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55^ puntata: si riparte .... almeno ci provo


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Un cordiale Buon Anno a tutti gli amici "abbonati" alla Rassegna, ma anche a tutti gli altri Appibbini.

Dopo un lungo periodo particolarmnte pieno di impegni, durato più del previsto, sono riuscito a trovare del tempo per redigere un'altra puntata della Rassegna Micologica.

Sperando di poterne inserire altre, vi faccio notare che ogni post riguarderà una decina di specie, corredate da dati informativi sui singoli ritrovamenti: nome scientifico della specie, autore, data e località di raccolta, altitudine, tipo di bosco, ecc.

A seguire una succinta descrizione della specie fungina proposta, con le annotazioni dei caratteri morfologici ed ecologici e la relativa foto in habitat.

Tutte le specie inserite sono state raccolte nel periodo settembre-dicembre 2010, che è stato un periodo (nella mia zona) abbastanza avaro di funghi.

Sperando che questi post, possano essere utili a quanti vogliono approfondire le conoscenze micologiche, vi auguro buona partecipazione,

Ennio.

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1) Abortiporus biennis (Bull.) Singer: raccolta del 15 ottobre 2010 in bosco misto di Cerro, m. 800 slm, Comune di Castropignano (CB).

Basidiomi di varia forma, flabelliformi, imbutiformi, con un gambo +/- pronunciato, spesso confluenti con altri esemplari, cappello ruvido o pelosetto di colore arancio-bruno, zonato, imenoforo composto da tubuli e pori irregolari a volte formanti dei dentini di colore rosato, arrossanti al tocco, carne fibroso-suberosa, non commestibile.

Ecologia: apparentemente terricolo, ma crescente su residui legnosi interrati o ceppaie in prevalenza di latifoglia.

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2) Agaricus bresadolanus Bohus: ottobre, su viale ghiaioso in parco privato sotto leccio e pino domestico località villa Forano di Appignano (MC), m. 300 slm.

Agaricus di medie dimensioni che predilige ambienti antropizzati, potrebbe essere scambiato per un comune Agaricus campestris, ma qui il cappello è ornato da squamette grigio-brunicce e alla base del gambo sono sempre presenti evidenti ife rizomorfe che a volte, se non si fa attenzione nella raccolta, rimangono nel terreno, carne leggermente imbrunente con odore variabile, da fungino a leggermente iodato, specie leggermente tossica.

Ecologia: come tutti gli Agaricus crescenti in ambienti urbani, il micelio assorbe e concentra le sostanze tossiche presenti nel terreno, perciò doppiamente da escludere ai fini gastronomici.

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3) Agaricus iodosmus Heinemann: ottobre, questa specie di Agaricus sembra voler essere una specie “necrofila” in quanto cresce puntualmente da settembre a novembre nelle aiuole che circondano l’obitorio del nostro ospedale cittadino, ehh!

Fa parte del gruppetto degli Agaricus Xanthodermatei, quindi è tossica, si riconosce per avere un anello che forma un braccialetto ripegato e stretto sul gambo, il cappello e biancastro, spesso ornato da squame brune e con tendenza a screpolarsi in areole, tutto il carpoforo dove toccato o sfregato e alla sezione, assume un viraggio molto veloce sul giallo cromo vivo, odore di tintura di iodio .

Ecologia: su terreno erboso sotto leccio e pino domestico, autunno.

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4) Agaricus xanthodermus Genevier: settembre, castagneto misto cerro in località Colli di San Ginesio (MC) m. 600 slm.

Specie “capostipite” del Gruppo degli Xanthodermatei, Agaricus che si caratterizzano tutti per avere in comune un viraggio al tocco e alla sezione (giallo cromo ) e un cattivo odore iodato o di tintura iodio.

Vale la pena ricordare che odore e viraggio dipendono strettamente dalle condizioni ambientali nel momento della raccolta e quindi possono essere +/- evidenti.

Questa specie è di facile riconoscimento se si ha l’accortezza di stropicciare tra le dita la base del gambo o di sezionare il fungo osservando viraggio e “annusando” l’odore, tutto il carpoforo è “normalmente” bianco nella forma tipica, ma può presentarsi anche con sfumature brune al centro, il gambo ha un vistoso anello persistente e base bulbosa con presenza di radichette, come detto, è specie tossica, non velenosa, ma assolutamente da non consumare (se si vuole evitare un bel mal di pancia) ehh!.

Ecologia: specie essenzialmente saprofita, cresce in ogni tipo di bosco, parchi cittadini, prati incolti, ecc. dall’estate all’autunno inoltrato.

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5) Agrocybe aegerita (Briganti) Fayod: ottobre, su radici seminterrate di pioppo in riva ad un laghetto artificiale, loc. Forano, Comune di Appignano (MC) m. 250 slm.

Credo che ormai tutti i fungaioli con un po’di esperienza conoscano questa comunissima specie lignicola crescente in prevalenza su pioppo sia vivo che morto quasi tutto l’anno ad eccezione di periodi estivi e chiamata un po’ovunque “piopparello, pioppino, ecc.”. Si tratta di una specie che inizialmente si presenta con carpofori piccolini e sempre appressati con il cappello di color marrone scuro che via via espandendosi assume tonalità sempre più chiare fino a biancastre con frequenti areolature dovute al secco. Il gambo è fibroso-legnoso ed è munito di un anello membranaceo bianco che si colora di marrone per il deposito sporale.

Carne bianchissima con netto odore acidulo, ottimo commestibile, ma solo dopo corretta determinazione; approfitto per ricordare che sui pioppi o altre piante, crescono anche specie mortali o velenose.

