici asiatiche, calabroni più o meno giganti, tarli asiatici, o punteruoli delle palme, tanto per citarne alcuni che sono diventati anche famosi per i danni che stanno causando.

    Ma tra gli insetti alieni arrivati recentemente in Italia c'è anche Megachile (Callomegachile) sculpturalis Smith, un'ape solitaria della famiglia dei Megachilidi, originaria del Sud Est asiatico.

    Il primo ritrovamento documentato in Italia risale al 2009 a Verbania, e fu fatto da Angelo Sommaruga, apicoltore e titolare di una delle maggiori cererie italiane.

    Ritrovamento a cui seguì uno studio nel 2013 sulle sue attività di nidificazione e sulla sua dieta, condotto sempre a Verbania da ricercatori del Crea, del dipartimento di Scienze veterinarie di Pisa e dell'Istituto superiore Cobianchi di Verbania e pubblicato su Bulletin of Entomology.

    Altri esemplari sono stati individuati e catturati negli ultimi anni anche in Veneto e segnalati in altre zone d'Italia.

    Ora il Crea agricoltura e ambiente ha lanciato un appello per cercare di mappare la presenza di questa ape e per condurre studi genetici e morfologici sulla popolazione presente nel nostro paese. E così abbiamo intervistato Laura Bortolotti, che si sta occupando di portare avanti questo lavoro.

    Laura Bortolotti del Crea
    Laura Bortolotti del Crea 

    Laura Bortolotti, come mai il Crea sta lanciando questa campagna di segnalazione?
    "Lo scopo della campagna è quello di capire come si sposta questa specie, la sua velocità di diffusione e le eventuali preferenze per determinati ambienti, così da studiarne la biologia e il potenziale invasivo. Inoltre, attraverso la raccolta di esemplari da diverse zone d'Italia e la successiva analisi genetica delle popolazioni, stiamo cercando di capire se la sua presenza in Italia sia dovuta ad una singola importazione o a più eventi successivi; infine dalle sue caratteristiche genetiche potremmo arrivare a comprendere da dove sia arrivata, se dalla zona d'origine, oppure da uno degli altri paesi nei quali è stata importata.

    I primi dati sembrerebbero suggerire questa seconda ipotesi, cioè che sarebbe stata importata dagli Stati Uniti, dove era arrivata come aliena negli anni '90"
    .

    Io personalmente ne ho trovato un esemplare a Lucca, in Toscana, lo scorso anno, ma in quanti posti è già stata segnalata?
    "In Europa è stata segnalata in diversi paesi: Francia nel 2008, Italia nel 2009, Svizzera nel 2010, Germania e Ungheria nel 2015, Slovenia in 2016, Austria nel 2017, Spagna nel 2018 e Ucraina (Crimea) nel 2019. In Italia dal 2009 ad oggi è stata segnalata in tutte le regioni a eccezione di Valle d'Aosta, Molise, Sicilia e Sardegna, con una maggioranza di segnalazioni nelle regioni del Nord Italia, un numero minore in quelle del Centro e sporadiche segnalazioni dal Sud Italia. Ciò non significa necessariamente che Megachile sculpturalis sia assente o meno presente nel Sud e nelle isole, ma il dato potrebbe essere dovuto a una minore attenzione alla sua presenza in queste zone".

    Come si riconosce e quali sono le abitudini di quest'ape?
    "Megachile sculpturalis è facilmente riconoscibile per le grandi dimensioni (19-22 mm i maschi, fino a 25 mm le femmine) e l'aspetto caratteristico: addome nero glabro, torace con peluria marrone chiaro, grosse mandibole, ali tinte di marrone che si scuriscono verso l'apice.
    Gli adulti volano tra fine giugno e fine agosto e le femmine fanno il nido in cavità del legno, fusti cavi o canne. I nidi vengono chiusi con materiali vari come fango, pezzetti di legno, lanugine vegetale e resina. Maschi e femmine possono visitare diverse specie di piante per il nettare, ma le femmine raccolgono il polline preferibilmente dalle piante di Sophora japonica, una specie arborea originaria dell'Asia usata a scopo ornamentale"
    .

