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Le piccole cose


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La difficile stagione fungina mi ha permesso di riflettere e di capire sul perché mi piace così tanto stare nei boschi, perché amo certi momenti della stagione più di altri, perché sono uscito tante volte in compagnia, anche se sono fondamentalmente un orso (qualcuno direbbe un cinghiale…, ma loro sono animali socievoli). A me la natura è sempre piaciuta, poco importa che fosse mare o montagna, ma negli ultimi anni ho imparato a viverla in modo diverso, rallentando, osservando con la curiosità di un bambino.

 

Certo non si riesce tutte le volte a stare nel bosco senza contatti con la realtà, staccando il telefono e stando in giro dall’alba al tramonto, non si può fare ogni fine settimana, ma in ogni uscita, riesco a trovare qualcosa che mi fa tornare a casa contento e più ricco dentro.

 

Andare in montagna mi ha insegnato che la natura ha un suo ritmo e quello è il ritmo giusto della vita, non il correre da mattina a sera come facciamo tutti senza apprezzare bene ciò che abbiamo, le persone che ci stanno intorno e la bellezza della natura.

 

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Poi ci sono volte in cui anche nel bosco corro perché voglio fare un bel giro e ho i minuti contati, oppure ho allungato il percorso e sono in ritardo, mi sono goduto un panorama, ho la frenesia fungina… insomma possono succedere tante cose e il bello è anche lasciare che accadano, andare a intuito, non decidere tutto a tavolino, perché le passioni non vanno programmate.

 

Vivo alcune giornate nel bosco in compagnia, altre volte mi piace starmene da solo, altre volte vedo posti (o funghi) che meritano e ci porto un amico, oppure cerco di far vivere la natura a qualche bambino. Alcune volte non si è nello spirito di fare foto, ci sono poi giorni in cui si è particolarmente curiosi o ci si trova in una situazione particolare e si cerca di condividerla.

 

A chi non è mai capitato di fermarsi per bere o per rifiatare e di trovare un fungo?

 

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Di recente mi è capitato per 3 volte di vivere momenti di quelli che ti fanno sentire vivo e a casa, anche senza avere un tetto sulla testa. La prima volta verso fine Ottobre, prendo un giorno di ferie e raggiungo in due ore l’Appennino. Giornata di sole con un vento di tramontana fortissimo e quindi con zero speranze fungine. Faccio il mio giretto salendo in quota per vedere a che punto siamo con l’autunno, ma le foglie sono già andate, almeno in quota…

 

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Scendo di dislivello e vado verso la macchina e mi appare la mia montagna che ogni volta mi colpisce per la sua bellezza e mi chiama per un saluto prima della neve. Sono passate le 13 e devo ancora mangiare, ma decido che con un piccolo sacrificio posso farcela ad arrivare prima del tempo. In queste giornate non conta il dislivello che hai fatto e le ore di cammino (circa 600 metri e 3 ore).

 

 

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Mi metto in macchina, mangiando al volo mentre mi sposto verso la montagna che mi chiama e decido che ce la faccio a fare il giro lungo, quello con una bella salita per arrivare su.

 

Così salgo tra abeti e faggi, saluto tutti i posti più cari e punto verso la cima, nella speranza che cali il vento e di poter fare qualche foto. Il vento è fortissimo a queste quote e so di non avere molto tempo, sia per il freddo (sono abbigliato per la salita, non per stare fermo sudato sotto zero) che per la luce che scenderà sulla giornata da qui a un’ora.

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Una prospettiva diversa della stessa montagna di prima, e poi giù in picchiata, come al solito, senza passare per i sentieri, tagliando per il bosco in qua e in là, usando il GPS personale che in questi posti funziona sempre molto bene, toccando qualche albero per sentirne la vita scorrere lentamente.

 

 

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Torno alla macchina e ho il tempo di immortalare qualche albero con ancora qualche foglia sui rami nonostante il vento, con un insieme di emozioni che mi accompagneranno sulla via del ritorno a casa, ripensando al freddo, al colore del cielo che ho visto, alla bellezza e alla durezza di questi posti, stanco e infreddolito, ma felice.