Ecologia: specie saprofita-parassita; a volte si trovano esemplari cresciuti singolarmente di dimensioni veramente enormi, sfruttando da soli tutte le sostanze nutrienti a disposizione del micelio.

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6) Amanita franchetii (Boudier) Fayod: settembre, Prati di San Liberato, Comune di Sarnano (MC) m. 1300 slm, in radura erbosa vicino ai margini di una faggeta.

Specie poco frequente, può venire scambiata superficialmente con Amanita rubescens o Amanita pantherina, ma se si osservano attentamente i carpofori (soprattutto allo stadio giovanile) si vedrà che questa specie ha le verruche del cappello di colore giallo e il margine non striato, anche l’anello tipicamente a gonnellino, presenta il bordo inferiore giallo e fioccoso.

La volva è bianco-giallastra e dissociata in piccole placchette; specie commestibile ma da sconsigliare per la possibile confusione con la velenosa A. pantherina.

Ecologia: specie simbionte, cresce nei periodi estivi in boschi di castagno, faggio e quercia.

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7) Amanita pantherina (De Candol.: Fr.) Krombholz: settembre, loc. Propezzano, Comune di Montemonaco (AP) m. 800 slm, in castagneto coltivato.

Bellissima specie che si nota per il cappello ornato da verruche bianche, resti del velo generale (come in tutte le Amanita) che contrastano con il marrone del fondo, margine nettamente striato, le verruche sono molto labili e con forte pioggia o vento possono cadere completamente.

Gambo bianco con volva anch’essa bianca, circoncisa e dissociata in diversi anelli disposti su più livelli.

Carne bianca immutabile, sapore mite, ma velenosa; causa una sindrome pantherinica abbastanza grave.

Ecologia: dalla tarda primavera all’autunno, in ogni tipo di bosco, pur essendo specie simbionte, a volte si può reperire anche in prato a diversa distanza dalle piante superiori.

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8)

Amanita phalloides (Vaill.:Fr.) Link: ottobre, castagneto incolto e misto, loc. Altino di Montemonaco (AP), m. 950 slm.

Spesso durante i vari corsi di Micologia, iniziamo l’llustrazione di questa specie dicendo “ questo è un fungo di cui vi potete sbagliare una volta solo” e in effetti tra le Amanita è la più pericolosa, sia per la sua velenosità sia perché a volte si trovano delle fruttificazioni davvero molto numerose e, associato al bell’aspetto dei carpofori, questo spiega come mai ancora oggi, questo fungo faccia diverse vittime ogni stagione micologica.

Occorre memorizzare che le Amanita mortali hanno tutte questi tre caratteri morfologici da ricordare sempre e bene:

1) volva bianca, membranacea e inguainante; ovvero a forma di piccolo sacchetto.

2) lamelle libere, fitte, sottili e bianche.

3) Anello sempre presente almeno negli esemplari giovani, bianco e pendente come un gonnellino.

NB: ci sono anche altre Amanita (non tossiche) che possiedono questi caratteri, ma sapendo che questi sono consimili alle quattro Amanita mortali (phalloides, phalloides forma alba, virosa, verna), prudenza consiglia di non raccogliere funghi con questi caratteri, almeno che non si sia veramente esperti.

Anche questa estate dalle mie parti, sono morte 3 persone che hanno scambiato A phalloides con il Tricholoma sejunctum (tutte avevano tagliato il gambo alla base, eludendo la volva).

Ecologia: estate-autunno, simbionte soprattutto dei boschi caldi di latifoglia ma anche abetaie e pinete.

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9) Armillaria gallica Marxmuller & Romagnesì: novembre, alla base di una ceppaia di cipresso?, su radici interrate nella aiuola di un cortile condominiale in città.

E’ una delle diverse specie di Armillaria (6-8) secondo i vari autori, che crescono in Europa, si distingue dalle altre per avere un cappello a lungo emisferico, di colore bruno ocraceo con il centro più scuro e ornato da fibrille grigio-brunastre caduche, gambo con base leggermente bulbosa, appressato agli altri.

Specie commestibile ma con tutte le note cautele da adottare per le Armillaria e che vi ricordo:

1) Non congelare i funghi da crudi perché trattengono le tossine che sono termolabili, ne raccoglierli dopo forti gelate.

2) Effettuare la bianchitura, ossia immergere per qualche minuto i funghi dentro l’acqua bollente, poi scolarli bene, quindi cuocerli nel modo consueto.

3) Utilizzare solo i cappelli dei giovani esemplari, in quanto i gambi sono fibroso-legnosi.

Ecologia: fungo saprofita ma anche parassita di diverse essenze arboree, crescita autunnale.

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10)Armillaria tabescens (Scopoli) Emeland: ottobre, alla base di una ceppaia tagliata raso terra di cerro, bosco misto di cerro e carpino, Comune di Castropignano (CB), m. 700 slm.

E’ la più comune delle tre specie di Armillaria sprovviste di anello membranoso (eventualmente è presente solo nei primi stadi di crescita una leggera cortina).

Carpofori di piccole-medie dimensioni, cappello con un umbone appiattito, colore beige-brunastro, lamelle leggermente decorrenti, prima biancastre poi carnicine, gambo non molto fibroso (a differenza di A. mellea), appressato a molti altri individui.

La carne tenera, con buon odore fungino e sapore dolciastro ne fanno un ottimo commestibile.

Ecologia: cresce densamente cespitosa su ceppaie, in preferenza di quercus sp. fine state-tardo autunno.

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