    Se qualcuno la trova e vuol partecipare a questa campagna cosa deve fare?
    "Se qualcuno la avvista o crede di averla avvistata, può segnalarne il ritrovamento a questo sito oppure all'omonimo profilo Facebook, indicando la data e la posizione precisa dell'avvistamento e allegando una foto per il riconoscimento. Se qualcuno vuole partecipare anche all'indagine genetica delle popolazioni, può raccogliere alcuni esemplari e conservarli in alcol etilico al 95%, segnalando l'avvenuta raccolta all'indirizzo e-mail info@beewatching.it oppure al mio personale laura.bortolotti@crea.gov.it. Provvederemo noi a organizzare il ritiro o la spedizione dei campioni".

    Ma essendo un insetto alieno può essere in qualche modo pericoloso per il nostro equilibrio ambientale?
    "Sebbene le api siano generalmente considerate insetti utili, quelle aliene invasive come Megachile sculpturalis possono provocare uno squilibrio nell'ecosistema delle aree invase. Ciò avviene per diversi motivi, ad esempio la competizione con le specie di api locali per le fonti di approvvigionamento (nettare e polline) o i siti di nidificazione (fori e fusti cavi). Tra l'altro le specie aliene sono spesso molto prolifiche e hanno un elevato potenziale invasivo, perché non sono soggette ai fattori limitanti che sono invece presenti nelle aree di origine, quindi risultano più competitive di quelle autoctone. Inoltre le api esotiche spesso favoriscono la proliferazione delle piante esotiche, perché le preferiscono come fonte alimentare (come avviene per Megachile sculpturalis con Sophora japonica).

    Infine le specie aliene possono portare con sé nuovi patogeni e trasmetterli alle specie locali, che non sono equipaggiate per sopravvivergli. Questo è quanto successo negli anni '80 alla nostra ape da miele con la varroa e, più recentemente, con Nosema ceranae, entrambi trasmessi dalla specie asiatica Apis cerana"
    .

    © AgroNotizie - riproduzione riservata

    Fonte: Agronotizie

    Autore: Matteo Giusti

    Ho inviato questo articolo in quanto è bene fare presente la  sua presenza come indicato nell'articolo al CREA di Bologna in quanto essendo una nuova specie apoidea presente in italia occorrono studi appronditi come si diffonde nel nostro Territorio................purtroppo questa globalizzazione sta incidendo molto sui nostri territori e non solo poi un 'altro aspetto la possibilità che possa questo nuovo insetto trasmettere delle malattie alla nostra ape melleifera ligustica come è successo per la Varroa e Nosema cerane come menzionato nell'articolo............

    Bravo Marco la tua curiosità che poi è intelligenza non ha confini...........:wub:

     

    :friends:
     

    • Like 1
  13. Per aumento intendevo l'aumento della sua circonferenza in modo da dare più spazio possibile per lo sviluppo delle apima come ho detto devo vederlo dal vivo per giudicare meglio. Per trattamenti è una decisione che dobbiamo valutare nel senso se uno decide il tutto naturale non li facciamo se no possiamo fare soltanto alcuni ad esempio impiegando solo sublimazione dell'acido ossalico.Poi la parte interna cercherei di dare propoli ottima sarebbero i sedimenti che rimangono dopo uno ha fatto la tintura (ne ho in abbondanza) oltre ad aggiunta di miele e cera il tutto per fare accettare allo sciame la nuova dimora perchè come ben sai se a loro non piace ripartano.......

     

    :friends:

  14. Devo vederla dal vivo poi vediamo cosa possiamo fare sul il prelievo, ho già alcune idee, unica cosa avrei ingrandito il buco ma sicuramente ad occhio fotografico mi sembra piccolo................

    Per Marco vedrai che la distanza l'accorciamo dobbiamo mettere delle famigli di api alla Piana poi con l'arnia studio che abbiamo sicuramente La Piana diventerà un  punto di apicoltura montanara:wub:.

     

    :friends:

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