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Ghertele


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Cia Marco, l'hai evocato...Mario Rigoni Stern, il nostro autore di montagna (anche se è un pò riduttiva come classificazione) migliore... :friends:

 

Ed hai evocato alcune località da lui descritte in più occasioni (forse la più commovente è quella in cui racconta dell'Osteria del Termine, posta sul confine di allora fra Italia ed Austria, prima della Grande Guerra)...valgono più quelle poche pagine che tante tirate sul pacifismo e sulla pace...

 

Ho ascoltato un'intervista di Fabio Fazio a Rigoni Stern...Mario parla con la stessa semplicità e la stessa profondità con cui scrive...

 

Quando quest'estate siamo passati da quei luoghi per andare all'appuntamento con gli altri del Raduno Alpino, ci siamo fermati all'Osteria del Termine...

 

Spero che ti faccia piacere, Marco, se inserisco innanzitutto una sua immagine da fuori...

 

caro Giorgio, ancora una volta un sentire comune ... e poi ....

 

 

 

il Raduno Alpino!!! ad Asiago! bravo!!!!

 

io ho rinunciato all'utlimo momento perchè avevamo organizzato in moto ed il tempo come ricorderai non era dei migliori

 

un :clapping: Alpino dal Ten. Marco Montanari (123° AUC SMALP Aosta)

 

:clapping: Marco

 

p.s. grazie per aver mostrato l'interno dell'osteria; i miei ricordi sono solo nella memoria ..

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Ciao Marco,

 

proprio in questi giorni volevo fare un giretto in quelle zone li.

sono le " mie" zone da funghi.

anche se io vado un po' più avanti, proprio nel bosco davanti all'"osteria del Termine".

 

Se per caso ci tornerai, fammi un fischio , che facciamo una passeggiata nei dintorni.

 

Grazie,

mi mancavano in questi giorni immagini di certi posti a me cari

 

:clapping: Ciao

Guido

 

E non sono solo le tue......

 

:clapping:

Remigio

post-172-1168725483.jpg

Modificato da Remi
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...valgono più quelle poche pagine che tante tirate sul pacifismo e sulla pace...

 

Dal "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern, edizioni Einaudi (siamo nel febbraio 1943 durante la tragica ritirata di Russia durante la quale decine di migliaia di alpini e altri soldati italiani persero la vita in condizioni incredibili):

 

Compresi gli uomini del Tenente Danda saremo in tutto una ventina. Che facciamo qui da soli? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare. Attraverso uno steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi ci tengono d'occhio. Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.

Vi sone dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. "Mnié khocestia iestj" dico (datemi da mangiare). Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. "Spaziba" dico quando ho finito. E la donna prende dalle mia mani il piatto vuoto. "Pasausta" mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. ...

... Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, nè alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice: anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato gli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finchè saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere.

 

questa pagina, la cui bellezza a altezza si commentano da sè, è stata anche ripresa da Marco Paolini nel suo bellissimo spettacolo teatrale "il sergente" ed anche dallo stesso Paolini nel CD "sputi" inciso assieme ai "mercanti di liquore" all'interno del brano "soldatino canta canta".

 

Vi segnalo da ultimo la bellissima intervista realizzata dallo stesso Paolini a Mario Rigoni Stern che è stata oggetto di realizzazione di un film di Carlo Mazzacurati per la serie "ritratti" (VHS e credo anche CD editi a cura delle "edizioni biblioteca dell'immagine").

 

Personalmente il solo sapere che ci sono persone così mi fa sentire bene .....

 

:clapping: Marco

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Compresi gli uomini del Tenente Danda saremo in tutto una ventina. Che facciamo qui da soli? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare. Attraverso uno steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi ci tengono d'occhio. Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.

Vi sone dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. "Mnié khocestia iestj" dico (datemi da mangiare). Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. "Spaziba" dico quando ho finito. E la donna prende dalle mia mani il piatto vuoto. "Pasausta" mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. ...

... Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, nè alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice: anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato gli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finchè saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere.

 

Queste parole, queste splendide sensazioni, questa armonia merita di essere quotata.....grazie Marco, "Spaziba" e "Pasausta" non necessitano di essere tradotte, nella loro genuinità e semplicità ci riappacificano con il mondo....dovrebbero essere lette dai vari guerrafondai di turno, chissà!!!

 

:clapping: :clapping:

salvo

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come non condividere pienamente le tue parole,

i tuoi pensieri e sentimenti che si traducono

anche in emozioni visive

caro Marco.

 

 

....forse dovremmo ricordarci

che se vogliamo essere uomini di pace,

come diceva sempre Mario Rigoni S.,

non sempre è il fucile che dobbiamo portarci in spalla.

 

 

 

con stima e affetto

 

mario

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Vebbeh che sei ciucchino, ma proprio cosi non lo credevo, sono mesi che spiego il mio nick :biggrin: :wink:

 

'spette 'spetta... mi sono persa qualcosa? anch'io l'ho capito solo ora ... :clapping:

 

Quando l'hai spiegato? dove? come? a chi? :ambu: :drinks:

 

X Marco: bellissime queste foto, adoro la montagna d'estate! Ho dei ricordi bellissimi dell'estate 2005 in val Gardena, Val di Fassa, val di Fiemme (dove ho anche conosciuto Michele66 :biggrin: )

 

Grazie! :biggrin:

Modificato da raffaela
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'spette 'spetta... mi sono persa qualcosa? anch'io l'ho capito solo ora ... :clapping:

 

Quando l'hai spiegato? dove? come? a chi? :biggrin: :biggrin:

 

 

Ciao Raffaela,

 

Beh già dal mio primo post, dove mi sono presentato.....

 

e poi qui

 

http://www.apasseggionelbosco.it/forum/ind...st&p=216265

 

e poi in altri post che adesso non ricordo :biggrin:

 

:drinks: Ciao

 

Guido

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Caro Marco, sai sempre unire il lato semplice delle cose con quello più profondo ed interiore!

 

Mi ha fatto un gran piacere leggere quest post in questo momento, visto che sto leggendo l'ultima fatica del grande scrittore Mario Rigoni Stern intitolata "Stagioni" e la cui presentazione ho visto a "Che tempo che Fa".

Sono racconti del percorso di una vita, che scorrono leggeri, ma che mi hanno lasciato sensazioni profonde e

un po' di malinconia.

Consiglio gli amici del forum amanti la montagna di leggere questo piccolo libricino di 139 pagine (anche se ho letto solo i capitoli Inverno e Primavera)

 

:clapping: Un saluto a tutti

 

Giampiero

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  • 4 settimane dopo...

Dopo aver letto e riletto questa discussione, ho letto il libro di Rigoni Stern " il sergente nella neve".

L'ho praticamente divorato. Arrivato al passaggio citato da Marco....

 

Compresi gli uomini del Tenente Danda saremo in tutto una ventina. Che facciamo qui da soli? Non abbiamo quasi più munizioni. Abbiamo perso il collegamento con il capitano. Non abbiamo ordini. Se avessimo almeno munizioni! Ma sento anche che ho fame, e il sole sta per tramontare. Attraverso uno steccato e una pallottola mi sibila vicino. I russi ci tengono d'occhio. Corro e busso alla porta di un'isba. Entro.

Vi sone dei soldati russi, là. Dei prigionieri? No. Sono armati. Con la stella rossa sul berretto! Io ho in mano il fucile. Li guardo impietrito. Essi stanno mangiando attorno alla tavola. Prendono il cibo con il cucchiaio di legno da una zuppiera comune. E mi guardano con i cucchiai sospesi a mezz'aria. "Mnié khocestia iestj" dico (datemi da mangiare). Vi sono anche delle donne. Una prende un piatto, lo riempie di latte e miglio, con un mestolo, dalla zuppiera di tutti, e me lo porge. Io faccio un passo avanti, mi metto il fucile in spalla e mangio. Il tempo non esiste più. I soldati russi mi guardano. Le donne mi guardano. I bambini mi guardano. Nessuno fiata. C'è solo il rumore del mio cucchiaio nel piatto. E d'ogni mia boccata. "Spaziba" dico quando ho finito. E la donna prende dalle mia mani il piatto vuoto. "Pasausta" mi risponde con semplicità. I soldati russi mi guardano uscire senza che si siano mossi. ...

