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Illecippo™

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Risposte pubblicato da Illecippo™

  1. Che non ci siano micologi competenti?

    Le usanze italiane sono ben differenti dalle loro, ma non è nostro compito giudicare ed etichettare le usanze di altri paesi, credendo che le nostre siano le uniche giuste.

     

    :good:

     

     

    E qui invece non sono per nulla d'accordo.

    Se un fungo è stato accertato, per anni, che può causare intossicazioni di tipo resinoide incostanti.

    E tutti i lattari a lattice bianco del mondo sono cosi! Ogni micologo competente che ha studiato in Italia lo può dire e scrivere...

    DEVE SEMPRE ESSERE E COMUNQUE CONSIDERATO TOSSICO cos come si deve fare con la nebularis e tanti altri! (Qui continuano a mangiarle, ma verrà il giorno che ci scappa il morto...)

    Altro che good...

     

    PS. accettiamo anche il fatto che si fumi nel bosco, ma mozzicone o non mozzicone non vuole dire: se esiste un divieto va rispettato!

  2. Tricholoma magnivelare

    Matsutake

    BUONO

     

    Sinonimi

    Tricholoma nauseosum

    Etimologia

    Dal latino “magnisvelis”, dal grande velo; per la presenza di un maestoso anello.

    Cappello

    5-20 cm; molto carnoso; da convesso ad appianato, con il margine prima involuto poi debordante con residui fioccosi di velo al margine; cuticola di colore biancastra negli esemplari giovani, poi più scura con tipiche fibrillature-squamosità color marrone.

    Imenio

    Formato da lamelle adnate al gambo, molto carnose, spesse e fitte; di colore bianco avorio o crema.

    Gambo

    2-8 x 1-4 cm; cilindrico, regolare o a volte rastremato alla base; pieno; di colore biancastro, con fioccosità nella parte sopra all’anello e ricoperto da scabrosità o fibrillosità brunastre nella parte inferiore. Ornato da un anello inguainante a calza, membranoso, biancastro poi ocraceo-nocciola, vistoso.

    Carne

    Soda e molto compatta, è di colore biancastro; al taglio talvolta assume lievi sfumature rosate. Con odore intenso di mandorle e sapore dolcissimo, talvolta nauseabondo.

    Microscopia

    Spore che misurano 5-7,5 x 4-5,5 μm, subglobose-ellittiche; lisce, bianche.

    Habitat

    In boschi di conifere o occasionalmente latifoglia; più diffuso in Asia e America, in Europa è più frequente nei boschi montani di Pinus. Dalla tarda estate all’autunno.

    Commestibilità

    Buono, carnoso e redditizio; sapore molto dolce.

    Note

    È ampiamente commerciato in Asia e America dove prende il nome di Matsutake: è così apprezzato da raggiungere anche quotazioni altissime al chilogrammo di peso. In Italia è raro e localmente diffuso solo sulle Alpi orientali.

  3. sono andato a vedermelo sui libri di AMB e anche a me non sembra Tricholomopsis rutilans, ma essendo ignorante in materia lascio a te e Giacomo il divertimento di

    renderci edotti :00010012: :00010012:

    è il piperatus senza dubbio, non credo ci sia altro lattario con presenza così

    invasiva come questo, però per accontentarti se riesco a fargli due foto prima

    del taglio inguinale te le posto.

    Monello, ho una gran voglia di fare una baraccata nei boschi come l'anno scorso

    assieme, lo sai che i funghi contano molto poco in tutto questo contesto, spero

    solo di essere semi agibile per fine ottobre

    :friends:

     

    H.s. il primo.

    Il secondo potrebbe essere anche L.glaucescens... metti che il suo latice diventa azzurro!

     

    per le specie fungine, non ce problema. Ai primi di novembre ti si porta a fare i rossi. E se non ci sono si va ad altri fungacci.

    Nick

  4. lui credo sia Tricholomopsis rutilans

    post-3293-0-72791800-1314551051.jpg

     

    Giacomo, Tricholomopsis rutilans è un fungo leucosporeo (sporata bianca) anche se ha lamelle di colore giallo (difatti presenta il filo biancastro).

    Osserva bene: qui le lamelle sono ocracee e la sporata sembra tale a vedere i cappelli.

    Crescita cespitosa lignicola, lamelle color ocraceo sporco, tinta del cappello bruno-rossiccia...

     

    Dai che ci puoi arrivare! :wink:

     

     

    Ps. GRANDE MARIO che fotografa funghi diversi!! :give_heart:

  5. Ciao Kama,

    habitus ed habitat sono da Boletua subappendiculatus ma dovrebbe esserci il reticolo, o non si vede al monitor oppure è talmente vecchio che è necessario ricorrere ad una lente per evidenziarlo.

    Sempre che l'habitat sia esclusivamente di abeti (oppure c'era anche qualche latifoglia?).

