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per me sono cose ovvie..e per voi?


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Consegnato il rapporto sugli ecosistemi commissionato

4 anni fa dall'Onu: "Alle soglie dell'estinzione di massa"

La Fao lancia un nuovo allarme

"Ambiente a rischio bancarotta"

di ANTONIO CIANCIULLO

 

 

ROMA - Viviamo al di là dei nostri mezzi. In molte aree consumiamo ogni giorno più acqua, più minerali, più energia di quanto il pianeta può offrire senza alterare il suo equilibrio. Siamo in bancarotta ecologica e i primi beni cominciano ad essere pignorati: negli ultimi 25 anni abbiamo visto sparire una foresta di mangrovia su tre e una barriera corallina su cinque; due ecosistemi su tre mostrano segni di declino; il 25 per cento dei mammiferi, il 12 per cento degli uccelli e il 32 per cento degli anfibi sono a rischio di estinzione.

E' questo il quadro che emerge dal Millennium Ecosystem Assessment, la valutazione dell'ecosistema del millennio che il segretario dell'Onu Kofi Annan ha voluto nel 2000 e che ieri, dopo quattro anni di lavoro di 1.360 esperti, è stata presentata dalla Fao assieme al Wwf.

 

Secondo il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, "non solo i problemi di oggi, come la scarsità d'acqua, la desertificazione, la riduzione delle foreste e l'uso intensivo del mare per la pesca peggioreranno, ma rischiamo di ipotecare il futuro delle prossime generazioni". Diouf si dichiara comunque ottimista perché "esistono le risorse scientifiche per far fronte alla sfida". Finora però i numeri raccolti nel Millennium Ecosystem Assessment mostrano un costante peggioramento della situazione.

 

Dal punto di vista della ricchezza delle specie il rapporto registra la vicinanza del punto di rottura: "Siamo alle soglie di un'estinzione di massa". E il bilancio si rivela critico nell'analisi di ognuno degli ecosistemi che ci permettono di sopravvivere. La Fao, l'organizzazione nata per combattere la fame, ricorda che ormai quasi un quarto della superficie del pianeta è coltivato. Abbiamo occupato uno spazio enorme senza risolvere i problemi di base. Anzi la disponibilità di acqua, suolo, cibo rischia di declinare.

 

Dal 1960 a oggi è raddoppiato il prelievo d'acqua: sorgenti, fiumi, laghi sono stati riempiti di idrovore e tubi. Oggi c'è molta più acqua bloccata nelle dighe di quella che scorre liberamente nei fiumi e gli esseri umani utilizzano fra il 40 e il 50 per cento delle acque correnti accessibili alla maggior parte della popolazione. Eppure non basta ancora: in zone come il Medio Oriente ed il Nord Africa si usa il 120 per cento dell'acqua disponibile, cioè si ruba quella delle falde acquifere che non riescono a ricaricarsi.

 

Anche il suolo viene occupato a una velocità impressionante: dal 1945 a oggi si sono convertite ad uso agricolo più foreste, savane e praterie di quanto non sia avvenuto nei due secoli precedenti. E, nonostante ciò, i risultati dal punto di vista della capacità di produrre cibo sono solo apparentemente soddisfacenti perché l'incasso è basato sull'indebitamento. Tra il 1960 e il 2000 la produzione alimentare totale è cresciuta di circa due volte e mezzo mentre la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da 3 miliardi a 6 miliardi, ma ormai un quarto delle riserve marine di pesce è sovrasfruttato e in alcune aree gli stock ittici si sono ridotti a un decimo rispetto alla situazione che esisteva prima della pesca industriale.

 

Malgrado la crescita della produzione alimentare, si stima che 856 milioni di persone abbiano sofferto di denutrizione nel periodo 2000-2002. Inoltre la produzione alimentare pro capite dell'Africa sub sahariana è diminuita. E a livello globale circa 1,1 miliardi di persone non hanno ancora accesso a un buon approvvigionamento idrico e più di 2,6 miliardi non hanno accesso a sistemi di sanità accettabili.

Di qui le conclusioni del rapporto: "La protezione delle risorse ambientali non può più essere considerata come un accessorio extra, da affrontare solo dopo che interessi più pressanti, come la creazione della ricchezza o la sicurezza nazionale, siano stati risolti. L'attività umana pone una tale pressione sulle funzioni naturali della Terra che la capacità degli ecosistemi del pianeta di sostenere le generazioni future non può più essere data per scontata".