... Così è successo questo fatto. Ora non lo trovo affatto strano, a pensarvi, ma naturale di quella naturalezza che una volta dev'esserci stata tra gli uomini. Dopo la prima sorpresa tutti i miei gesti furono naturali, non sentivo nessun timore, nè alcun desiderio di difendermi o di offendere. Era una cosa molto semplice: anche i russi erano come me, lo sentivo. In quell'isba si era creata tra me e i soldati russi, e le donne e i bambini un'armonia che non era un armistizio. Era qualcosa di molto di più del rispetto che gli animali della foresta hanno l'uno per l'altro. Una volta tanto le circostanze avevano portato gli uomini a saper restare uomini. Chissà dove saranno ora quei soldati, quelle donne, quei bambini. Io spero che la guerra li abbia risparmiati tutti. Finchè saremo vivi ci ricorderemo, tutti quanti eravamo, come ci siamo comportati. I bambini specialmente. Se questo è successo una volta potrà tornare a succedere. Potrà succedere, voglio dire, a innumerevoli altri uomini e diventare un costume, un modo di vivere.

.... ho rallentato la velocità della lettura, l'ho letto e riletto questo passaggio. trovo sia un momento di altissima umanità.Ed è meraviglioso il modo in cui Rigoni Stern descrive queste sensazioni, con una semplicità e una profondità che tocca il cuore.

Che altro dire, il libro l'ho letto, di emozioni e sensazioni leggendelo ne ho provate parecchie differenti tra loro.Dallo stupore, all'ansia, dalla gioia per un fiasco di vino e la pasta, alla paura di non tornar piu a casa.

 

ghe rivarem a baita

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caro Guido,

 

sono felice di averti stimolato a leggere Rigoni; se ti è piaciuto il sergente nella neve secondo me devi leggere anche il resto e, se ho ben intuito il Tuo Sentire, vedrai che non ti pentirai.

 

Ti faccio anche una propsta (estendibile ad altri amici): troviamoci all'osteria del termine a parlare di questo e di altre cose, magari dopo aver girovagato un pò sulla neve ...

 

:crigon_04: Marco

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In effetti, dopo aver letto il sergente nella neve ho cercato in biblioteca "quota albania" , perchè anche mio nonno è stato in albania, ma purtroppo in biblioteca non c'è, o meglio c'è solo che è fuori.

Quindi nell'attesa ho preso in prestito, Centomila gavette di ghiaccio.

 

Ti faccio anche una propsta (estendibile ad altri amici): troviamoci all'osteria del termine a parlare di questo e di altre cose, magari dopo aver girovagato un pò sulla neve ...

 

E' una proposta molto bella Marco, ma temo che l' osteria del Termine, in inverno, non sia aperta. A meno che non abbiano cambiato il modo di gestirla in questi ultimi due tre anni.

 

Comunque sarebbe bellissimo etnrare nel locale e trovarci Mario Rigoni Stern...

Una volta mi capitò, dopo una passeggiata con amici ed ero all'osteria del Termine a pranzare che entrò...io subito non lo riconobbi, anche perchè per mia colpa non sapevo bene chi fosse, lo avevo solo sentito nominare,si sedette con noi, si fece portare un bicchiere vuoto, si versò del vino dalla nostra caraffa e scambiò con noi due parole.

Magari se lo contattassimo in qualche maniera, si potrebbe ricreare un occasione cosi.

 

 

:crigon_04: Ciao

 

Guido

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