    Scoiattolo

     

    Antonio, se avessero sezionato la base la avrebbero vista rossa o rosata.

    Io resto sulla mia ipotesi di fecthneri, anche se subappendiculatus era l'altra cosa che avevo esattamente pensato ma scartato per l'aspetto della cuticola.

  6. Siamo in tanti a sapere che appena le temperature diventano miti è il momento di andare a cercare le morchelle, dette anche spugnole. I meno esperti fanno facilmente confusione con specie che appartengono a generi simili ma pur sempre ascomiceti, cioè quel gruppo di funghi, come le morchelle ma anche i tartufi, che producono le spore all’interno di sacchetti allungati chiamati “aschi” (in greco askòs significa “piccolo sacco”). Questi sacchettini hanno un’apertura apicale da cui fuoriescono le spore mature.

    Il corpo fruttifero degli ascomiceti è chiamato “ascoma” ed è diverso da quello dei più comuni basidiomiceti, cioè i funghi a lamelle, i funghi a pori e i gasteromiceti come le vesce. Il corpo fruttifero delle spugnole, per esempio, è interamente cavo e la sua consistenza ricorda la cera: caratteri, questi, che non si riscontrano nei funghi basidiomiceti. Il gambo di questo corpo

    cavo sorregge centralmente un cappello, chiamato “mitra”, che presenta delle sporgenze dette “costolature”. Queste delimitano gli “alveoli”, cioè delle fossette, e l’insieme ricorda un alveare. La distinzione tra le specie di ascomiceti dei generi Morchella, Mitrophora e Verpa, più che attraverso l’osservazione del fungo intero, avviene sezionandolo. Questo consente di vedere l’attaccatura della mitra al gambo, che è necessaria per il riconoscimento.

    Oltre alle sporgenze verticali, che vanno dall’apice all’attaccatura del gambo e che sono dette “costolature primarie”, le mitre delle morchelle e delle mitrofore hanno anche “costolature secondarie”, che altro non sono se non sporgenze orizzontali. Questa struttura a griglia è ben visibile e ordinata nelle spugnole brune, quelle che fanno capo al gruppo della Morchella conica, mentre nelle bionde del gruppo della Morchella esculenta le costolature primarie sono quasi sempre disposte in modo disordinato, così da non consentirci di identificare le secondarie. Nelle morchelle e nelle mitrofore ogni fossetta della mitra, delimitata dalle costolature primarie e secondarie, si chiama “alveolo” e ha la forma di una piccola coppa. All’interno di questa coppetta, detta ”apotecio”, vengono prodotti gli aschi. Mentre in altri ascomiceti, come le pezize, ogni coppetta corrisponde a un singolo ascoma e a un unico apotecio, nella mitra delle morchelle e delle mitrofore vi sono più apoteci. Per questo il fungo viene considerato un complesso di corpi fruttiferi posti gli uni vicino agli altri e tenuti insieme da un tessuto sterile ed elastico che costituisce l’intero fungo. Da sempre molto ricercate per il loro valore in cucina, le morchelle sono tra i funghi più venduti al mondo anche se in Italia si preferiscono i porcini. La presenza di un enorme giro d’affari ha spinto i micologi ad approfondire lo studio di questi funghi. I francesi, per esempio, scoprirono che riescono a crescere sulla sostanza organica in decomposizione, comportandosi da organismi saprofiti, così provarono a coltivare la Morchella conica var. costata utilizzando gli scarti delle lavorazione industriali della frutta.

    Ma le morchelle non sono solo saprofite: possono vivere anche in simbiosi con le latifoglie e le aghifoglie. L’enigma della loro complessità si infittisce e potrebbe essere spiegato dagli

    studi che hanno definito il loro comportamento come “micorrizico facoltativo”: non sempre, per vivere, hanno bisogno di entrare in simbiosi con una pianta! Da tutto ciò emerge chiaramente come lo studio delle morrels, come le chiamano gli americani, è ancora lontano dall’essere concluso e ancora molto c’è da sapere sulle tante, misteriose caratteristiche di questi funghi belli e buoni.

  7. Allora.

    Ci sono diversi cortinari e fra i cortinari vi sono specie mortali.

     

    Il violaceus si distingue per alcune caratteristiche principalmente.

     

    Odore forte di legno di cedro

    Colore violaceo in tutto il carpoforo

    Cappello tomentoso e gambo fibrilloso-zigrinato

     

    In teoria è commestibile ma è piuttosto spugnoso nelle carni oltre che avere un retrogusto quasi "nauseabondo", dolciastro-farinoso (sembra quasi di mangiare una mela di quelle della stagione precedente).

     

    Essendo un bel fungo è meglio lasciarlo dove è.... con tutti i funghi facili da riconoscere questi è meglio lasciarli dove sono, specie se non si è esperti.

     

    N.

     

    p.s.

    Il cetto è un ottimo libro ma oramai alquanto vetusto...

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