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A parte i capelli dritti sulla testa hai ragione, sono cose ovvie. Però secondo me, purtroppo, il motivo primo causa di tutto questo è soprattutto uno: la crescita insostenibile della popolazione. Questo presupposto contiene anche la spiegazione di molte manifestazioni aberranti della società contemporanea:

1) La popolazione è mercato. Più gente c'è, più prodotti si vendono, più servizi sono richiesti, più voti (dove si vota) vanno ai politici, più cospiqui sono i bacini della "clientela".

2) La popolazione è forza-lavoro: più è disagiata la condizione in cui vive e più è conveniente l'utilizzo della mano d'opera per chi gestisce la produzione. Il problema dell'espansione dei mercati orientali, che ora terrorizza i paesi dell'occidente, è un fenomeno inevitabile. Indiani, Cinesi ecc. sono da millenni abituati a lavorare in condizioni di semischiavitù. L'unica difesa è quella che sentii pochi mesi fa da parte di un politico, non ricordo chi e nemmeno di che parte, che scherzando disse che per equilibrare i mercati non si doveva limitare l'importazione di prodotti orientali ma incentivare l'esportazione di sindacati occidentali. Credeva di essere spiritoso, e invece diceva la verità (ovviamente nel senso che il riequilibrio dei mercati sarà possibile solo quando la produzione avrà costi simili in ogni parte, e poiché è improponibile auspicare la diminuzione del livello di vita del lavoratore occidentale, non c'è altra scelta che auspicare che al più presto si uniformino le masse più sfruttate del pianeta. Ma quanti sono a volerlo davvero?

3) Abbiamo solo un sistema per opporci alla sovrappopolazione, ed è il controllo delle nascite. Questa ipotesi provoca autentico terrore nella stragrande maggioranza di politici, di ogni tipo: dittatori, che nella consistenza della popolazione vedono forza, amministratori più o meno democratici, che nel numero vedono voti, gestori del mercato, che nel numero vedono potenziali acquirenti, e per tutti la cosa più temuta: limitare le nascite (o l'accesso di lavoratori dall'estero, che è lo stesso) vorrebbe dire inevitabilmente diminuire la percentuale di popolazione attiva a favore di fasce in età da assistenza e comunque non più produttive e scarsamente propense al consumo. La conseguenza sarebbe una proporzionale crescita dell'assistenzialità, con i conseguenti inevitabili sacrifici.

Io non so se condividete questa analisi confusa e sommaria, ma se è così c'è poco da essere ottimisti: affrontare con coerenza la situazione di crisi richiederebbe una presa di coscienza ed una predisposizione a decisioni faticose e impopolari di cui credo non capace la maggior parte dei "potenti".

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Io non penso sia un problema di sovrappopolazione.

Certo, siamo molti, ma il fatto è che usiamo male le risorse della terra, senza preoccuparci del loro rinnovamento.

Ad esempio, se dopo aver tagliato gli alberi ci si preoccupasse di piantarne di nuovi, non ci sarebbe il problema della deforestazione.

Invece si distrugge senza tener conto dell'equilibrio che così si va ad intaccare.

 

Una volta l'umanità era più rispettosa dell'ambiente.

Ma da qualche decennio a questa parte si consuma come se dopo di noi non dovesse più esserci nessuno, in nome del dio profitto.

Si guadagna di più a distruggere senza ricreare, a sfruttare senza pensare alle conseguenze e senza precauzioni.

Così costa meno. Ma così si distrugge la terra. Il nostro futuro.

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Alcune considerazioni: piantare alberi dopo averne tagliati va bene per una piantagione di pioppi o conifere appunto destinata a tale scopo, ma le foreste primarie esprimono un patrimonio di biodiversità non riproducibile...basta pensare alle milioni di specie non ancora conosciute.

 

La sovrappopolazione è un problema, sono leggi ovvie e se vogliamo scomodare Lovelock o altri, noi non siamo più una delle componenti del pianeta ma stiamo diventando una malattia del pianeta, che quindi o muore o guarisce..... :D

quando le popolazioni di qualsiasi specie animale diventano eccessive vanno inesorabilmente incontro ad autoregolamentazione, non a caso tutti i medici si aspettano da un momento all'altro una pandemia mondiale con cifre spaventose di morti.

 

Vivere in armonia con le risorse è possibile, basta un pò di intelligenza. Già modificando alcuni comportamenti individuali possiamo fare la differenza, consumando intelligentemente e non sprecando....

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