 

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La natura ti sa sorprendere e mai come quest’anno ho visto funghi del freddo e funghi del caldo crescere assieme, lamponi che provano a maturare a 1200 metri a fine Ottobre, funghi tardivi o in anticipo, animali che cercano riparo dal diluvio sotto un piccolo abete e che ti passano a pochi metri, camminate sotto la pioggia che poi diventa neve con ritrovamenti di dormienti, abeti troppo frettolosi di crescere caduti per il vento. Ho camminato nel buio per un’ora per arrivare in mirtilleta all’alba, mi sono bagnato nella rugiada del mattino in Agosto, ho raccolto lamponi a 1500 metri durante un terremoto e neri all’abete in una stagione avara. Mentre vi racconto tutto, mi scorrono le immagini sotto gli occhi, come in un film che ho avuto la fortuna di vedere in prima fila.

 

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Altre volte ho fatto un giro diverso, ma alcuni posti mi attraggono in maniera inevitabile e i funghi non c’entrano, è pura follia cercarli a queste quote a fine Novembre, ma arrivare fin qui mi fa pensare all’estate, ma anche alla possibilità di calcare questi boschi alla ricerca di funghi fuori dalle solite rotte…

 

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Alla prima neve ho portato i bimbi in gita nei boschi. Uno si lamentava e l’altro era meravigliato da quello che gli occhi vedevano per la prima volta in vita sua (la neve nel bosco). E così il pomeriggio è passato tra impronte di caprioli, di volpi, di cinghiale, di cervo e di cani, non sono un gran docente, ma è bello vedere un bimbo meravigliarsi dell’istinto degli animali nel sapere sempre dove percorrere il sentiero e dove tagliare nel bosco, sapendo sempre o quasi la scelta migliore. L’uomo tende a camminare a centro sentiero, l’animale passa sempre nel punto di minore spessore della neve e percorre poco volentieri il sentiero perché troppo allo scoperto.

 

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I panorami sono incredibili, a forza di andare nei boschi so quando è ora di tornare, ma nonostante tutto ci sono momenti e viste che ti mozzano il fiato e ti fanno sentire una piccola parte di questo mondo, anche se in una posizione di osservatore privilegiato

 

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Un bastone fatto da un amico è per me un compagno di viaggio importante, questo è il secondo della serie, quello non utilizzato perché la cabala vuole che sia quello più lungo ad accompagnarmi a funghi. Anche questo ha avuto il suo battesimo di fuoco, in una giornata di grande curiosità che mi ha fatto scoprire nuovi posti, meno esplorati dalle masse, tanto avevo tutta la giornata di libera uscita… :D

 

A me questo bastone di nocciolo, anche se corto piace molto: devo dire che Carletto quando si impegna è bravo

 

 

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E in momenti come questi è bello, nonostante il freddo, sedersi su un tronco, preparare il pranzo e godersi il contatto con la natura respirando a pieni polmoni e riflettendo sulla fortuna che ho a venire qui a godere di questi momenti.

 

 

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Sarò scemo, ma quel giorno me lo sono proprio goduto, solo nel bosco, con qualche fungo nel cesto, nell’attesa che l’inverno arrivi davvero e ricopra tutto di un manto bianco e conceda il meritato riposo a questi boschi che devono riposare e ritemprarsi perché bisogna che la stagione 2015 sia buona per i funghi e per tutti noi che soffriamo per loro.

 

 

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Chiudo con un momento vissuto con Andrea che mi ha ricordato la nostra prima uscita di circa un anno fa. Volevamo essere i primi a essere sicuri di NON trovare i dormienti e il sorgere del sole ci ha beccato in mezzo al bosco, meravigliandoci.

 

E a me ha ricordato la prima uscita del 2014 sulla neve in cui non abbiamo trovato dormienti: a un certo punto eravamo seduti sotto un albero, appoggiati a due tronchi diversi, a guardare il sole, a godere del primo tepore del giorno, condividendo un pezzo di cioccolata.

 

So che Andrea preferisce le uscite in Padule e nella macchia e un’uscita ai Gigli piuttosto che in queste montagne :D, ma non so che farci, forse è più furbo di me e sono io che sbaglio.

 

 

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